Teen Wolf di Andrea Palla
Licantropi adolescenti… gnam gnam!
Chiunque di voi sia nato e cresciuto negli anni ’80 e abbia seguito un minimo della televisione di quel periodo non potrà certo non ricordare il prepotente mito del giovane Michael J. Fox, che in quegli anni sfoderò una serie ininterrotta di commedie di successo, spesso e volentieri a carattere fantascientifico o mitologico, riproposte più e più volte sulla tv generalista. Tra queste forse ricorderete Voglia di vincere (Teen Wolf), storia del giovane Scott (nel doppiaggio italiano chiamato Marty, per cavalcare il successo di Ritorno al futuro), liceale sfigatello e imbranato che improvvisamente si riscopre lupo mannaro, con conseguenze positive sulla propria autostima e sulla propria popolarità scolastica. Il tema della pellicola, che giocava sui cliché della comicità scanzonata di quel decennio mescolata a una banale sottotrama fantasy decisamente poco paurosa e molto kitsch (in fondo erano gli anni ’80, quelli di John Landis e delle mutandine di pizzo rosa), si basava sugli elementi tipici delle pellicole adolescenziali e mirava in maniera sgangherata ad introdurre il tema della diversità e dell’accettazione, con l’ironia tipica dei filmetti di serie B.
Potremmo dire che gli anni ’80 siano, in fondo, come il maiale: non si butta via niente. Ed ecco allora che MTV, da alcuni anni impegnata in alcune autoproduzioni seriali dedicate agli adolescenti, ha risfoderato la citata pellicola per girarne un adattamento telefilmico, aggiustando qua e là i vari tasselli per creare un prodotto più adatto ai costumi moderni.
In Teen Wolf ritroviamo uno Scott, giovane studente che cerca di barcamenarsi nella dura lotta quotidiana per la sopravvivenza in un liceo della provincia americana. Il nostro Scott non gioca a basket come nel film originale, ma a un ben più trendy Lacrosse, sport abbastanza impopolare in Italia ma sufficientemente seguito oltreoceano. Passa le giornate col suo amico Stiles, ipereccitato nerd figlio dello sceriffo che un giorno lo convince a recarsi con lui nel bosco alla ricerca del corpo sventrato di una ragazza vittima di un misterioso omicidio.
Se da un lato gli elementi del film con Michael J. Fox vengono interamente riproposti, dall’altro si avverte una necessaria differenziazione con il prodotto da cui Teen Wolf trae origine, in perfetta linea con quella che amiamo definire “sindrome di Twilight“. Tanto per cominciare i nostri liceali sono tutti bellocci e fisicati, perfette icone per ragazzine ormonate in cerca di nuovi miti con cui tappezzare la parete della propria stanza. Il protagonista, interpretato da Tyler Posey, cessa di essere uno sfigato fin dalle primissime battute, possedendo un fisico ed una faccia che non gli consentono di mantenere a lungo tale ruolo. Accanto a lui ruotano le macchiette tipiche del genere: il figo della scuola, la gnocca con la sua cricca di zoccolette ricche, le madri milfone che sono in pratica coetanee dei propri figli. Sostanzialmente nulla di quei bei personaggi dai maglioni improponibili che affollavano i filmetti da drive-in degli anni ’80. Anche la matrice comedy dell’originale perde valore nei confronti di tinte più horror, manifestate da una fotografia scura, con numerose scene girate nei boschi, di notte.
Rimangono invece quelle contrapposizioni semplici che vorrebbero, in maniera banale, parlare di accettazione: il bello popolare contro il normale sfigato, il tosto muscoloso contro l’intelligente gracilino, la gnocca stupida contro la genuina furbacchiona. Troppo poco per darci lezioni di vita? Forse, ma resta il fatto che il pilot di Teen Wolf si fa seguire e diverte, remixando gli elementi tipici già visti in miliardi di altri serial ed introducendo la componente soprannaturale, pescando questa volta non dagli iper-inflazionati vampiri, quanto dai loro nemici per antonomasia: i lupi.
E se è vero che le pulzelle degli anni 2000 già si struggono per decidere se sia meglio un vampiro traslucente oppure un lupo anabolizzato, sarebbe bello vedere analoga lotta tra serial: è più ormonante un Vampire Diaries o piuttosto un Teen Wolf?
Di certo ringraziamo Dio che gli effetti speciali del film del 1985 siano stati largamente migliorati, e non siamo dunque costretti a sorbirci un nuovo Scott pieno di peli e con la maschera da scimmia. Siamo di poco sopra alle evoluzioni da ginnastica ritmica di Buffy l’ammazzavampiri, ma pur sempre a livelli accettabili per un prodotto televisivo destinato a un pubblico di scarse pretese. L’importante, in fondo, è vedere pettorali a gogò, e in Teen Wolf le scene senza maglietta si sprecano.
Nulla di trascendentale, ma pur sempre una serie divertente in cui giocheranno diversi piani, quelli della sopravvivenza nell’atroce e discriminante sistema scolastico, e quelli zoologici della scoperta di come fare pipì contro un albero con la gamba sollevata.
Previsioni sul futuro: Scott dovrà mantenere segreta la sua identità mannara, tentando al tempo stesso la scalata alla popolarità in virtù delle sue nuove capacità fisiche.
Perché seguirlo: perché i lupi son fottutamente più cool dei vampiri.
Perché mollarlo: perché è la solita vecchia storia dei teen drama, con i cliché tipici del genere.