Il Mistero dei Templari su Disney+ – Una serie di cui non c’era bisogno di Diego Castelli
National Treasure: Edge of History si pone come seguito del film con Nicholas Cage e non offre praticamente nulla di interessante
Visto che si avvicina il Natale ed è tempo di essere tutti più buoni, niente di meglio di una bella stroncatura.
Parliamo quindi de Il Mistero dei Templari – La serie, altrimenti chiamata National Treasure: Edge of History.
Come nome suggerisce, si tratta della versione seriale (nonché sequel) del quasi omonimo film con Nicholas Cage, uscito nel 2004 e capace di farsi volere piuttosto bene nel mondo poco impegnato delle avventure per famiglie.
È inutile pontificare ancora sul tema dei remake, dei sequel, dei prequel, della sempre maggiore difficoltà, per piattaforme e case di produzione, di rischiare con prodotti realmente originali, preferendo affidarsi alla riproposizione di brand già conosciuti che possono far drizzare le antenne a un pubblico mondiale continuamente bombardato di stimoli e proposte.
Vale la pena forse di riconoscere, come una sorta di confessione, che per quanto questa proliferazione di cloni sia complessivamente fastidiosa, la qualità dei singoli prodotti aiuta a mitigare il fastidio o, al contrario, lo amplifica.
Il fatto che Andor sia un prequel del prequel poteva far sbuffare al momento del suo annuncio, ma poi la serie si è rivelata ottima, e quindi lasci correre.
Ma pure Willow, sempre per non spostarci da Disney+, è una serie con poche pretese ma anche capace di divertire con leggerezza.
Ecco, con Il Mistero dei Templari, invece, il fastidio per i remake e sequel fatti solo per far cassa cresce istantaneamente.
Naturalmente Nicholas Cage non c’è, mentre ci sono un paio di altri personaggi che nel film avevano ruoli minori, e che ce li hanno grosso modo anche qui (nello specifico Harvey Keitel e Justin Bartha).
La protagonista è invece Jess (Lisette Olivera), una ragazza di origine centroamericana che da anni sogna di avere la cittadinanza statunitense con un unico obiettivo: entrare nell’FBI e diventare un’esperta di codici e decrittazioni.
Jess ha infatti un’innata abilità nella risoluzione degli enigmi e, quando viene messa di fronte alla rivelazione che il suo defunto padre, che lei credeva essere stato poco più che un ladruncolo, era invece parte di una società segreta di protettori di tesori, decide di usare tutti i suoi talenti per scoprire la verità sulle sue origini.
Sulla strada troverà amici e alleati, ma anche grossi ostacoli, per esempio Catherine Zeta-Jones, che in questo periodo abbiamo già (ri)visto come Moticia Addams in Wednesday, e che qui invece fa la mercante d’arte un po’ losca, pronta a tutto per mettere le mani sulle reliquie più preziose del mondo.
In termini di narrazione nuda e cruda, e come era lecito aspettarsi, questa National Treasure non si discosta poi molto dall’originale: un personaggio principale abile con gli enigmi, una quantità di indovinelli concatenati, la massoneria, lo scontro fra chi esplora la Storia per scoprire il mondo e trovare se stesso, e chi invece vuole sfruttarla per denaro e potere.
A mancare però è tutto il resto. Non che Il Mistero dei Templari fosse un capolavoro, e anzi emanava quell’aura da Indiana Jones che non ce l’ha fatta, che rendeva poco probabilmente il suo ricordo come film immortale.
Detto questo, però, un paio d’ore di avventura allegrotta, per famiglie, di buon ritmo, con un Nicholas Cage più in forma di quanto non sia ora, garantivano una serata cinema dignitosa, o una pizza sul divano in compagnia di un film scacciapensieri.
La serie, invece, sembra mancare dei mezzi tecnici, artistici e, stranamente, perfino economici, per offrire qualcosa che non sappia di minestra riscaldata.
In termini di scrittura, il pilot è fastidiosamente didascalico, con la maggior parte dello sforzo profuso negli enigmi (senza peraltro farci rimanere a bocca aperta, ma anzi costringendoci a guardare Jess che risolve ogni tipo di puzzle con abilità quasi mistica), ma troppa poca cura nella costruzione dei percorsi che portano da un enigma e l’altro.
La trama è insomma fin troppo esplicita nelle sue dinamiche di fondo, e rende i personaggi mere funzioni, con poco spessore umano.
A questo, poi, si aggiungono singole scelte che aumentano quel senso di eccessiva foga descrittiva che rende il tutto abbastanza sbrodolato: per esempio, è legittimo che il forte desiderio di Jess di entrare nell’FBI venga espresso più di una volta nel corso dell’episodio, perché è un tratto fondante del suo carattere. Allo stesso tempo, questa aspirazione è ribadita un numero francamente incalcolabile di volte durante il primo episodio. Dopo un po’, anche basta, abbiamo capito.
Siamo quindi dalle parti di una serie per ragazzi che però offre pochi appigli di interesse a un pubblico appena più smaliziato.
Se poi guardiamo alla messa in scena, anche qui c’è ben poco di memorabile.
Il pilot è diretto da Mira Nair, regista indiana di solida carriera, ma che in vita sua non è certo diventata famosa dirigendo pellicole di azione o di avventura.
L’impressione è che a Disney servisse un nome, magari un nome di donna, magari non americana, magari con un certo pedigree da regista semi-impegnata, che però alla fine produce un pilot estremamente scolastico, in cui non c’è nulla di personale, nulla che non avrebbe potuto girare qualunque altro/a regista.
Il risultato sembra anche povero in termini puramente economici, con set poco affascinanti ed enigmi che si risolvono in oggetti nascosti in altri oggetti già presenti sulla scena, come nelle cacce al tesoro organizzate dai genitori per i bambini di sei anni Per non parlare di soluzioni visive trite e ritrite (tipo la capacità di Jess di “vedere” la soluzione agli enigmi) che paiono prese di peso da certe serie medical alla The Good Doctor.
Onestamente, non salvo praticamente nulla.
E non perché Il Mistero dei Templari sia una serie “orrenda”, ma semplicemente perché non aggiunge nulla alla nostra dieta seriale, non diverte e non appassiona sopra il livello di decenza, non riesce a rinverdire i fasti di una saga cinematografica che poi, in effetti, tutti sti fasti non è che li avesse prodotti, come se una certa “medietà” di fondo del film con Nicholas Cage fosse ovviamente incapace di trasformarsi in qualcosa di memorabile una volta tramutata in serie.
E se da una parte potrei comunque essere indulgente considerando questo show una roba per ragazzini, lasciando quindi a loro la possibilità di divertirsi con un intrattenimento semplice e tranquillo, dall’altra parte non posso non sentirmi preso in giro per l’ennesima rispolverata di un brand che tutto sommato avevo apprezzato a suo tempo, ma che non aveva bisogno di essere forzatamente resuscitato e, soprattutto, non aveva bisogno di essere resuscitato così.
Nel 2004 mi ero divertito, oggi mi è sembrato di perdere un’ora della mia vita, e chi ha usato quel titolo per attirarmi qui è colpevole di avermela portata via.
Perché seguire Il Mistero dei Templari – La Serie: se avete dodici anni e vi piacciono le avventure con gli enigmi.
Perché mollare Il Mistero Templari – La Serie: se avete più di dodici anni vi accorgerete molto presto di quanto tutta la baracca sia povera: di idee, di coraggio, di mezzi produttivi.