Based on a True Story – La risposta di Peacock a Only Murder in The Building. Forse. di Diego Castelli
Chris Messina e Kaley Cuoco in una commedia thrillerosa (o thriller commedioso) sullo sfondo della passione per i podcast
Cominciamo col dirci che questa serie, che si chiama “Basata su una storia vera”, non è affatto basata su una storia vera. In più, l’impressione di somiglianza con Only Murders in The Building che avevamo avuto dal trailer diminuisce sempre più di intensità man mano che scorrono gli otto episodi della prima stagione. Ho fatto comunque il parallelismo nel titolo così che fosse più facile convincervi a cliccare per leggere l’articolo.
Se siete qui, è perché ce l’ho fatta. Se non siete qui, non sto comunque parlando con voi, quindi è una win win.
Based on a True Story è la nuova serie thriller-comedy di Peacock (ancora inedita in Italia), creata da Craig Rosenberg (già fra i produttori e gli sceneggiatori di The Boys e Preacher) e con protagonista due nostre vecchie e gradite conoscenze come Chris Messina (The Mindy Project e molto altro) e Kaley Cuoco (The Big Bang Theory, The Flight Attendant).
La trama prevede un twist particolarmente gustoso già sul finale del primo episodio, e non so se mi va di spoilerarlo impunemente senza dirvi nulla.
Facciamo che il twist ve lo svelo al prossimo paragrafo, per ora diciamo solo così: i due protagonisti sono marito e moglie che, a causa di qualche problema economico, decidono di fare un podcast true crime, per il cui successo sono disposti a superare dei limiti che non andrebbero superati.
Dopo questa foto dirò qual è il limite, e non credo che conoscere questa informazione vi rovinerà la visione di una serie che mi è parsa complessivamente meritevole.
Decidete voi, ma poi non dite che non ve l’avevo detto.
In pratica, l’idea è questa: Ava e Nathan, questi i nomi dei protagonisti, aspettano un bambino e finiscono in difficoltà economiche quando lui, ex giocatore professionista di tennis e ora istruttore, vede ridimensionato il suo ruolo al country club dove insegna. Contemporaneamente, Nathan fa amicizia con un idraulico che si fa pagare in lezioni di tennis.
Il problema arriva quando Ava, appassionata di podcast true crime, usa la sua esperienza nel campo per arrivare a una scioccante verità: Matt, l’idraulico, altri non è che il Westside Ripper, un serial killer che ha già ucciso (almeno) sette donne nella zona, e che la polizia non riesce a beccare.
Scoperta la verità, una persona sana di mente andrebbe alla polizia a denunciare l’idraulico, ma le persone del tutto sane di mente non sono adatte alle serie tv.
Ecco allora che Ava, dopo aver raccontato tutto al marito, propone un piano diabolico: rivelare a Matt che conoscono la sua identità segreta, e costringerlo a farsi intervistare per un podcast che, parlando con un vero killer, non potrà che diventare una bomba mediatica e, ovviamente, una macchina da soldi.
Gli spoiler finiscono qui, ma potete immaginare che ideare questo piano e metterlo in pratica, legando così a doppio filo il destino di due normalissimi borghesucci di provincia a quello di uno spietato serial killer, porterà a conseguenze inaspettate e sempre più incontrollabili.
Fra assassini e podcast, direi che non è difficile immaginare il motivo per cui la mente è corsa subito a Only Murders in The Building, visto che anche in quel caso abbiamo personaggi tutto sommato ordinari alle prese con situazioni criminose inaspettate, e che scelgono di raccontare via podcast.
Al netto però della fondamentale differenza per cui Only Murders mette effettivamente in scena un’indagine, mentre Based on a True Story no (che non è una differenza da poco), a essere diversa è proprio l’alchimia di generi.
Only Murders, forte anche di due vecchi leoni della commedia come Steve Martin e Martin Short, è palesemente più leggero e simpatico, una comedy con spruzzate di giallo. Based on a True Story, dal canto suo, ha sicuramente un tono furbo e sbarazzino (non è Law & Order SVU, voglio dire), ma allo stesso tempo sa toccare vette di suspense e soprattutto di cruda violenza, da cui la serie di Hulu-Disney+ si è sempre tenuta molto lontana.
Le migliori qualità della prima stagione di Based on a True Story stanno proprio qui, in una commistione di generi che funziona non solo perché riesce a dare ritmo a una storia che altrimenti poteva essere troppo pesante, ma soprattutto perché aggiungere questa dose di commedia al thriller permette di accettare una situazione così assurda come quella di questi due scappati di casa che si mettono a fare accordi con un pericoloso assassino.
Come dire: con questo concept non poteva che essere (anche) una comedy grottesca.
In questo senso, peraltro, ho apprezzato molto lo sforzo degli sceneggiatori per ritagliarsi a intervalli regolari degli spazi in cui ricapitolare i motivi per cui Ava e Nathan non corrono alla polizia a rivelare tutto quello che sanno.
Sono momenti che danno credibilità a una storia che comunque non ne aveva così tanto bisogno, e che soprattutto permettono di dare coerenza a uno sviluppo che vede i protagonisti sempre più invischiati (anche loro malgrado) con le azioni di un cattivo che, dal punto di vista della loro sicurezza fisica ed economica, non può essere altro che una scheggia impazzita.
Kaley Cuoco e Chris Messina, entrambi abituati a gestire più registri comunicativi (perché entrambi hanno toccato sia la comedy che il thriller, anche se in versione light come The Fligh Attendant), funzionano molto bene perché hanno un gran senso del ritmo e sanno spostarsi con abilità da un genere all’altro, risultando credibili sia quando gigioneggiano sia quando devono essere spaventati o provati.
Soprattutto, giocando facile ma anche con furbizia, mettono in scena caratteri su cui hanno già lavorato in passato: Kaley Cuoco già sa come interpretare la donna energetica che finisce in situazioni incontrollabili in virtù del suo pericoloso entusiasmo, mentre Messina è nato per i panni del marito teoricamente giudizioso e un po’ malmostoso, che però finisce col farsi trascinare perché è meno maschio alpha di quanto vorrebbe.
Nel complesso, dunque, una serie godibile e con un concept abbastanza originale, che funziona anche grazie a un’impostazione molto generalista che comprende cliffhanger praticamente alla fine di ogni breve puntata.
Insomma, sono otto episodi che si guardano con gusto.
Sul fronte difetti, però, bisogna segnalarne almeno due, uno più generale e uno specifico.
Quello generale riguarda una certa perdita di focus nella seconda parte della stagione: all’inizio la storia procede precisa e inesorabile, molto centrata sia in termini narrativi che tematici, e poi comincia a slabbrarsi un po’, allargandosi dal progetto del podcast alle relazioni dei protagonisti con i loro amici, in un modo che non sembra sempre perfettamente calibrato.
Il difetto specifico, invece, è la scelta di affidare almeno una porzione della suspense e delle sorprese alla tecnica del sogno: in molto occasioni vediamo situazioni terribili e twist inaspettati che poi si rivelano essere solo sogni o fantasie di questo o quel personaggio. Una tecnica non nuova e che può risultare efficace qui e là, se non fosse che Based on a True Story la sfrutta così tante volte da rendere il giochino un po’ stucchevole.
In conclusione, comunque, mi sento di promuovere una serie che non sarà un capolavoro o una rivoluzione, ma resta un intrattenimento divertente e capace di sorprendere con tocchi piccoli e grandi. Soprattutto, una serie che azzecca tutto il cast, dai già citati Cuoco e Messina a Tom Bateman, interprete dell’idraulico killer che riesce a essere fascinoso e inquietante allo stesso tempo.
(Fun fact: Tom Bateman non è imparentato con il più famoso Jason Bateman, che pure è fra i produttori dello show!)
Perché seguire Based on a True Story: per il concept originale, per il frizzante equilibrio fra toni diversi, e per i tre bravi protagonisti.
Perché mollare Based on a True Story: non riesce a tenere la barra drittissima per tutti gli episodi e si perde in qualche ripetitività.