23 Maggio 2024

Il Simpatizzante – Park Chan-wook, Robert Downey Jr., qualità e dispersione di Diego Castelli

HBO e A24 insieme, più molteplici versioni di Robert Downey Jr., per una serie piena di generi, follie, soldati e spie

Pilot

Oggi è uno di quei giorni in cui non sapevo se scrivere il titolo della serie in italiano o in inglese. Normalmente li scrivo in lingua originale, anche perché le serie le guardo così, ma ci sono casi in cui ha pure senso scriverli in italiano, per esempio quando la serie esce su Sky ed è tratta da un romanzo premio Pulitzer che effettivamente, sugli scaffali nostrani, compare con il titolo tradotto.

Com’è, come non è, oggi nel titolo ho scelto la versione italiana, per una bieca questione pratica: dopo il debutto su Sky lo scorso 20 maggio, credo che più gente cercherà la serie in italiano su Google, e questo potrebbe portarci più clic.
Che poi voglio dire, fra “The Sympathizer” e “Il Simpatizzante” non è che ci sia tutta sta differenza.

E ora, dopo questa introduzione priva di interesse per chiunque, possiamo passare alla recensione.
Questo è Serial Minds, cominciamo (semi-cit.)

Ancora prima che debuttasse, The Sympathizer poteva gettare parecchie esche di fronte ai suoi potenziali spettatori. Come detto, c’era alla base l’apprezzato romanzo di Viet Thanh Nguyen. Poi, l’uscita della serie su HBO e la produzione da parte di A24 (la stessa di Beef e di tanti film e serie molto riconoscibili di questi ultimi anni) aggiungevano un ulteriore strato di interesse. E poi le ciliegine sulla torta: la firma sulla sceneggiatura e sulla regia di Park Chan-wook (regista di Oldboy, qui co-creatore insieme a Don McKellar), e la presenza nel cast di Robert Downey Jr., fresco vincitore di oscar e qui chiamato a interpretare numerosi personaggi in una volta sola.

Insomma, un sacco di motivi di interesse prima ancora di sapere di cosa parlasse la serie, che è incentrata sulla vicenda di una spia comunista del Vietnam del Nord (siamo ovviamente negli anni della famigerata guerra) che a un certo punto, fingendo di essere sostenitore di Saigon (la città simbolo del Sud) e amico degli Stati Uniti, viene costretto a fuggire in America a seguito del generale di cui è braccio destro, trovandosi a fare da spia in un paese straniero, in un doppio gioco sempre più rischioso non solo per la sua vita, ma per le sue stesse credenze: stare a contatto così stretto con i nemici, mescolarsi a loro in modo così profondo, mette a dura prova le convinzioni politiche e ideologiche del protagonista, interpretato da Hoa Xuande.

Se l’idea di una spia infiltrata negli Stati Uniti vi fa pensare a The Americans, ecco, qui l’approccio è significativamente diverso. Se quello era un thriller fatto e finito, una spy story vecchia scuola pure con le inevitabili contaminazioni da drama familiare, Il Simpatizzante ha i toni della commedia grottesca, in cui la sostanziale inutilità della Guerra del Vietnam si traduce in una girandola di personaggi che paiono mossi dal sacro fuoco del patriottismo, solo per rivelarsi spesso e volentieri dei fantocci ridicoli in cerca di gloria, gratificazione, piccolo potere politico.

Se la storia del Captain, così viene chiamato il protagonista, è effettivamente una storia personale di lacerazione e tensione fra opposti, con il personaggio chiamato a cospirare per il Nord nello stesso momento in cui si innamora di donne nemiche e cerca di proteggere persone che in teoria lui dovrebbe voler vedere morte, intorno a lui si muove un mondo di personaggi da avanspettacolo che ridicolizzano l’intero sforzo bellico americano, il cui patriottismo di facciata è solo il paravento dietro cui si celano miserie umane e viscide avidità.

L’elemento più riuscito di The Sympathizer, direttamente riconducibile alla produzione di A24, è dunque proprio quello semi-comico, che si vede in certi scoppi di violenza tutt’altro che carismatica, nelle incomprensioni linguistiche fra inglese e vietnamita, e naturalmente nei molti personaggi bizzarri che via via compaiono sulla scena: qui dobbiamo ovviamente citare le molte maschere di Robert Downey Jr., la cui moltiplicazione sullo schermo ha in primo luogo quella funzione lì, di satira su questi americani pomposi e cazzari che poi alla fine sono tutti uguali (in questo caso, quasi letteralmente).

Ma non c’è solo il buon Robert, perché per esempio bisognerebbe citare la breve, efficacissima comparsata di David Duchovny, ma anche il contributo di molti attori e attrici di origine asiatica, che formano questo melting pot vagamente surreale, in cui le pupille chiare negli occhi affusolati del protagonista diventano simbolo di un mischione in cui la divisione ideologica e militare fra i personaggi diventa sempre meno rilevante.

Non è però una serie priva di difetti, probabilmente derivanti dalla sua stessa impostazione: in più di un caso, The Sympathizer appare abbastanza confusa, perché salta spesso fra due-tre piani temporali diversi, alterna lingue differenti, affastella numerosi personaggi e nomi, spesso pure interpretati dallo stesso attore, e indulge in lunghi dialoghi che vorrebbero essere tutti carismatici e significativi, anche se non sempre ci riescono.

Non è dunque una serie di semplice fruizione, richiede un’attenzione superiore alla media e punisce ogni disattenzione, che per uno show con un’anima comico-grottesca così spiccata suona come una specie di tradimento del genere. Ne deriva qualche frustrazione di troppo e una certa difficoltà a costruire un trasporto emotivo che la serie sembra pretendere, ma che non è facile costruire quando si incrociano dieci linee narrative e in tutte c’è almeno un personaggio di Robert Downy Jr. che fa il cretino.

Insomma, la fusione fra due brand così famosi e riconoscibili come HBO e A24 ha dato vita a una strana chimera in cui la qualità autoriale e produttiva di HBO affiora in tanti punti e tanti modi, pur in presenza di quella specie di anarchia narrativa e registica, ai limiti del disordine, che invece è tipica di A24.

È una serie da consigliare ma da cui bisogna anche essere messi in guardia: più che una corsa dritta da un punto A a un punto B, è un balletto fatti di saltelli e piroette e capitomboli, basato su una porzione della storia americana fra le più intricate e assurde del Ventesimo Secolo.

Spettatori avvisati…

Perché seguire Il Simpatizzante: per l’affascinante miscuglio di generi, spunti, idee, personaggi, ottimi interpreti.
Perché mollare Il Simpatizzante: in termini narrativi e di approccio, è una serie sfidante, che chiede attenzione e mente aperta. Non si può guardarla mentre si stira.

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