The Last Thing He Told Me – Il compitino con Jennifer Garner (e Jaime Lannister) di Diego Castelli
The Last Thing He Told Me un thriller di Apple TV+ che dovrebbe tenerci incollati alla poltrona. Dovrebbe.
Le serie tv vivono anche di contesto. Per quanto si tenti sempre di dare una valutazione quanto più possibile “pura” di un nuovo prodotto seriale, valutandolo cioè in sé e per sé, ci sono elementi esterni che inevitabilmente influenzano i giudizi, il successo, il chiacchiericcio. Il momento dell’anno in cui una serie viene messa in onda, la rete o piattaforma che la ospita, il tipo di marketing che è stato fatto prima dell’uscita, sono tutte variabili che smuovono il sempre infido mare delle aspettative, raccogliendo e preparando il pubblico potenziale, ma anche indisponendolo se le attese vengono tradite.
Così, per esempio, capita che un thrillerino come The Last Thing He Told Me ottenga un giudizio inevitabilmente diverso (parliamo di sfumature eh) a seconda del canale/piattaforma su cui esce.
Nello specifico, dopo aver passato mesi ad elogiare la politica qualitativa di Apple Tv+, che spesso produce/ospita ottime serie (Severance, Ted Lasso) e che anche quando non l’azzecca mostra di avere comunque voglia di provarci (Hello Tomorrow!, l’inizio di Extrapolations che poi comunque migliora), quando vediamo arrivare una serie palesemente generalista facciamo fatica a valutarla esattamente per quello che è, perché il primo istinto è dire a Apple “ci avevi abituato meglio di così”.
Miniserie prodotta dalla Hello Sunshine di Reese Witherspoon e creata da Laura Dave e Josh Singer a partire da un romanzo della stessa Dave, The Last Thing He Told Me (tradotto letteralmente in italiano come “L’ultima cosa che mi ha detto”) è un thriller di stampo molto classico in cui Hannah (Jennifer Garner), sposata da poco con il vedovo Owen (interpretato da Nikolaj Coster-Waldau, il Jaime Lannister di Game of Thrones), di punto in bianco vede sparire il marito nel nulla.
O meglio, non proprio nel nulla, visto che l’uomo lascia un bigliettino con sopra scritto “proteggila”.
La persona bisognosa di protezione è Bailey (Angourie Rice), la figlia di Owen, con cui Hannah ha un rapporto conflittuale nel più classico dei “sei la matrigna che mi porta via il papà”. Bailey va al liceo, è in quella fase della vita in cui la prenderesti sempre a sberle, ma è pure una ragazza intelligente che vuole molto bene a suo padre e che comprensibilmente non prende bene la notizia della sua scomparsa.
La sparizione di Owen acquista subito contorni torbidi, perché la compagnia hi-tech per cui lavorava si scopre essere piuttosto truffaldina, e il ventaglio di possibili motivi della sua dipartita si allarga di minuto in minuto.
Buona parte delle persone coinvolte pensa che Owen sia fuggito perché sapeva che presto avrebbe rischiato di finire in prigione, ma Hannah ovviamente non crede a questa versione e prova a investigare per conto suo per scoprire la verità.
Il fatto che lo faccia insieme a un’adolescente con cui non è affatto in buoni rapporti è teoricamente l’elemento più caratterizzante di tutta la serie.
Più sopra parlavamo di contesti. A essere del tutto onesti, già in fase di trailer e comunicati stampa Apple Tv+ non aveva fatto il passo più lungo della gamba: The Last Thing He Told Me era venduta come un thriller con un buon cast, tratta da un romanzo di successo (anzi, grande successo, 65 settimane nella The New York Times Best Seller list).
E a conti fatti questo è.
Allo stesso tempo, come accennato, il livello finora mantenuto da quasi tutte le produzioni della casa di Cupertino non poteva che tenere alte le aspettative, paradossalmente alzate proprio dal cast: nel momento in cui decidi che i protagonisti della tua serie sono due faccione molto conosciute e amate dal pubblico cine-seriale (ok, Jennifer Garner non è Julia Roberts o Charlize Theron, e non si trova nella fase più luminosa della sua carriera, ma è comunque Sydney Bristow di Alias più un sacco di altre cose), non possiamo che drizzare le antenne e unire quei nomi alla fama che la piattaforma si è giustamente meritata in questi anni.
Quello che però succede è che, almeno a giudicare dai primi due episodi messi a disposizione da Apple, The Last Thing He Told Me si rivela poco più di un compitino.
Non c’è praticamente nulla, né sul fronte della scrittura né su quello della messa in scena, che non suoni già visto e in buona parte prevedibile.
Se l’idea della sparizione in sé non fa gridare al miracolo, la scoperta che dietro quella scomparsa c’è del torbido fa scattare subito il “ma va?”, così come l’idea che Hannah debba investigare da sola perché le autorità sbaglieranno sicuramente pista.
E anche il cuore narrativo della serie, cioè il rapporto molto teso fra figlia e matrigna, si sviluppa fin da subito su binari del tutto ordinari, quelli cioè di uno scontro al femminile che non potrà che finire con grandi abbraccioni quando le due avranno vissuto un po’ di avversità insieme, scoprendo che in fondo non sono così incompatibili.
Ci sono perfino piccole scelte che suonano vagamente storte, o inavvertitamente comiche, come il bigliettino risicato che Owen lascia alla moglie (con due parole in croce) seguito dal mezzo papiro che lascia alla figlia, che fa temere l’arrivo di un terzo personaggio a cui sarà stato lasciato un tomo di 98 pagine scritte a mano.
Tenendo però a mente la premessa iniziale, occorre anche dire che The Last Thing He Told Me non è “orrenda”.
Non siamo in presenza di una baracconata recitata male e piena di buchi di trama (almeno per ora). È un thrillerino onesto che applica con una certa perizia le più basilari regole del genere, senza rischiare niente ma evitando anche gli errori più grossolani.
Bisognerebbe anche capire quanto la scelta di far sparire (forse rapire) un uomo, dando la responsabilità delle indagini a due donne, verrà problematizzata e resa parte del discorso più complessivo della serie, cosa che potrebbe darle un ulteriore strato di spessore.
Lo stesso rapporto fra le due, evidentemente parte importante della narrazione, non è ancora stato adeguatamente sviscerato dai primi due episodi, e quindi qualche sorpresa è ancora possibile (anche se, francamente, non così probabile, e il fatto che non la si percepisca arrivare è un problema a prescindere dal fatto che poi arrivi o meno).
Questo dovrebbe bastare per promuoverla?
Eh, dipende. Se siete amanti dei gialli e siete di bocca buona, The Last Thing He Told Me è una serie che probabilmente farà il suo e riuscirà a intrattenervi.
Se però proviamo a inserire lo show in un contesto più ampio, come ci tocca/piace fare qui su Serial Minds, allora The Last Thing He Told Me mostra i limiti di una serie fin troppo ordinaria, piazzata su una piattaforma che finora di cose molto ordinarie ne ha fatte poche.
Non siamo sulla generalista e gratuita NBC, siamo su Apple Tv+, la piattaforma che abbiamo sempre elogiato anche perché non ci stava a offrire i prodotti mega-generalisti nei quali ormai Netflix sguazza da tempo (con risultati anche peggiori di The Last Thing He Told Me, questo va detto).
Un po’ come dire che è perfettamente legittimo divertirsi, applaudire e appassionarsi durante una partita di serie B, ma se guardi una partita di serie A vuoi vedere un gioco da serie A.
Apple Tv+ è ormai una piattaforma da Champions League, The Last Thing He Told Me… mica tanto.
Perché seguire The Last Thing He Told Me: perché è un thriller semplice e dritto, che può intrattenere chi ama quel genere.
Perché mollare The Last Thing He Told Me: le prime due ore non hanno aggiunto nulla a ciò che abbiamo già visto e già sentito mille volte in questo tipo di storie.