‘A Verzione de Tina – Pecché ce sta solo un capitano! Totti gol! di Vale'n'Tina
I Cesaroni e Boris come documentario antropologico su Rrroma
Chi mi conosce lo sa: basta una lieve coloritura romana nella parlata per sfarmi svenire in estasi tra le braccia del mio interlocutore.
Da qui, la più che giusta venerazione per Boris nonchè la mia malsana fissazione per i Cesaroni; fissazione alimentata durante il soggiorno transoceanico da F. (una delle due protagoniste della vicenda dei big rats), attualmente editor della suddetta family.
Così, di ritorno in quel di Milano, mi si pianta tra le costole una nostalgia di Roma pazzesca. E qui il fato ci mette lo zampino: mentre mi contorco dolorante invocando il nome del mio amato futuro sposo Claudio Amendola (VIETATO ALZARE LE SOPRACCIGLIA E/O COMMENTARE), ricevo una telefonata che sancisce il mio futuro e definitivo trasferimento in quel della capitale.
Ebbene sì, pure io faccio allelujia allelujia parte della generazione “ti dice bene che ti do il rimborso spese di 500 euro. E mò zitto e porta i caffè”! Olè!
Così salto su un Ryanair (ovviamente sforando la quantità massima di chili consentita e lanciando quindi addosso al mio povero accompagnatore asciugamani, mutande e lenzuola nel tentativo di alleggerire la valigia in un aeroporto basito dalla scena) e mi reco appunto in quel di Roma per cercar casa.
Daje tutta! Io, che A MEMORIA cito Boris, io, che A MEMORIA cito Verdone e Sordi, vuoi vedè come m’accolgono questi!! Sarò una de casa!
Sì, come no.
Oggi volevo condividere con voi alcune rapsodiche scene occorsemi negli ultimi giorni, quale emblema degli inconvenienti nei quali un milanese incorre nel rapporto con l’autoctono romano.
Innanzitutto, andatevi a rivedere le prime due puntate della terza serie di Boris; lì è chiaramente esplicitato come il milanese venga percepito dal romano come una strana creatura dedita all’efficienza, al lusso e al lavoro. A Milano non si fanno le cose alla cazzo di cane, alla buona. A Milano si mette l’orologio 4 minuti avanti. A Milano non si cammina, si pattina.
Ma io di tutto questo me ne son sempre fregata, perché pensavo di essere romana nel cuore; e invece:
ESTERNO, TRASTEVERE, RISTORANTE “DA TEO” (la miglior carbonara di Roma, ndr) – NOTTE
Il cameriere fa accomodare la sottoscritta e un’amica all’interno del ristorante.
VALENTINA
Scusi, ma fuori non possiamo stare?
CAMERIERE
(evidentemente infastidito)
Aò, milanese, m’hai già rotto. Poi chevvoi, pure er risotto?
INTERNO, ROMA CENTRO, UN BAR – GIORNO
VALENTINA
Ehm…buongiorno, salve…ehm…potrei avere la brioche alla crema?
CAMERIERE
Chevvoi te?
VALENTINA
Ehm sì dicevo… la brioche alla crema
CAMERIERE
La briochina? Bella milanesina che vvvoi la briochina! A BBBBBOMBA A CREMA se chiama arroma!
INTERNO, ROMA CENTRO, UN AUTOBUS
Non sapendo dove scendere chiedo delucidazioni all’autista. Finalmente giungiamo alla mia fermata.
VALENTINA
Ehm… è questa, vero? Scendo qui?
CONDUCENTE
Nun so, dimme te, che voi aspettà de scenne in paradiso?
IL GIORNO SEGUENTE, SULLO STESSO AUTOBUS
TURISTA SPAGNOLO
Tengo che comprar los tichet
CONDUCENTE
(rivolto a me)
Aò, che sarebbe secondo te sto “stichet”?
TURISTA SPAGNOLO
Los tichet para magnana
CONDUCENTE
Cheddisce? Devi annà alla magliana?
Tutto ciò per dire che da oggi vi scrivo da una diversa città. E che se passate da qui, fate un fischio che ci vediamo.
Se sopravvivo.