Gaslit, la serie sul Watergate con Julia Roberts e Sean Penn di Marco Villa
Gaslit è lo scandalo Watergate raccontato dal punto di vista di una donna che non accetta compromessi e di un sottobosco politico di yesman
Il prossimo giugno, saranno cinquant’anni dal più clamoroso e fallimentare tentativo di manipolare la politica statunitense, quello che sarebbe poi sfociato nello scandalo Watergte. Nella frase precedente, la parola chiave è “fallimentare”, perché – senza essere complottisti – si può pensare serenamente che altri tentativi siano andati a buon fine, arrivando fino ai giorni nostri e alle ingerenze straniere nelle elezioni presidenziali che videro trionfare Donald Trump. Il Watergate però è un caso talmente grande che i 50 anni sono lì apposta per dire: “oh, facciamo una serie su tutto quello che è successo?”. Ed eccola la serie: si chiama Gaslit, ha Sam Esmail (Mr. Robot) tra gli executive producer ed è in onda su Starz dal 24 aprile.
La storia del Watergate è stata raccontata mille volte, concentrandosi in particolare su Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti del Washington Post che scoprirono come il comitato per la rielezione di Richard Nixon spiasse i rivali democratici, con conseguente scandalo e, infine, le dimissioni del presidente (a favore di quel Gerald Ford della cui moglie si parla in The First Lady, peraltro). Gaslit non prende il punto di vista dei giornalisti, ma cerca di raccontare cosa si muoveva all’interno della Casa Bianca e cosa portò a una catastrofe simile. Perché le dimissioni di un presidente che aveva ottime possibilità di essere rieletto sono una catastrofe.
Buona parte di Gaslit è occupata dal racconto del sottobosco politico di Washington, quello che vive all’ombra della presidenza e farebbe carte false per un mettersi in mostra. In particolare, si parla – appunto – del Comitato per la rielezione di Richard Nixon, diretto dall’ex procuratore generale John Mitchell (Sean Penn): è all’interno di questo comitato che si decide di avviare l’opera di spionaggio degli avversari, affidandosi a Gordon Liddy (Shea Whigham), un fascista ed ex militare, totalmente esaltato.
Al netto di tanti comprimari, mancano due figure a questo riassuntino: la prima è quella di John Dean (Dan Stevens, Legion), che lavora alla Casa bianca, è affamato di gloria e potere, ma fatica a trovare entrambe. E soprattutto Martha Mitchell (Julia Roberts), moglie di John Mitchell e voce libera, ai limiti del fuori controllo, che non si fa problemi a rilasciare interviste contro la guerra in Vietnam e quindi contro lo stesso Nixon.
Gaslit segue tutti questi filoni in parallelo, senza creare compartimenti stagni e anzi facendo spesso incrociare tra loro i personaggi, perché questo è il senso di tutto: raccontare come una scelta scellerata (dare l’ok allo spionaggio) abbia poi provocato un effetto valanga incontrollabile, che ha finito per coinvolgere decine di persone.
Gaslit è una serie solida, basata su un evento forte, che per il pubblico statunitense è decisamente noto. Da noi i dettagli si perdono, ma la storia funziona e si segue anche senza avere infarinature di sorta o senza sapere dove andrà a parare. Quei nomi che ho indicato tra parentesi fanno però capire da subito quale sarà la strada principale: già dal primo episodio, Julia Roberts e Sean Penn dimostrano di essere il centro di questa serie, con una manciata di scene in cui i rispettivi personaggi si scambiano accuse, schiaffi, insulti e smancerie con efficacia assoluta (che fa anche sorvolare sul trucco diversamente riuscito applicato a Penn), in un rapporto che diventerà sempre più tirato e drammatico.
Sono loro l’attrazione principale di Gaslit, ben oltre la storia della squadraccia che agirà nel concreto e anche di quella del giovane Dean e della sua donzella Mo (Betty Gilpin, da Glow), che pure avrà un rilievo importante, se non altro in termini di tempo speso in scena. Il primo episodio di Gaslit ha il merito di presentare un numero non indifferente di personaggi, ma di farlo senza prendere il pubblico per mano con una grande quantità di introduzioni e spiegoni, anzi.
In apertura abbiamo citato Sam Esmail, ma ci sono altri nomi da sottolineare: il primo è quello di Robbie Pickering, che ha adattato la serie dalla prima stagione del podcast Slow Burn di Leon Neyfakh, il secondo è quello di Matt Ross, attore di lungo corso (Gavin Belson di Silicon Valley, per citarne una) che qui firma la regia.
Il primo episodio di Gaslit è quello di una serie che ha delle basi solidissime su cui poggiare e una storia molto chiara davanti, per giunta sostenuta da un podcast di successo che ha già saggiato il terreno. Come sempre, quando si parla di politica, il vero tema diventa l’ambizione personale e la capacità di fare la cosa moralmente giusta, anche quando potrebbe ostacolare la propria carriera. Gaslit lavorerà proprio su quel confine sottilissimo tra lealtà e tradimento. La speranza è che nessuno dei personaggi venga eccessivamente incensato, perché la prima puntata è qui per dirci che di santi proprio non ce ne sono.
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