25 Agosto 2011 5 commenti

The Lying Game – Dall’autrice di Pretty Little Liars di Marco Villa

L’armageddon delle serie di merda

Copertina, Orrori, Pilot

The Lying Game non è una brutta serie. The Lying Game è LA brutta serie. È l’apoteosi della prevedibilità, è l’Olimpo del cliché, è il Monte Everest dell’incapacità autoriale. The Lying Game è l’Armageddon delle serie di merda.

Attenzione, però, non è la serie più brutta di quest’anno: State of Georgia regna ancora incontrastata, non vi preoccupate. Qui si parla di altro. Aspetto in comune tra le due è piuttosto la messa in onda su ABC Family, ormai garanzia di abominio.

Di cosa parla The Lying Game? Di una storia classica, che fa venire in mente un film visto e rivisto da bambini o – volendo fare gli intellettuali, un libro di Mark Twain: Il principe e il povero. Due ragazze scoprono di essere gemelle e si scambiano di ruolo. I motivi per cui lo fanno contano meno di zero, quello che importa è il fatto che si scambino. Anzi, evito di spiegarvi io la faccenda e vi faccio vedere un paio di minuti che mostrano tutto.

Ecco, una serie che inizia così voi avreste il coraggio di continuare a guardarla? In tre minuti c’è un tale spiattellamento di informazioni da far impallidire anche il più inquisitore dei marescialli dei Carabinieri. Veramente, ogni battuta è pensata solo ed esclusivamente per dare informazioni e per farlo nel modo più evidente e piatto possibile. Non c’è nessuna costruzione del dialogo, nessun tentativo di mascherare la cosa. No, tutto diritto in faccia, così i telespettatori capiscono subito. Grazie mille, eh.

Ovviamente le due gemelle sono agli estremi, un po’ come le tizie scambiate alla nascita di Switched at Birth, altro titolone imperdibile di questa pazza pazza estate di ABC Family. Una è povera, in affidamento e vive nel disaggio, l’altra è stata adottata da una famiglia sfondata di soldi e fa la Paris Hilton a vanvera. Si scambiano perché, secondo la ricca, la storia dei loro veri genitori nasconde dei misteri e lei deve andare a Los Angeles a indagare. Così, roba che neanche zio Paperone quando prelevava Paperino e i nipotini per trascinarli in qualche avventura del cazzo su Topolino. Lei prende e va. Via. Ovviamente questa sottotrama mistery verrà ignorata per quaranta minuti, per poi ritornare nel finale con tanto di occhi sgranati e cliffhanger che neanche Lost. Altrettanto ovviamente, nel pilot la gentilezza della sorella povera mette a posto tante situazioni difficili della sorella ricca, perché in fondo è sufficiente un po’ di buon cuore per vivere con serenità. Ma taci, imbecille di un autore.

Perché, allora, è diverso da State of Georgia? Perché questo è perlomeno conscio dell’epoca in cui viviamo. È scritto male, da cani, ma mostra dei prototipi/stereotipi di giovane che sono in linea con un intero universo narrativo cinematografico e televisivo. The Lying Game, non a caso, è tratto dai libri della stessa autrice che ha ispirato Pretty Little Liars. Si parla di ragazze beote e di giovani idioti, ma si prova almeno a far usar loro un iPad e li si fotografa con luci che non appartengono alla paleotv. Ma non pensiate che stia cercando in qualche modo di salvare la faccenda. The Lying Game fa schifo, punto. Io ci ho perso tre quarti d’ora di visione. Voi che siete ancora in tempo, salvatevi.

Previsioni sul futuro: tante ma tante situazioni davvero complicate per la poverella catapultata nel mondo dei ricchi. Ah, com’è difficile crescere.

Perché seguirlo: perché per voi anche La signora in giallo ha trame troppo complesse

Perché mollarlo: perché dovete ancora finire di contare i fili d’erba al parco. Ed è un’occupazione senza dubbio più stimolante.



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