Incastrati – Netflix: la serie di Ficarra & Picone è una bella sorpresa di Marco Villa
Incastrati di Ficarra & Picone ha un fondo di comicità classicissima, su cui si innestano diverse idee interessanti e divertenti.
Cose che non mi sarei aspettato: che dovessi passare un altro 31 dicembre isolato e che Incastrati, la serie di Ficarra & Picone per Netflix, diventasse non solo il primo titolo iniziato nel 2022, ma pure il primo titolo finito nel 2022, per giunta tutto nella stessa sera. Certo, ha aiutato il fatto che per una volta la prole si fosse addormentata a un orario da prole, ma questi sono discorsi miei, che non c’entrano con la serie. O forse sì, ma lasciamo stare comunque.
Incastrati, come detto, è una nuova serie Netflix (sei puntate da 30 minuti circa) ed è soprattutto il tentativo fin qui più scoperto ed esplicito della piattaforma di prendersi quel pubblico generalista italiano a cui punta ormai da tempo e con una strategia chiarissima, che ha avuto un passaggio importante nella nomina di Eleonora Andreatta a vicepresidentessa dei prodotti originali italiani, dopo una lunga militanza nella fiction Rai. Perché ok i vari Summertime e Luna Park (senza entrare nel merito del valore), ma scegliere Ficarra & Picone vuol dire puntare al bersaglio grosso, quel pubblico che ha reso i due comici siciliani un successo gigantesco al cinema e una coppia televisiva da share imponenti con Striscia la notizia. Il nazionalpopolare all’ennesima potenza, roba che solo Checco Zalone e Alessandro Siani (quest’ultimo con limitazioni geografiche importanti, va da sé).
In questi casi, c’è una strada chiara e semplice davanti agli artisti: visto che la piattaforma ci ha chiamati in quanto noi stessi, porteremo noi stessi all’ennesima potenza. Strada semplice, ma di fatto pericolosissima, perché il solo nome non basta a garantire un buon prodotto e spesso quella stessa strada si può concludere con uno schianto inatteso. Ficarra & Picone hanno compiuto una scelta intelligente, portando le proprie caratteristiche e le proprie peculiarità comiche, ma mettendole al servizio di una storia altra, con un suo senso e una sua forza.
Incastrati è sostanzialmente la parodia di un crime, con i due protagonisti che si ritrovano incastrati – appunto – in un omicidio di mafia, che si intreccia con le loro disavventure sentimentali: Ficarra & Picone interpretano due riparatori di elettrodomestici, che trovano un uomo morto ammazzato nel corso di un intervento casalingo. Da lì il bivio: chiamiamo la polizia o proviamo a cancellare la nostra presenza sulla scena del crimine, magari prendendo spunto dalle serie tv crime? La scelta cade sulla seconda opzione, che viene complicata poi da intrecci che non sto a dettagliare per evitare spoiler.
Al netto di alcune scene caratterizzate da dialoghi eccessivamente didascalici, tutto l’impianto di Incastrati funziona: Ficarra & Picone mettono la propria cifra, senza mai trasformare i personaggi in macchiette. A quello ci pensano i comprimari a cominciare dal giornalista di nera (Sergio Friscia) che rimpiange i bei tempi delle guerre di mafia ed è l’unico personaggio ad avere addirittura un piccolo tormentone (che funziona benissimo, peraltro), passando per i vari esponenti della mafia stessa, tutti costretti a fare secondi lavori legali per arrotondare, perché non è più la mafia di una volta, finendo con la classica figura della madre del Sud, legatissima ai figli e alla loro (sovra)alimentazione. Tutti i personaggi che incrociano Ficarra & Picone hanno lo scopo di innescare situazioni comiche, ma da questo gruppo sono esclusi gli interessi sentimentali dei due: la moglie di Ficarra (Ester, interpretata da Anna Favella) e l’amore di una vita di Picone (Agata, interpretata da Marianna di Martino) sono forse le uniche figure a non avere questo ruolo. L’obiettivo è riequilibrare l’essenza surreale dei due protagonisti, ma l’effetto è comunque strano, da un certo punto di vista.
A livello generale, Incastrati ha un fondo di comicità classicissima, su cui si innestano diverse idee interessanti e divertenti. A cominciare da quella più metalinguistica (sapete che siamo fissati): il personaggio di Ficarra è super-appassionato di una serie tv crime, a cui pensa in continuazione e da cui è ispirato nelle mosse da compiere. La serie si chiama The Touch of The Killer, è un’invenzione del duo e in Incastrati ne vediamo diversi spezzoni, tutti girati in lingua inglese e poi doppiati in modo piuttosto esplicito, con un labiale che non c’entra nulla, ulteriore parodia nella parodia. L’attenzione ai dettagli si nota anche in alcune sequenze girate con una cura che spesso non vediamo in prodotti comici italiani, più attenti alla battuta a effetto che a una regia degna di questo nome, un’attitudine evidente già nei film di Ficarra & Picone.
La nota finale è pressoché superflua: questa recensione è piena di elogi, ma vanno comunque fatte delle proporzioni. Il campionato è quello italiano, non stiamo parlando della nuova Fleabag o della nuova Ted Lasso. Quello è un altro mondo, ma in questo mondo Incastrati è una serie di tutto rispetto.