5 Luglio 2023

The Idol finale – A conti fatti, un disastro di Diego Castelli

Se il primo episodio ci aveva lasciato meno indispettiti rispetto a molti commentatori, è perché non avevamo ancora visto gli altri quattro

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ATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DELLA PRIMA STAGIONE DI THE IDOL

Mi capita relativamente spesso di scrivere recensioni di “primi episodi” concludendo con una formula tipo “se poi cambia qualcosa ci risentiamo”.
Cosa che poi non avviene così spesso perché 1. non sempre finisco le serie in questione, 2. effettivamente anche quando le finisco spesso non cambio opinione, perché ormai conosco i miei polli.

Ecco, oggi invece bisogna proprio tornare su quanto avevamo già detto, perché The Idol, la serie di HBO (in Italia su Sky e NOW), creata da Sam Levinson, con protagonisti Lily Rose Depp e The Weeknd, molto criticata a Cannes e che io qui avevo in parte difeso dopo il pilot… beh, è deragliata completamente, fino ad arrivare a un finale brutto e sconclusionato, che sa di posticcio anche a causa di pasticci produttivi che vedremo fra poco.

I motivi della mia difesa, al tempo del primo episodio, erano soprattutto legati a una parte delle critiche, che mi parevano e mi paiono tuttora pretestuose. Quando ho sentito parlare di eccessiva sessualizzazione, di soft porno, con quel retrogusto bacchettone da politically correct di questi tempi bizzarri, mi sono subito infastidito, per un motivo molto semplice.
Per quanto mi riguarda, definire un prodotto un soft porno come se fosse immediatamente una colpa, non ha alcun senso, perché la domanda che realmente bisogna porsi è: è un bel soft porno? E le persone che ci hanno lavorato sapevano che era un soft porno e gli stava bene?

Considerando che la natura molto spinta e provocatoria della serie era dichiarata, e che fino a prova contraria non ho motivo di pensare che qualcuno sia stato obbligato a farne a parte, la mia attenzione si era spostata sulla capacità di Sam Levinson di creare effettivamente immagini forti, che “arrivassero” in qualche modo allo spettatore, che generassero in lui (in noi) una risposta anche primitiva, sensoriale.

Un obiettivo che, riguardo i primi due episodi, mi sembra tuttora raggiunto, grazie all’abilità con la macchina da presa di Levinson e al casting di un’attrice come Lily Rose Depp, che se vuole farti aumentare la pressione sanguigna ci mette mezzo secondo.
L’unione di quest’abilità puramente sensoriale con un doppio tema potenzialmente fecondo in termini di riflessione più complessiva – da una parte la traumatica vicenda di Jocelyn in quanto star musicale manipolata da chiunque si trovi intorno, dall’altra il suo ingresso in una setta che prometteva di liberarsi salvo, probabilmente, schiavizzarla ancora di più – mi lasciava abbastanza curiosità per proseguire una visione che speravo essere più interessante e stimolante di quanto i bacchettoni cercassero di farmi credere.

Purtroppo, i bacchettoni avevano ragione, o non erano proprio bacchettoni.
È andata male.
Parecchio.
E il motivo principale è proprio il crollo di tutta quella seconda parte di interesse, che inevitabilmente si è portata dietro anche la prima.

Se The Idol era iniziata come il viaggio agli inferi di una giovane popstar, i cui traumi e la cui vita psicologica non proprio equilibrata venivano sfruttati a vario titolo da una nutrita corte di manager, produttori, consulenti e infine amanti con doppi fini, dal terzo episodio in poi questa impalcatura narrativa comincia a fare acqua da tutte le parti, e non solo per la totale incapacità di The Weeknd di stare in scena senza sembrare un cretino, anche quando dovrebbe interpretare il più figo del mondo.

Si tratta proprio di banale, eppure evidentissima, incapacità di costruire una storia coerente e appassionante sulla base di quelle pur interessanti premesse. Basta guardare il tema del rapporto di Jocelyn con la madre, che permette la costruzione di un secondo episodio di grande impatto (con il suo climax proprio nel mondo in cui la protagonista, in piena ansia da prestazione, chiama la madre senza ricordare che è morta), ma viene poi sprecato e ridotto alla storiella della spazzola con cui Jocelyn veniva menata, subito trasformata in oggetto erotico da Tedros.

Anche il tema della setta viene sostanzialmente buttato via, per mancanza di idee ma soprattutto per incapacità di costruire una tensione drammatica degna di questo nome. La setta di Tedros è un gruppetto di aspiranti artisti che devono molto al personaggio di The Weeknd, e diventano suoi schiavetti. Ma questo semplice fatto va accettato così com’è, perché non c’è una descrizione realmente esaustiva o avvincente delle tecniche che Tedros usa per costruire questo suo potere, e facciamo anche fatica a darlo per scontato perché il suo interprete sembra un bulletto di periferia pettinato male.

La stessa corte di produttori e manager di cui si diceva prima, e che all’inizio rappresenta la stretta apparentemente gentile ma in realtà spietata dell’industria su Jocelyn, attraversa momenti di continua contraddizione, con i personaggi che sembrano ora determinati a sfruttare la ragazza il più possibile, ora interessati a difenderla dalle mani di Tedros, in un continuo rimpallare di motivazioni che alla fine appare più che altro confuso.

Non parliamo nemmeno di quello che dovrebbe essere il principale motivo di attrazione per Jocelyn nei confronti di Tedros, cioè la capacità di lui di coinvolgerla in un gioco erotico capace di spingerla verso vette artistiche inesplorate: non solo quel meccanismo non è rappresentato in modo convincente, ma i risultati musicali sono pure del tutto secondari (avete presente un film come Whiplash, e il modo in cui mostra in maniera sublime come l’insegnamento inflessibile del maestro porti effettivamente a dei risultati comprensibili anche a chi non capisce niente di musica? Ecco, non c’è nulla del genere)

Insomma, due episodi, il terzo e il quarto, che perdono coerenza e spinta narrativa, molto avvitati su se stessi, in cui anche l’elemento erotico comincia inevitabilmente ad annacquarsi, perché buttato dentro a caso senza adeguato sostegno narrativo.
E più in generale bisogna ricordarsi che nessuno guarda i porno per intero: se sai che il tuo show ha una forte carica erotica, devi anche sapere che deve essere usata nei punti giusti e nelle giuste quantità, altrimenti, senza bisogno di tacciarla di immoralità, diventa semplicemente noiosa.

E poi c’è la questione, abbastanza assurda, del finale anticipato.
Poco prima della messa in onda del quinto episodio su sei annunciati, arriva la notizia che in realtà il quinto appuntamento sarebbe stato l’ultimo.
Ma come è possibile, viene da chiedersi.

In realtà, c’è il trucco: originariamente, di The Idol erano stati ordinati sei episodi, che avrebbero dovuto essere diretti da Amy Seimetz, co-creatrice di The Girlfriend Experience.
Poi però, siamo ad aprile 2022, Seimetz era uscita dal progetto, anche per divergenze creative con The Weeknd, ed era arrivato Sam Levinson, che aveva dato una sua impronta molto precisa allo show (diventato assai più maschile e scopereccio), e aveva ridotto il numero degli episodi.
Che la serie dovesse durare cinque episodi, quindi, si sapeva (o si poteva sapere) già dalla proiezione di maggio al festival di Cannes, ma in qualche modo la notizia non era stata bene assorbita dal pubblico, che continuava ad aspettarsene sei.

E però, e qui arriva il sublime, il quinto e ultimo episodio di The Idol sembra effettivamente un sesto episodio piazzato vicino al quarto. Come se qualcuno avesse deciso di ridurre gli episodi ma si fosse dimenticato di rimaneggiare la sceneggiatura.
Nel quinto episodio che abbiamo visto noi, la vicenda arriva a una conclusione che ci appare molto affrettata, ma è soprattutto il rapporto fra Jocelyn e Tedros a venirne stravolto, visto che all’inizio del quinto episodio, abbastanza improvvisamente, Tedros è ridotto a un povero fattone, mentre Jocelyn ha ripreso possesso delle sue facoltà e, soprattutto, è diventata la capa della setta.

Abbiamo qui quello che forse è il peggior peccato di The Idol, cioè quello di aver sprecato un’idea finale che poteva anche funzionare.
Al termine dell’episodio, dopo la prima esibizione del tuo tour, Jocelyn chiama Tedros sul palco, in un momento in cui tutti pensano che l’uomo sia uscito dalla sua vita. Tedros appare, Jocelyn se lo limona, e prima di congedarlo gli dice “ora sei mio”.

Quello che ne deduciamo è che nell’idea degli autori (chissà quali autori, a questo punto), il percorso di Jocelyn non è tanto quello di una vittima che a un certo punto sconfigge i suoi abusatori liberandosi dalle catene e raggiungendo la libertà. È invece la parabola di una vittima che, una volta compresi i meccanismi del potere, riesce ad appropriarsene per diventare lei stessa una dominatrice.

Posso immaginare che questa scelta, anche se ben scritta e concepita, avrebbe a sua volta generato polemiche, vista la delicatezza del tema “abusi sulle donne artiste”, ma poteva essere effettivamente una provocazione interessante, il tentativo di raccontare lo star system come un sistema di potere che ti mastica a prescindere, e da cui non è possibile uscire puliti.

Tutto questo, però, viene spazzato via da un episodio finale in cui il ribaltamento dei poteri ci viene sostanzialmente comunicato, non descritto e non sviluppato, e metà dell’episodio se ne va con una specie di esibizione degli schiavetti di Tedros nei confronti dell’entourage di Jocelyn, qualcosa come venti minuti di noia e inutilità colossali.

Ripensando ai primi due episodi, guardando le ultime scene, e provando ad analizzare quello che c’è nel mezzo, sembra effettivamente di vedere un capo e una coda, un punto di ingresso e di uscita da questa storia. Solo che in mezzo c’è un totale disordine, il rifiuto delle più basilari regole di una sceneggiatura decente, e l’impressione che questa scelta nasca da pressapochismo e supponenza, più che da una precisa esigenza artistica.

Photograph by Eddy Chen/HBOAbel “The Weeknd” Tesfaye, Lily-Rose DeppHBOThe IdolSeason 1 – Episode 5

L’intento di costruire una serie che fosse interessante in termini tematici e stuzzicante/provocatoria dal punto di vista visivo, si è infine arenato in un’accozzaglia di scene pruriginose e in uno sviluppo zoppicante e raffazzonato.
Difficile, difficilissimo appassionarsi a una storia che procede per strappi e scene giustapposte, e altrettanto difficile continuare ad eccitarsi per scene erotiche che molto presto diventano pretestuose e prive di un contesto narrativo che dia loro forza e valore.

Poi certo, un tot di noi Lily Rose Depp continuerà a sognarsela di notte. Mi spiace solo che, per tutte le persone interessate all’altra metà del cielo, The Weeknd abbia offerto una prova così scadente da tutti punti di vista.
Caro Abel (mi permetto di chiamarti per nome), io sono ignorante e non so se sei un bravo musicista, immagino di sì. Ma fidati, con la recitazione basta, non facciamoci del male più del necessario.

PS già prima della sua uscita, molti commentatori definivano The Idol “la peggior serie di HBO”, che tutto sommato non è nemmeno difficile, considerando quanto sia alto il normale livello della più famosa rete cable americana. Ora che siamo arrivati alla fine, molti utenti arrivano a definire questo ultimo episodio come il peggior finale di sempre di una serie tv.
Bisogna ammettere che, almeno in questo, c’è stata coerenza.

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