1 Giugno 2011

Mike & Molly – Finale di stagione di Diego Castelli

Prima stagione carina e bellina per i nostri panzerottoni preferiti

Copertina, On Air

 

A volte è piacevole poter fare un elogio del “livello medio”. Dando per scontato che le serie obbrobriose vanno evitate (bella forza, direte voi…), anche seguire i capolavori non è semplice: quando sai di avere di fronte un prodotto molto superiore alla media, finisce che ti concentri, che segui ogni minimo passaggio, che torni indietro per non perdere neanche una sfumatura, che rifletti sulle implicazioni narrative, psicologiche, sociologiche di quello che hai visto.

Ok, forse messa così è esagerata, ma pensate all’attenzione con cui guardate un Fringe, un House, un Community. Tutto molto appassionante, direi persino imprescindibile. Ma talvolta serve qualcosa di semplicemente “carino”. Qualcosa di divertente e di fresco, che abbia la dose di novità necessaria a suscitare attenzione, ma che sia sufficientemente classica da farmi sentire a casa mia. L’ultima serie prima di dormire, perché tanto se ti si chiudono gli occhi per 30 secondi fa niente, e vai avanti.

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Tra le serie nate quest’anno, e che sono riuscite a sopravvivere alla tagliola di fine stagione di cui abbiamo parlato giorni fa, ce n’è una che per me ha avuto questa funzione di divertimento senza impegno, e parlo di Mike & Molly. Già ne parlammo ai tempi del pilot: Chuck Lorre, lo stesso autore di The Big Bang Theory e Due uomini e mezzo, ha creato una sitcom per raccontare l’amore tra un uomo e una donna, entrambi in evidente sovrappeso. Qualche battuta poco politically correct si mescola a una piacevole bontà di fondo, per cui si può scherzare su temi delicati come l’obesità sapendo che sono gli stessi protagonisti a prendersi in giro con leggiadra simpatia.

La prima stagione, come si sospettava, non si è basata esclusivamente sul tema della ciccia, che peraltro ha creato anche qualche dibattito. L’ha mantenuto sempre sullo fondo, traendo da esso una certa forza innovativa che ha continuato a distinguere lo show da altri similari. Ma per lo spettatore i motivi di interesse sono andati oltre (d’altronde si chiama “Mike & Molly”, mica “Fat is Fun”): nel post sui diversi modi di far ridere in tv avevo già sottolineato come Mike & Molly sia una delle sitcom più ritmate del panorama attuale: battute a raffica, raccontate in maniera anche molto articolata da attori bravissimi a tenere la scena. Soprattutto, il procedere della storia ha anche introdotto alcuni nuovi personaggi che non si erano visti nel pilot, ma che spesso hanno fatto la differenza. Su tutti citerei la madre di Mike, vedova senza peli sulla lingua e molti sulle gambe, e sopratutto Vince, il nuovo fidanzato della madre di Molly, un italo-americano che ricalca tutti gli stereotipi del genere: vecchio maiale cicciotto e dall’accento irresistibile, è indiscutibilmente un po’ viscido e sporcaccione, ma è anche terribilmente simpatico e, in fondo, buono come il pane. Un’accoppiata che ha aggiunto alla serie materiale comico di primissima qualità, da applaudire ogni volta che entrano in scena.

Tutto questo, si diceva all’inizio, senza bisogno che lo spettatore prenda appunti. Non ci sono trame complicate, universi paralleli, strane scene che rimangono sfocate sullo sfondo, arditi riferimenti alla cultura pop e al mondo scientifico, inquadrature bizzarre, montaggi psichedelici. Solo attori su un set, battute volutamente alla portata di tutti, una regia semplice e chiara, una storia normale ma graziosa e persino un finale di stagione pacato e tranquillo, senza scossoni e senza che lo spettatore rimanga necessariamente in apnea per tre mesi in attesa di sapere cosa succederà.

Solo buona scrittura e bravi interpreti, per uno show che non punta a cambiare il mondo dei telefilm, ma che si accontenta di divertire i suoi spettatori in maniera onesta, raggiungendo in pieno l’obiettivo. Se pensate che sia troppo poco, be’, vi sbagliate. Oppure, al contrario di me, guardate i telefilm solo quando siete al massimo delle vostre energie psicofisiche.



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