House 6, Season Finale – Resurrezione dalle ceneri! di Diego Castelli
ATTENZIONE
SI PARLA DEL FINALE DELLA SESTA STAGIONE
A due giorni dalla messa in onda di Italia Uno, e a un paio di mesi da quella americana (che molti di voi hanno scaricato o streamingato, cari birbantelli impenitenti!), ho finalmente visto il finale di stagione di Dottor House. Come ci si aspettava, un puntatone.
La sesta è stata un’annata strana. Abbiamo visto molta introspezione, molte puntate che più che al solito caso medico hanno prestato attenzione alla psicologia del nostro diagnosta zoppo e dei suoi fidi scudieri: da Wilson che si ricongiunge con la ex-moglie, a Taub che vorrebbe cornificare la moglie ma che forse le vuole troppo bene per seguire i sordidi dettami dell’uccello, passando per Chase e il suo divorzio da Cameron (con annessa trombatina d’addio).
D’altronde sul finire della stagione 5 avevamo lasciato House all’ingresso di un istituto psichiatrico, e non si poteva pensare che tutto tornasse come prima. Che ci piaccia o no, sono finiti i tempi limpidi in cui un dottore ironico e spietato ci faceva scompisciare con le sue battute e la sua genialità. Ora battute e genialità ci sono ancora, ma i personaggi devono evolvere per essere vivi, e House non può fare eccezione.
Insomma, dopo una stagione passata tra casi clinici sempre più insoliti, amori vecchi e nuovi, appassionanti esercizi di stile (l’episodio 16 diretto da Hugh Laurie è, per usare un termine tecnico, fichissimo), semi-crisi di astinenza e psichiatri cicciotti assunti per evitare che House si ammazzi con le sue stesse mani, era tempo di dare il colpo di reni finale, tirando un po’ le fila del discorso. Il che vuol dire, in pratica, riportare il nostro protagonista sul ciglio del baratro, a un passo dall’abisso, per vedere se ha imparato la lezione o se, invece, merita l’inferno.
Bisogna dire che gli autori non sono stati teneri. Per mettere House in difficoltà hanno usato un trucco classico, adatto a qualunque personaggio ma pressoché perfetto per uno così razionale. L’idea è stata quella di prendere House e togliergli il controllo su ciò che accade intorno a lui, a diversi livelli. In primo luogo lui e la Cuddy devono aiutare pompieri e paramedici sul luogo di un disastro, focalizzandosi sul salvataggio di una donna rimasta intrappolata sotto le macerie. House è così costretto a lavorare in un ambiente che non è il suo, un luogo dove non si possono fare esami, dove non ci sono sottoposti da schiavizzare, dove è tutto sporco, dove la sua mente non è l’unico ago della bilancia.
Ma non basta. House viene anche messo alle strette dalla Cuddy, che una volta per tutte gli urla in faccia che non lo ama e che deve smetterla di questionare le sue scelte e interpretare i suoi comportamenti. Ancora una volta, Greg perde il controllo su un pezzo della sua vita che sembra sfuggirgli completamente di mano (e si veda lo sgomento suo e nostro, quando scopriamo che non era venuto a sapere della festa di fidanzamento della Cuddy).
Quello stesso controllo sembra quasi essere ritrovato nella giovane donna che è costretto ad assistere: in un momento in cui la Cuddy rivela di poter e voler fare a meno di lui, la ragazza in pericolo mostra di avere un disperato bisogno di House. E non (solo) come medico, ma soprattutto come essere umano. House si aggrappa a tal punto a questo bisogno, da seguire la paziente in un abbozzo di preghiera a cui, francamente, non avremmo mai pensato di assistere.
Ma anche qui cosa fanno gli sceneggiatori bastardi, dopo aver offerto una sorta di scialuppa di salvataggio? L’affondano brutalmente, uccidendo la ragazza quando ormai sembrava in salvo. E il fatto che House non abbia vere colpe non solo non migliora, ma anzi peggiora la situazione, perché anche in questo caso il nostro amato dottore si trova nell’incapacità di controllare gli eventi che lo sovrastano (l’unico che riuscirà a salvare è il tizio curato in ospedale, via telefono, ma quella è la normalità, e non può dare conforto).
Cazzo, alla fine è chiaro che uno sbrocca! E quindi è normale vedere House trascinarsi in bagno, tirare fuori le droghe che aveva nascosto a suo tempo dietro uno specchio – non facciamo troppo i cinefili, ma quante cose si potrebbero dire sugli specchi usati in questi momenti di tensione psicologica e lotta interiore… – e sedersi a terra sconvolto, pronto a buttare giù un po’ di pillole.
E qui arriva il finale salvifico, che qualcuno, sospetto, non avrà gradito fino in fondo. La Cuddy arriva poco prima che House si droghi e gli dichiara il suo amore. Gli dice di aver lasciato Lucas, di avere paura di quale sarà il loro futuro, ma di voler comunque provare a stare con lui. Una dichiarazione che strappa House dal suo torpore semi-suicida, e lo convince a rialzarsi.
Noi intanto siamo svenuti. Ma come? Ma veramente?!?! Ma non staremo sognando? Pare di no, visto che House stesso chiede se per caso non si tratta di un’allucinazione. Ma il Vicodin è ancora nelle sue mani, quindi è (sembra) tutto reale.
Sarebbe facile bocciare un finale del genere come improvvisamente e ridicolmente zuccheroso. Tuttavia, se ci riflettiamo bene, non è proprio il caso. In passato abbiamo già visto House crollare e toccare il fondo. Che senso avrebbe avuto farlo ricascare nella droga un’altra volta? Sarebbe stato emozionante sul momento, ma narrativamente sterile sul medio-lungo periodo. Ora, invece, è successa l’unica cosa che davvero ci mancava: dopo aver ammesso i suoi peccati, House è stato salvato e, udite udite, non dalla medicina o dalla psichiatria, ma dall’amore!!! Ha accettato la sfida di essere una persona migliore, decidendo (ma l’aveva già deciso) che Lisa Cuddy è l’unico essere vivente che meriti davvero lo sforzo. Questa, che vi piaccia o no, è l’apertura di un capitolo davvero nuovo e sconosciuto (anche se dubito che House diventi un chierichetto!).
Attendiamo con ansia di scoprire come e per quanto la nuova coppia saprà cavarsela. Perché ovviamente diamo per scontato che, tolta la polvere delle macerie e asciugati gli occhi stranamente umidicci di House, il suo carattere di merda riuscirà a incasinare tutto un’altra volta.
Dopo tutto, cari amici, bisogna tenere presente che le uniche persone più ciniche del dottor House siamo noi, i suoi spettatori. Nel momento preciso in cui il buon Gregory sarà sereno, felice e appagato, non vorremo più avere niente a che fare con lui…
4 commenti a House 6, Season Finale – Resurrezione dalle ceneri!
Per anni ho sperato nella coppia Cuddy- Cameron…
ma anche Cuddy- House va benissimo ;)
Però effettivamente la coppia lesbo l’avrei apprezzata…
Magari la Cuddy può provarci con Tredici. tanto quella va con tutti, uomini, donne, vecchi, bambini, cani, gatti, aquile…
Lo ammetto, ho iniziato a schifare Dr. House quando sono arrivati i vari suppellettili quali “13”, la banda di sfigati aspiranti assistenti di House e quest’attenzione morbosa ai personaggi piuttosto che ai casi clinici. Ciò che mi piaceva della serie era il metodo deduttivo di House, il suo essere così spietatamente cinico, il non focolizzarsi sulle paranoie e gli stati d’animo dei protagonisti. Lui era il “Mangiafuoco”, Cameron, Chase e Foreman i suoi burattini. Nelle ultime due stagioni abbiamo assistito ad un House debole, apatico e totalmente rincoglionito e l’aggiunta di personaggi fastidiosi a livello di caratterizzazione ha inferto il colpo di grazia. Ho mollato. E lo ammetto, neanche questo finale di stagione (che ho solo letto spoilerato qui perchè mi sono rifiutata di guardarlo) mi entusiasma. Non so, ha perso il suo smalto. Mi rendo conto che andare avanti per sei stagioni con un personaggio che non si evolve a lungo andare stanca…ma mi aspettavo un po’ più di coerenza, non questa svolta diabetica. Soprattutto da una serie di questo spessore. Ma attendo fustigazioni per questa mia analisi poco professionale e molto da fan! :D
Non c’è motivo di fustigare alcunché :)
Io stesso ho detto che un finale del genere poteva non piacere. E’ una questione di scelte: si poteva decidere di lasciare House sempre uguale a sé stesso, facendo diventare la serie una sorta di Senza Traccia, o Cold Case (strutturalmente parlando, ovviamente non per tono e tipo di scrittura). Oppure si poteva decidere di far evolvere il personaggio, e in quel caso, verso quali direzioni. va detto che Hugh Laurie aveva dichiarato che se House fosse rimasto sempre uguale lui se ne sarebbe andato, quindi magari alcune scelte sono in qualche modo imposte dall’attore.
Detto questo, quello che a me interessa sempre è mantenere una coerenza nel percorso che si fa. Questo finale è, a mio giudizio, coerente con un percorso intrapreso ormai da una quarantina di episodi a questa parte, quindi non mi lascia interdetto o irritato. Ovvio che, se non ti piace il fatto in sé che lui possa cambiare dall’inizio, allora questioni tutto l’impianto della sceneggiatura degli ultimi anni. Il che sia, ben chiaro, è pienamente legittimo!
Le cose su cui è ancor più difficile mettersi d’accordo sono poi i singoli personaggi. ti dirò, a me i nuovi piacciono molto. Persino Taub, che mi pareva un nanetto insignificante, è in realtà molto più complesso e interessante di quanto temessi. Quindi per me tutto bene! :-P