La vita bugiarda degli adulti – Netflix: una serie che si piace troppo di Marco Villa
La vita bugiarda degli adulti è la serie Netflix tratta da Elena Ferrante e no, non è una nuova Amica Geniale
Se vi ricordate l’impatto avuto dalle prime puntate de L’amica geniale, vi sarete accorti che no, non è successa la stessa cosa con La vita bugiarda degli adulti. Eppure stavolta è pure su Netflix, che in quanto a creazione di fenomeni non è proprio l’ultima arrivata e che si è presa questa serie che sviluppa in sei episodi l’ultimo libro di Elena Ferrante (o il primo uscito dopo la tetralogia su Lila e Lenù). La ragione non è legata solo a una storia che può essere più o meno potente o a un culto per forza di cose meno ampio rispetto alla saga delle due amiche, ma risiede direttamente nella qualità della serie. Che vorrebbe essere tanto, vorrebbe essere tutto e invece finisce per avvitarsi su se stessa.
Disponibile dal 4 gennaio su Netflix, la serie è scritta dallo stesso nucleo di autori de L’Amica Geniale, ovvero Ferrante stessa con Laura Paolucci e Francesco Piccolo. Cambia il quarto, che è poi anche il regista: là Saverio Costanzo (che ha diretto quasi per intero le prime due stagioni), qui è Edoardo De Angelis, che firma tutti i sei episodi. La storia è quella di Giovanna (Giordana Marengo), una ragazza che sta finendo il liceo nella Napoli dei primi anni ‘90 e quindi è nella perfetta età per dubitare di tutto e per voler ribaltare l’ordine costituito. Non potendo/volendo fare su larga scala, si “accontenta” di agire nel privato, ovvero nella sua borghesissima famiglia: casa nelle zone bene di Napoli, genitori (Alessandro Preziosi e Pina Turco) che insegnano, amici di famiglia che appartengono allo stesso mondo.
Per cercare la propria dimensione (e identità) separata dalla famiglia, inizia a crearsi il proprio spazio: una coppia di amiche con cui divide tutto, il centro sociale Officina 99, ma soprattutto l’incontro con una zia che proprio dalla famiglia è sempre stata estromessa. Lei è Vittoria (Valeria Golino), è la sorella del padre, ma i due non si parlano da poco dopo la nascita di Giovanna. Una cancellazione assoluta, di cui la ragazza non si fa una ragione: iniziando a frequentare Vittoria, vedrà in lei una irrequietezza simile a quella che la anima e riceverà diverse dritte su come decodificare quel mondo degli adulti che le sembra così lontano e poco comprensibile.
Insomma: storia di formazione, con intrighi famigliari a doppio e triplo filo. Una storia con un enorme potenziale nazionalpopolare, che viene però virato verso un prodotto autoriale. Molto autoriale, pure troppo. Bastano poche sequenze per capire che La vita bugiarda degli adulti è una serie che si prende incredibilmente sul serio nel suo tentativo di “non essere la solita serie su una famiglia disfunzionale”. Lo fa rallentando all’estremo lo sviluppo della storia (che di suo non ha questa trama thrilling) e aggiungendo elementi sonori e visivi che vorrebbero essere disturbanti (come alcuni campionamenti pitchati di alcune frasi di Giovanna che ritornano lungo le puntate), ma che finiscono per essere solo decontestualizzati.
Ecco, a funzionare è invece il contesto: quella de La vita bugiarda degli adulti è una Napoli diversa dalla città che abbiamo visto sugli schermi in questi anni, tanto per le ambientazioni alto-borghesi, quanto per quelle più popolari. Allo stesso modo funziona bene la colonna sonora, tutta basata sulla scena che ruotava intorno proprio a Officina 99, a cominciare dagli Almamegretta, che tornano più volte negli episodi.
Tutta questa situazione avrebbe avuto una possibilità di salvarsi con grandi interpretazioni, ma anche qui purtroppo qualcosa non torna, più per colpa della scrittura che delle interpretazioni. Nel primo episodio Valeria Golino cambia la temperatura della serie, così come Preziosi riesce a trovare il giusto tono per il suo personaggio di padre progressista ma in fondo all’antica ma in fondo amico della figlia ma in fondo bugiardo. La stessa Marengo sopperisce alcuni inciampi recitativi con un grande lavoro sul corpo e sulla fisicità, ma le scene faticano a girare: tutto sembra artefatto, costruito, non si riesce mai davvero a credere a quello che si vede sullo schermo. Al punto che si alternano scene quasi surreali (la pioggia che chiude il secondo episodio) e altre da puro melodramma (Golino che si rivolge alla nipote con un tragicissimo: “Che hai da guardare? Non hai mai visto una donna piangere?”).
Non è però la grande costruzione che sta dietro all’Amica Geniale, ma una sua versione depotenziata. Il confronto con la serie di HBO è letale, ma anche senza una pietra di paragone così importante e di successo, La vita bugiarda degli adulti ha troppe criticità per poter davvero spiccare.
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