28 Settembre 2023

Still Up su Apple Tv+ – Romanticismo per insonni di Diego Castelli

Due protagonisti, due insonnie, un sacco di device Apple, e le sane regole da commedia romantica

Pilot

L’ha detto bene il Villa nella scorsa puntata di Salta Intro+: Still Up è la più spettacolare operazione di product placement degli ultimi anni.
Perché se sei Apple, e per campare vendi computer e smartphone, non c’è niente di meglio che produrre una serie in cui due protagonisti insonni passano ore e ore a parlare via Mac e iPhone, senza praticamente staccare mai la testa dallo schermo e senza mai vedersi dal vivo.

Poi certo, l’operazione di marketing funziona solo se la gente la guarda, la tua serie piena di device Apple, e sarà per questo (a voler essere cinici) che Still Up effettivamente funziona, prendendo qualche dinamica da vecchia commedia romantica e calandola in un contesto contemporaneo e vagamente disfunzionale che però, di riffa o di raffa, la porta a casa.
Ma andiamo con ordine.

Creata da Steve Burge e Natalie Walter, Still Up racconta la storia di Lisa e Danny (interpretati rispettivamente da Antonia Thomas di The Good Doctor e Craig Roberts).
Lisa è un’illustratrice impegnata in una relazione tranquilla ma non troppo entusiasmante, mentre Danny è un giornalista single che non esce mai di casa (non è una metafora, non esce proprio mai).

I due condividono un problema, l’insonnia, e passano ore ogni sera a parlare via remoto nel tentativo di farsi compagnia mentre cercano di prendere sonno, o mentre sbrigano faccende quotidiane di cui, causa difficoltà a dormire, si occupano in orari poco consueti.

Non sappiamo perché i due sono amici, forse mai lo scopriremo, ma sappiamo che le loro chiacchiere sono un punto importante delle loro giornate, sono il momento in cui riflettono sulla vita e si danno consigli, e magari (eventualità suggerita in modo nemmeno troppo velato) sono il motivo per cui finiranno per innamorarsi.

Ora, non sappiamo se l’idea di Still Up sia nata durante la pandemia, per poi venire rimaneggiata con l’idea dell’insonnia, fatto sta che nelle prime tre puntate il problema del non riuscire a dormire sembra meno importante del fatto in sé che i due protagonisti parlino da remoto.

Ovviamente il fatto di essere svegli a tarda sera (che poi spesso non è nemmeno così tarda, parliamo delle undici e mezza o giù di lì) fornisce materiale per diverse gag, ma a ben guardare il grosso della narrazione comica di Still Up riguarda il conversare via videochiamata, piuttosto che il fatto di farlo alla sera.
Per dire: una delle gag migliori dei primi tre episodi riguarda la consegna di una pizza a casa di Danny, e la sua efficacia c’entra solo con l’agorafobia del ragazzo, e poco o nulla con lo stare svegli a lungo.

Tuttavia, se pure questo rappresenta tecnicamente un difetto importante del prodotto (che si chiama addirittura “Ancora svegli”) ciò non toglie che quello specifico aspetto del concept non era in sé così importante da rappresentare l’unico motivo di interesse per la serie, a meno di essere effettivamente degli insonni che volevano condividere le proprie sfighe.

Se Still Up funziona, dunque, non è tanto perché si svolge di sera, ma perché riesce effettivamente a costruire due personaggi fra i quali scorre una chimica evidente ma molto delicata, che sembra richiamare certe rom-com con Tom Hanks e Meg Ryan, in cui i problemi della vita quotidiana (dall’insonnia alle dating app), evaporano e diluiscono in lunghe conversazioni simpatiche.

È talmente classico, in questo, che ripropone pure quella struttura un po’ demodé in cui lei è bella e tutto sommato sana mentre lui è bruttino e pieno di turbe, ma poi alla fine lei lo ama lo stesso perché va oltre l’aspetto fisico, mentre lui non ne ha bisogno perché lei comunque è gnocca.
Viva viva il patriarcato che ci fa sognare (almeno a noi maschetti).

Ovviamente, però, da una commedia dei nostri tempi, incentrata anche sull’uso della tecnologia, ci aspettiamo una qualche forma di riflessione sul mondo circostante.
Still Up non vuole essere una serie illuminante e fare lezioni a nessuno, ma cerca effettivamente di prendere l’innato ottimismo da commedia romantica per calarlo in un contesto che ci suoni familiare.

In questo senso, è facile sentirsi vicini a due personaggi che possono usare tecnologie in grado di espandere i loro orizzonti in maniera quasi superumana, ma che non riescono a sanare le loro fragilità. Attraverso la loro chiacchiera lontana e asettica, Danny e Lisa riescono comunque a mettere sul piatto la loro vera umanità e a “connettersi” per davvero, suscitando la nostra simpatia (non senza una puntata di paraculaggine) mostrandoci il risvolto ironico di indecisioni, dubbi, piccole paranoie che attraverso il reciproco sostegno, seppur virtuale, vengono in qualche modo “gestite” senza causare troppi problemi, ma anzi trovando qualche soluzione creativa.

L’elemento dell’insonnia, pur non particolarmente approfondito nei primi tre episodi, diventa allora un’ulteriore cornice, contemporaneamente un problema e un’opportunità: un problema fisico, biologico, relazionale (il fidanzato di Lisa non è felicissimo che in pratica dormano con fuso orario diverso), eppure un’opportunità perché nello spazio tranquillo della notte il dialogo fra i due può fiorire e diventare strumento di comprensione della realtà.

Se volessimo essere davvero cinici, forse ai limiti della (di nuovo) paranoia, potremmo anche accusare Apple di venderci una realtà in cui perfino l’amore e la felicità possono essere trovati stando sempre incollati ai nostri device.

Ma per non essere troppo cinici e nemmeno ipocriti (visto il tempo che passo su Tinder) possiamo anche concederci una lettura più dolce in cui Still Up è semplicemente una commedia romantica al passo coi tempi, in cui i personaggi buffi e teneri che fanno parte della tradizione del genere aggiornano non tanto le loro dinamiche emotive, quanto gli strumenti attraverso cui veicolarle.

Non ci cambierà la vita, Still Up, e dubito ci insegnerà verità fondamentali sull’esistenza. È però una storiella simpatica e divertente, con due protagonisti a cui si può volere bene facilmente.
A volte basta anche questo, specie quando le puntate durano neanche mezz’oretta.

Perché seguire Still Up: per la capacità di offrire la classica commedia romantica in un contesto contemporaneo.
Perché mollare Still Up: la sua qualità complessiva non sarà mai troppo bassa, ma temo nemmeno troppo alta.



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