1 Aprile 2022

The Girl from Plainville – Una storia forte per una serie debolissima di Marco Villa

The Girl from Plainville è la storia (vera) di come una ragazza ha spinto un amico al suicidio, ma è una serie che gira in tondo

Pilot

Quando ho visto per la prima volta il trailer di The Girl from Plainville, quello che trovate qui sotto, la sensazione era che le immagini formassero in cielo la gigantesca scritta: “Bastava un film”. Perché la storia è chiarissima già dal trailer in tutti i suoi aspetti, quindi a che possono servire otto puntate per un totale di oltre cinque ore? Spesso i trailer sono menzogneri, ma per una volta la sensazione era esatta, perché dopo aver visto i primi episodi di The Girl from Plainville la domanda è rimasta esattamente la stessa: “ma perché dovrei vedermi altre cinque puntate di questa serie?”.

Dopo questa incoraggiante introduzione, è il caso di dire che The Girl from Plainville è una serie di Hulu, disponibile negli USA dal 29 marzo e verosimilmente in arrivo prima o poi in Italia su Disney+. La storia è quella che ruota intorno alla morte, realmente avvenuta, di Conrad Roy, un ragazzo di 17 anni che nel 2014 si è tolto la vita in una cittadina del Massachusetts. 

La causa della morte è chiaramente un suicidio, su questo non ci sono dubbi, ma, facendo qualche ricerca nel suo telefono, un detective inizia a sospettare che una sua amica possa avere avuto un ruolo attivo nel processo che ha portato alla morte del ragazzo, spingendolo a quella scelta attraverso sms e telefonate. L’amica in questione si chiama Michelle Carter, è una sua coetanea ed è la ragazza da Plainville che dà il titolo alla serie.

The Girl from Plainville mette subito tutte le carte in tavola: nelle prime sequenze del pilot (girato da Lisa Cholodenko) scopriamo la morte di Conrad, conosciamo da subito l’atteggiamento ambiguo di Michelle e sappiamo anche che un poliziotto si sta già attivando sulle sue tracce. Insomma: di mistero non ce n’è, ma viene da dire che non ci sono nemmeno mezze misure nel racconto. 

Protagonista assoluta della serie è Michelle, interpretata da una Elle Fanning a cui – come sempre – non si può dire nulla, anzi. Lei è bravissima, ma il suo personaggio è estremo e si comporta in modo irrazionale dal punto di vista narrativo: fin dal primo istante, Michelle si porta dietro un carico di dubbi legato a qualsiasi azione compia. 

Lo spettatore sa da subito che qualcosa non quadra, ma, in qualsiasi storia di questo tipo, gli altri personaggi dovrebbero impiegare del tempo prima di realizzare che il suo comportamento stona. Non è così: tutti i personaggi che entrano in contatto con Michelle, a cominciare dai suoi genitori, hanno la certezza che le cose non vadano per il verso giusto e lo stesso succede quando è la polizia a iniziare a interessarsi a lei.

The Girl from Plainville, insomma, non è la storia di una ragazza modello che si rivela essere meschina, ma la storia di una ragazza che tutti sono pronti a indicare quantomeno come sospetta. E sorpresa: fanno bene. I primi episodi diventano così un blocco di certezze monolitiche, in cui non si assiste ad alcun tipo di sviluppo, perché quello sviluppo è evidente e segnalato fin dalle sequenze di apertura citate poco fa. 

Trattandosi poi di una serie ispirata a una vicenda reale, manca anche il livello minimo di sospensione, dato dal non conoscere il finale della storia. Ciononostante, nelle prime tre puntate The Girl from Plainville continua a girare su se stessa, proponendo piccole informazioni sul passato dei personaggi, mostrando come il comportamento di Michelle diventi sempre più assurdo e in parallelo come il detective si avvicini sempre di più a lei. Ma è un falso movimento, è solo un modo per riempire i 40 minuti canonici, senza spostare la narrazione di una virgola.

Dopo aver visto tre episodi su otto, il giudizio su The Girl from Plainville è nettamente negativo: il dubbio (la speranza?) è che debba arrivare una seconda parte con un impianto più legal, in cui il focus si sposti sul tentativo dell’accusa di dimostrare le responsabilità di Michelle. È l’unica prospettiva che possa dare un senso alla serie stessa, perché al momento The Girl from Plainville è un drama senza approfondimenti o un crime senza indagine e mistero. In entrambi i casi, per ora un fallimento. Povera Elle Fanning (e pure Chloe Sevigny, che interpreta la madre del ragazzo).

Aggiungo un piccolo post scriptum: in occasione di The Thing About Pam abbiamo parlato (tra sito e podcast) di come la distanza temporale tra eventi e adattamento sia in costante riduzione. Questa serie è un altro passo in questa direzione e niente mi toglie dalla testa che questa corsa sia davvero eccessiva.

Perché guardare The Girl from Plainville: perché comunque al true crime non resistete

Perché mollare The Girl from Plainville: perché non si capisce come mai sia una serie e non un film



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