Apple Cider Vinegar su Netflix – Una miniserie contro i guru dell’internet di Diego Castelli
La vera storia di una donna che ha mentito su tutto, facendosi seguire da milioni, causando solo danni
Quando mi capita di prendermela, più o meno bonariamente, con l’astrologia e l’oroscopo in quanto invenzioni prive di fondamento scientifico, capita sempre che arrivi qualcuno che magari la pensa come me, ma che sente il bisogno di dirmi “massì dai, lascia che la gente creda quello che vuole, che male fanno?”
Il che potrebbe anche essere tecnicamente vero, per la maggior parte delle persone, se non fosse che il proliferare di teorie e credenze completamente antiscientifiche crea il substrato culturale adatto a far emergere pratiche che invece di danni ne creano eccome, dai maghi e fattucchiere che truffano gli anziani, a Paolo Fox che viene pagato dalla Rai coi soldi dei contribuenti per raccontare le sue baggianate sulla tv pubblica, passando per i novax, i terrapiattisti, e naturalmente i sacerdoti di qualunque religione.
Ero quindi un pubblico “facile” per Apple Cider Vinegar, serie australiana di Netflix che racconta la vera storia di una matta totale che, una decina d’anni fa, finse di avere un cancro al cervello solo per accumulare follower e vendere i suoi libri di ricette.
Una cronaca e un’accusa che funziona proprio per quello, anche se forse le manca un pezzettino importante.
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Creata da Samantha Strauss e interpretata da due facce ormai importanti come Kaitlyn Dever (già candidata agli Emmy per Dopesick) e Alycia Debnam-Carey (Fear The Walking Dead), Apple Cider Vinegar romanza la vera storia di Belle Gibson (Dever), una ragazza australiana che, poco più di dieci anni fa, truffò milioni di persone su internet sostenendo di avere un cancro al cervello al solo scopo di ricevere attenzione, follower e soldi per le sue iniziative e la sua app di ricette. Il tutto basato anche sull’invidia per Milla (Debnam-Carey), malata per davvero, che diventò famosa per aver scelto di curarsi con la medicina alternativa, che naturalmente non la curò affatto, portandola a una morte probabilmente evitabile.
La serie racconta il percorso di Belle in maniera non lineare, saltando spesso dall’inizio alla fine del racconto, per alternare da una parte le scelte della protagonista e la sua capacità di costruire la sua fortuna basata su un articolato castello di bugie, e dall’altra le conseguenze nefaste delle sue azioni, che coinvolgono la sua famiglia, i suoi figli, la gente che la segue e le persone che, a un certo punto, decidono di smascherarla.
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Nel complesso, pur non essendo particolarmente originale, Apple Cider Vinegar è una buona serie perché, oltre a rimanere ordinata e precisa nonostante i suoi salti temporali, riesce a sfruttare bene il talento delle sue protagoniste (unito ai loro visini innocenti) per creare due diverse tensioni ad alto tasso emotivo.
La prima è il fastidio che proviamo per Belle, una truffatrice che sembra così fuori di testa da credere alle sue stesse bugie, ma soprattutto un’egoista così totale da non avere a cuore il benessere di nessuno che non sia lei stessa, con zero riguardi per le persone che la amano e una totale mancanza di empatia per le loro sofferenze.
Attendere il suo fallimento è uno dei principali piaceri della miniserie.
La seconda tensione riguarda Milla, ed è meno cinica: per quanto la ragazza sbagli e finisca col coinvolgere anche la madre in un terribile errore, la sua è una storia di paura e ignoranza, più che di malvagità, e ci permette di avere uno sguardo meno furioso e più complessivo su tutta l’impalcatura di bugie e mistificazioni con cui la gente su internet cerca di intortare le persone fragili, fregandosene di tutto.
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Se unite questo doppio binario d’emozione ad altre trovate più piccole ma comunque d’effetto (come i disclaimer sulla “storia vera” recitati dai personaggi o le soluzioni grafiche utilizzate per visualizzare la gioia di Belle nel ricevere i like), ecco che Apple Cider Vinegar si configura sia come una buona ricostruzione dei primi anni dei social, sia come il veicolo di un messaggio che nasce da lì ma che è importante ancora adesso.
Ci sentiamo sempre un po’ in imbarazzo quando un film o una serie tv sembrano avere (anche) un intento espressamente pedagogico, di “messa in guardia”.
Allo stesso tempo, i pericoli raccontati da questa serie sono ancora così vivi nella società di oggi, e sembrano anche pure peggiorati, che un racconto di questo tipo merita di essere elogiato non solo per la sua capacità di intrattenere e usare bene gli strumenti del cinema e della tv, ma anche perché, banalmente, porta con sé un messaggio che vale la pena ascoltare e far rientrare nei proprio parametri di valutazione del mondo.
Per dirla in altro modo, se anche una sola persona non cadrà in queste truffe, salvandosi magari la vita, perché ha guardato Apple Cider Vinegar, non sarà stato tempo sprecato.
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C’è tuttavia un passo ulteriore che la serie non riesce e non vuole fare, forse anche per non sporcare la chiarezza espositiva del suo messaggio, ma che le avrebbe consentito di guadagnare qualcosa in termini artistici e di memorabilità.
Per tutta la durata della miniserie, chi guarda non ha mai il dubbio sul fatto che Belle sia una truffatrice, e che Milla stia tragicamente sbagliando. Quella è la storia da raccontare, quella la verità che va semplicemente spiegata.
Il risultato, però, è che gli spettatori si troveranno in una posizione di forza che li porterà a dire “tutta questa gente è stupida, a me non capiterebbe mai”.
Ecco, sarebbe stata la ciliegina (anzi, ciliegiona) sulla torta, se Apple Cider Vinegar fosse riuscita a prendersi anche solo un episodio per “ingannarci” consapevolmente, per trovare il modo di rappresentare con pienezza il potere seduttivo di questo tipo di pratiche sulle persone che, per loro natura o perché in un momento difficile della vita, sono prede più facili dei truffatori/truffatrici.
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Questa difficoltà nel mettere in scena la forza seduttiva di Belle e Milla sul pubblico è l’unica mancanza di una serie che, altrimenti, sarebbe stata più memorabile. Una memorabilità che invece aveva Dopesick, che nel personaggio di Miachel Keaton riusciva a rappresentare bene il bravo professionista che, nel tentativo di essere d’aiuto, finiva con lo sbagliare malamente.
Così com’è, Apple Cider Vinegar resta un prodotto valido, che racconta una storia importante e che potrebbe insegnare cose fondamentali. Insomma, una miniserie che si può serenamente consigliare.
Poi ecco, se mi dite che fra due anni ce la ricorderemo ancora come una pietra miliare delle storie vere in tv, mi sa di no, però non è che bisogna essere per forza così intransigenti.
Perché seguire Apple Cider Vinegar: racconta con precisione, buon ritmo e buoni interpreti, una storia vera che ha molto da insegnare.
Perché mollare Apple Cider Vinegar: lavora su un’indignazione abbastanza facile senza provare a compiere il passo in più verso la grandezza.
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