16 Settembre 2011

Revenge – Misteri, vendette e una cagna maledetta di Marco Villa

La serie (non proprio) giusta al momento (decisamente) sbagliato

Copertina, Pilot

Va bene che fa ancora un caldo disumano, quando invece dovremmo essere in giro col maglioncino leggero. Però qualcosa non torna. Perché abbiamo passato tre mesi ad attendere il cacatone estivo del 2011, quello capace di farti aspettare ogni settimana il nuovo episodio, pur sapendo che sarebbe stato un fallimento clamoroso. E invece no, nessuna serie a prendere il posto viscido e forse anche maleodorante che l’anno scorso fu di Happy Town e Persons Unknown.

Poi, all’improvviso, mentre tutti siamo già proiettati verso le serie nuove e belle, ecco comparire Revenge. A dire il vero la comparsa ufficiale è fissata per il 21 settembre, ma già sapete come trovarla, anche se i sottotitoli ancora latitano. Revenge racconta le vicende di Emily Thorne, giovane donna in cerca di tremenda vendetta dopo che una crudele macchinazione l’ha privata del padre. Il lancio parla di una serie ispirata al Conte di Montecristo, quindi c’è da aspettarsi una sequela di rivalse nei confronti di spietati cattivoni che le hanno rovinato la vita.

Dal pilot appare però evidente che qualcosa non funziona. Tutto, infatti, fa pensare alla tipica serie estiva: l’ambientazione che coincide con l’inizio della bella stagione, lo sviluppo basato su una serie di eliminazioni più o meno a sorpresa. Per dire, Revenge risponde a quattro dei cinque requisiti previsti dalla Scala di Harper, fondamentale strumento di analisi messo a punto da Serial Minds basandosi sul più grande esponente delle serie estive idiote, ovvero Harper’s Island.

A quel genere appartiene anche una scrittura non certo raffinata, per non dire tagliata con l’accetta. Si parte con un flash forward a effetto e poi si procede lungo una linea molto semplice: c’è la più classica delle fotografie di gruppo, da cui la protagonista depennerà con una X uno a uno le persone immortalate, in quanto responsabili delle sciagure della sua vita. Aggiungete poi l’elemento attore cane, individuabile in questo caso con la tanto bellina ma tanto cagna maledetta Emily Vancamp (Everwood e Brothers and Sisters), capace solo di una performance attoriale. Ovvero: visino innocente che parla con personaggio a caso, seguito da accigliamento dell’espressione e mutamento in visino con occhio malefico, non appena il suddetto personaggio a caso si volta da un’altra parte.

L’ambientazione, poi, è un grande classico: quartiere straricco (gli Hamptons) in cui la giovane si trasferisce a inizio puntata, con tutto il portato che questo setting si trascina dietro, ovvero segreti di famiglia e opulenza a strafottere, come nella migliore delle Wisteria Lane possibili.

Interessante? Certo, tutta la situazione che sta dietro Revenge non è niente male. Peccato che dal pilot l’impressione è che il telefilm sia stato affrontato e sviluppato in modo sciatto, a cominciare dagli insostenibili voice over della protagonista. Non c’è mai un attimo di tensione e fin da subito appare evidente che la principale antagonista sia ben più interessante della protagonista e che presto finiremo per fare il tifo per lei. Come le brutte serie estive, rischia di creare dipendenza, ma va detto che quegli stessi telefilm riscuotono attenzione perché arrivano in un momento di stanca, in cui le novità interessanti latitano. È evidente che non è questo il momento. Da ribadire, quindi: due mesi fa, forse. Adesso, no.

Previsioni per il futuro: un mistero che si dipanerà pian piano, mentre ogni puntata vedrà uscire di scena un personaggio

Perché seguirlo: perché le storie alla Dieci piccoli indiani vi fanno sempre sussultare

Perché mollarlo: perché è scritto piuttosto male e la VanCamp è insopportabile



CORRELATI