Wrong Side of the Tracks – Netflix: sognare Clint Eastwood e finire come il poliziotto Huber di Marco Villa
Wrong Side of the Tracks cerca di essere la versione seriale e spagnola di Gran Torino, ma finisce per assomigliare agli svizzeri di Aldo, Giovanni e Giacomo
Se volete avere chiaro il livello di Wrong side of the tracks (o Entrevias, per seguire il titolo originale spagnolo di questa serie Netflix) non serve guardare il pilot, bastano 20 secondi, quelli che iniziano al minuto 53:30 della prima, infinita puntata. Vi consiglio di mettere play, ma comunque vi racconto cosa succede: c’è un ragazzo che scende di corsa le scale, gira l’angolo di fretta e non si accorge di una donna anziana che a sua volta sta scendendo, con infinita lentezza. Lei si spaventa, perde l’equilibrio e cade. Ora, provate a pensare a questa scena e ambientatela a Milano 2, come se fosse una ricostruzione degli svizzeri, la parodia di Ultimo Minuto che facevano Aldo, Giovanni e Giacomo a Mai dire Gol. Ecco, il livello è questo. Esattamente questo. E capite che questi venti secondi valgono più di qualsiasi discorso, compreso il paio di migliaia di battute che arriva dopo questa foto.
Wrong Side Of The Tracks, prima di rovinare a terra con la povera sciura, non inizia nemmeno malissimo, ma è raro trovare una serie che peggiora di scena in scena, di minuto in minuto. Il personaggio principale è Tirso, ex ufficiale dell’esercito (ci tiene: lo ricorda nella sua prima battuta, con tanto di dichiarazione della guerra in cui ha combattuto). Ora invece è un 65enne spigoloso, che gestisce una ferramenta in un quartieraccio di. Non ha moglie, ma figli e nipoti che disprezza (ricambiato). Fosse per lui, starebbe sempre da solo, ma finisce per essere coinvolto nelle beghe della nipote adottiva: una ragazza vietnamita, che lui si ostina a chiamare cinese, che finisce coinvolta in un giro di spaccio e chiede aiuto proprio al nonno. Che a sua volta finisce coinvolto in quella storia, che al mercato mio padre comprò.
Per darvi un’idea: Wrong Side Of The Tracks vorrebbe tantissimo essere Gran Torino, con Josè Coronado al posto di Clint Eastwood. E questa – che può sembrare una battuta è in realtà l’unica cosa che funziona. Fatte tutte le proporzioni di questo e dell’altro mondo, nelle prime scene Coronado tiene il ruolo del burbero, che non sopporta i giovani, dimostra da subito di essere razzista, ma allo stesso tempo è un punto di riferimento per la comunità in cui vive. Il riferimento al film di Eastwood (uno dei più belli in assoluto) è evidente nelle prime sequenze, ma questo parallelo crolla nel momento in cui ci si rende conto che è solo nella testa degli autori, perché nessun altro interprete è in grado non solo di reggere il confronto, ma nemmeno di sembrare un essere umano che fa lo stesso lavoro di Eastwood.
Ad eccezione di Coronado, tutti gli altri attori sono impresentabili, una collezione vivente e semovente di sbuffi, smorfie e faccette, costantemente in overperforming e incapaci di sembrare credibili nemmeno per mezzo secondo. A questo aggiungete il carico da novanta di regia e montaggio che confezionano primizie come quella citata in apertura di pezzo.
E allora dallo sguardo di ghiaccio di Clint Eastwood si passa immediatamente allo sguardo bovino del poliziotto Huber. Non male, no?
Ovviamente, stiamo parlando di un’altra serie che al momento sta macinando ore su ore di visione nelle classifiche Netflix di mezzo mondo. Ma questo già lo sapevate, no?
Perché guardare Wrong Side Of The Tracks: per la speranza che arrivi DAVVERO Clint Eastwood a fare giustizia
Perché mollare Wrong Side Of The Tracks: perché avete raggiunto quella scena fatidica di cui si parla nel pezzo