Serial Previews – Le nuove serie del 2011 di La Redazione di Serial Minds
Tutto quello che (non) vedrete in autunno
La stagione televisiva entra negli ultimi, caldi mesi, ma noi siamo già oltre.
Serial Minds scruta i nuovi orizzonti della serialità e vi porta a settembre, quando inizieranno tante nuove serie.
E saranno tutte meravigliose.
Più o meno.
Go to Lourdes! è un crime rivoluzionario: in ogni puntata, verrà risolto un caso. A farlo, però, non sarà un normale poliziotto, ma John Smith, tassidermista con la sindrome di Tourette, interpretato da Forest Whitaker. Oltre alla sindrome, John ha una malattia che, a seconda dei giorni, gli blocca un arto a caso. In più, è daltonico, motivo per cui gli occhi dei suoi animali impagliati non sono mai uguali. Ma non è finita: ha un passato di dipendenze, una madre opprimente ed è pure negro, ebreo e comunista. Nei primi episodi è gay, ma poi gli passa (qui si sente l’influenza vaticana). In questo modo potrà conoscere molte donne, ma non riuscirà mai a concludere, perché John, ovviamente, ha anche problemi di impotenza. Un personaggio diverso dai cliché del solito detective, ma che sarà in grado di appassionarvi con un’arma mai usata in precedenza: la pietà. (mv)
Un nuovo medical dagli stessi autori di FS – Medici sul primo binario, e Mouse – MD. John Smith, interpretato da Tony Shalhoub, è un anziano dottore di paese che, dopo la distruzione del suo villaggio da parte di un’inusuale proliferazione di gramigna, è costretto a trasferirsi in città per mancanza di clienti. Qui trova lavoro in un famoso ospedale, e gran parte della serie tratterà dello scontro tra i vecchi ma affettuosi metodi del vecchio terapista, e le moderne (ma fredde e impersonali) tecniche della medicina. Per fare un esempio, John non prescrive esami, e si limita a usare il suo fedele stetoscopio. Già di per sé accattivante, la serie dovrebbe portare una bella dose di novità nei classici meccanismi del medical: John, infatti, diagnostica sempre e solo bronchiti, raffreddori e gomiti del tennista, e la maggior parte dei suoi pazienti, affetta da tutt’altre patologie, muore. Il titolo provvisorio è Doctor and The City. (dc)
Una nuova, stupefacente serie di HBO. Dimenticate i ritmi frenetici di Boardwalk Empire, l’incessante successione di eventi di Six Feet Under e persino l’adrenalina di Treme. Questa volta dalle parti del canale via cavo più cool d’America arriva un prodotto dai ritmi stranamente lenti, dilatati: A walk on the boring side. La storia segue le vicende di John Smith, pensionato di 80 anni che ogni giorno si reca nei pressi di un cantiere per osservare come procedono i lavori. Ogni giorno, però, qualcosa gli impedisce di raggiungere il luogo: lo sciopero dei mezzi, la sciatica, l’ascensore che non funziona. Intorno alla sesta puntata, John riuscirà ad arrivare alla meta, ma si accorgerà di aver dimenticato a casa gli occhiali. Da HBO assicurano che, nell’arco delle otto puntate del telefilm, ci sarà una sola svolta narrativa, ma che questa non verrà mostrata. Una serie straziante, una grande prova d’attore per James Van Der Beek. (mv)
Don’t Mess with me è un teen drama che punta a rinnovare una lunga ma ormai stanca tradizione. Johnny Smith (Tobey Maguire) è un sedicenne ricco e svogliato, che per una serie di curiose circostanze finisce a studiare in una scuola pubblica del Bronx. All’inizio strafottente nei confronti degli altri studenti, scopre l’utilità di modi più gentili dopo che alcuni compagni di classe gli strappano tre molari con un paio di pinze prese in prestito nell’ora di educazione tecnica. Durante la riabilitazione conosce Amy, figlia di uno dei bidelli, e se ne innamora perdutamente. Ma proprio quando Johnny sta cominciando a capire che il denaro non è tutto, se non è accompagnato da affetto sincero e amicizia, Amy lo tradisce con un pizzaiolo armeno. La prima stagione termina con Johnny che paga un certo “amico” di suo padre perché si munisca di esplosivo e faccia brillare la scuola. Pare che per la seconda stagione sarà necessario un nuovo casting. (dc)
Quiet Chaos è il telefilm pensato e realizzato per soddisfare gli orfani di Lost. A ferragosto a New York nevica, dall’altra parte del mondo i cani iniziano a tirare craniate contro il muro. I due eventi sembrano scollegati, ma il burbero agente speciale John Smith (un ringiovanito Terry O’Quinn) capisce che qualcosa li unisce: nello scetticismo di colleghi e superiori, dà vita a un’indagine che lo porterà nei più pericolosi bordelli di Ciudad Juarez (dove le lavatrici non fanno più la centrifuga) e in un paesino sperduto della Scozia (dove, nella piazza principale, è comparsa una statua di Elvis con le tette). John dovrà rispondere a difficili quesiti: perché in Spagna l’acqua non bolle più? E soprattutto, perché i conigli hanno smesso di riprodursi? Per decifrare questi enigmi, John dovrà guardarsi da tutti e da tutto, mentre la moglie lo tradisce con il cugino polacco e la figlia si arricchisce contrabbandando minidisc Sony. La prima stagione terminerà con un finale aperto: gli autori dicono infatti che il rinnovo è assicurato. (mv)
Con Almost Super Powers NBC tenta un nuovo rilancio, e decide di puntare ancora sul genere supereroistico, mettendo insieme una squadra davvero speciale. Un misterioso finanziatore, di cui si conoscono solo le iniziali (G.P.) e poche caratteristiche fisiche (barba bianca, cappello rosso, tutto blu e alto due mele o poco più) chiama a raccolta alcuni tra i più talentuosi mercenari del pianeta, per formare un gruppo anticrimine pronto alle situazioni più estreme: Braccio di Ferro, l’uomo incaricato degli interventi di forza bruta; Tiramolla, specializzato nell’infiltrazione attraverso le grate di areazione; Tarzan, capace di usare a suo vantaggio la fauna della zona (e se non c’è fauna perché sono in centro a Chicago, cazzi suoi); i Gemelli del destino, che se c’è da disarmare qualcuno facendo uscire energia blu dalle mani giunte son sempre pronti; e infine un personaggio che fungerebbe da spalla comica: al momento la scelta non è definita, ma si fanno i nomi di Pippo, Paperoga, John Smith e il nano Cucciolo (con un netto vantaggio di quest’ultimo, per una sua certa abilità nel procacciare ai dirigenti del network fanciulle graziose e disinibite che non hanno problemi a fingersi svenute e consenzienti dopo il semplice morso di una mela). Per la regia del pilot lotta a tre fra Tim Burton, Robert Zemeckis e il camaleonte dei sofficini Findus. (dc)
Arriviamo a uno dei pezzi forti: Let’s go get a beer together at the same old pub in which we spent every night of our life talkin’ about a lot of interesting things. Si tratta di una sitcom spassosa e brillante. Protagonisti sono quattro trentenni che cercano amore e lavoro. I protagonisti daranno vita a simpatici siparietti di gioiosa comicità, giocando sui luoghi comuni dei single e delle coppie. Si mischieranno tra loro in amplessi alternati, per dare vita a una girandola di emozioni e a un caleidoscopio di situazioni. In ogni puntata, un avventore del bar cercherà di ucciderli con le armi più improbabili, ma loro riusciranno sempre a salvarsi in modi buffi e insospettabili. A tre quarti della prima stagione ci saranno alcune puntate dal sapore agrodolce, ma tutti si risolverà con abbraccioni e qualche birra in più. La novità è che, a differenza di altre serie simili, si andrà sul risparmio assoluto: una sola scenografia (il bar appunto). Tanto si finisce sempre lì. Una serie corale che segna il ritorno di America Ferrera, che ha promesso diverse scene di nudo. (mv)
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Non si ferma la mania dei vampiri, tanto che AMC propone una sua versione delle creature della notte. La rete di Mad Men propone una storia forte, dei risvolti esistenziali: protagonista di Loose a Tooth è John Smith (Timothy Olyphant), uno dei vampiri più antichi e conosciuti del basso lodigiano, che ha perso i canini appuntiti a causa di una violenta forma di piorrea. Affidatosi alla mutua per mancanza di denaro (secoli di risparmi persi coi mutui subprime), John finisce col ritrovarsi una bella dentiera di finta porcellana, con denti regolari e senza manco uno spigolo. Inizia così un lungo percorso di crescita personale, in cui il vampiro, privato del suo strumento di terrore e offesa, finisce con l’essere poco temuto e molto compatito: la gente lo scambia per uno che abusa di botox, che si tinge, e che dovrebbe prendere un po’ di colore, se non fosse per quella fastidiosa fotosensibilità. La fame di sangue viene percepita come la solita moda passeggera imposta da Jennifer Lopez e subito bocciata da una lunga serie di nutrizionisti, che la vedono come una delle cause principali dei fastidiosi inestetismi della cellulite. Un telefilm che usa il soprannaturale come metafora della crisi economica e di valori che attanaglia l’Occidente. (dc)