Odio il Natale – Netflix: una serie facile facile di Marco Villa
In Odio il Natale, Pilar Fogliati è una trentenne alla disperata ricerca di un fidanzato da presentare al cenone della vigilia
Fare canzoni sul Natale è una cosa difficilissima, perché sei lì sospeso tra i grandi brani della tradizione (li stravolgi? Li rispetti? Li ignori?) e il rischio di fare qualcosa di nuovo che suoni come una filastrocca delle elementari. Fare film e serie sul Natale non è molto diverso: lì i grandi classici sono una cosa a parte, ma comunque è un attimo che oscilli tra cinismo e sdolcinatezza. Trovare la giusta via di mezzo, che sappia tirare dentro dell’ironia, ma senza sembrare dei Grinch avvelenati, ecco quello è il sacro Graal della situazione. È difficilissimo, ma alcuni ci provano. Odio il Natale appartiene a questa pattuglia e in parte ci riesce anche. In parte, però.
Remake italiano di una serie norvegese (è su Netflix con il titolo Natale con uno sconosciuto), Odio il Natale affronta l’annosa questione di una ragazza che è l’ultima della famiglia a non avere un fidanzato. Questa faccenda viene vissuta in modo ovviamente iper-drammatico dalla madre di lei e in modo abbastanza stronzo da fratelli e sorelle che la prendono in giro in modo più o meno bonario. Messa spalle al muro da continue richieste e insinuazioni in questo senso, la trentenne Gianna dichiara che sì, finalmente porterà un fidanzato alla cena di Natale. Gioia e giubilo, peccato che il fidanzato non esista e lei debba trovarselo in un paio di settimane, nonostante siano tre anni che non esce con nessuno, perché ancora traumatizzata dalla fine della precedente relazione.
Seguiranno: tentativi a caso sulle app di dating; prove di scioglimento e uscita con persone diversissime da lei e diversissime tra loro; sconquassi famigliari; autoanalisi ed equivoci. Tutte situazioni che potete immaginare, perché non stiamo raccontando niente di nuovo. A fare la differenza dovrebbero essere il cast e il tono. E il cast funziona, dal primo all’ultimo elemento: Gianna è interpretata da Pilar Fogliati, che lungo tutta la serie non perde mai il contatto con il personaggio, portando a casa un’interpretazione leggera e diretta.
Gianna è letteralmente al centro di ogni scena di Odio il Natale, senza esclusione alcuna e Fogliati quelle scene le tiene con grande naturalezza. La stessa dei comprimari che le ruotano intorno, a cominciare dall’amica Titti (Beatrice Arnera) e dai vari uomini che incontra nelle puntate. Come detto, il cast è ottimo e riesce a tenere in piedi personaggi che sono un po’ semplificati, ognuno legato a un solo pensiero/obiettivo e con psicologie non proprio profonde. Per dire, la stessa Gianna è una ragazza trentenne del 2022 che vive la sua condizione di single come se fossimo negli anni ’60 (affiora anche la parola “zitella”), eppure Fogliati riesce a renderla comunque credibile.
Unica nota dolente sul cast, ma in realtà gli attori non c’entrano: la serie è ambientata a Chioggia e gli interpreti sono spaccati a metà tra chi ha un accento veneto e chi recita in dizione. In una serie americana o inglese, se un personaggio ha un determinato accento non è mai per caso: qui sì, anche all’interno della stessa famiglia. Una roba straniante, che toglie un po’ di senso.
Dopo il cast, il tono, che è leggero con punte irriverenti, ma mai caustico. E funziona, soprattutto all’inizio, pur parlando di una serie che è molto canonica e senza scossoni: nel corso delle puntate non c’è una sorpresa, un imprevisto, qualcosa che spiazzi. Al contrario: più si prosegue, più i tasselli vanno a piazzarsi esattamente nei posti che lo spettatore immaginerebbe. La salvezza di Odio il Natale è la sua capacità di mantenere comunque una freschezza innegabile, nonostante la prevedibilità di fondo. Così, quando si arriva al finale, i dubbi sono davvero pochi.
Odio il Natale è un prodotto natalizio che fa il suo dovere, grazie anche a una durata ridotta (sei episodi da mezz’ora, al limite del “bastava un film”). Non lascia però il segno. Ma è la maledizione delle canzoni di Natale.
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