Gomorra 5 – Sky Atlantic: Il finale, tra Shakespeare e The Wire di Marco Villa
Gomorra si chiude con un finale giocato per sottrazione, dopo una puntata molto intensa. E con una scena fondamentale.
ATTENZIONE:
Spoiler sul finale di Gomorra (ma dai!)
Gomorra finisce su una spiaggia, con una camera che si alza e inquadra dall’alto gli unici due personaggi che hanno attraversato tutte le cinque stagioni della serie: Ciro e Genny. Gomorra finisce lì, ma in realtà il vero finale è arrivato una ventina di minuti prima, quando i due si sono presentati nell’arena di Piazza Grande, davanti a tutti i loro uomini. Il complesso dove abita Genny sembra fatto apposta per evocare un teatro shakespeariano e non è un caso che qui si consumi il vero finale, un doppio monologo volutamente teatrale, in cui i due fratelli negati raccontano, in poche parole, chi sono, da dove sono venuti e come sono diventati due uomini profondamente infelici. Gomorra è da sempre una tragedia, in cui nessuno è al sicuro e in cui niente è definitivo, morte esclusa, va da sé. Ma peggiore della morte è la resa: Ciro lo sa e per questo costringe Genny a dichiarare la fine del regno dei Savastano. Poco dopo arriverà il finale, ma su quello ci torniamo tra qualche riga.
Prima è il caso di fare il punto sulla stagione finale di Gomorra, la quinta, che si è conclusa il 17 dicembre (Sky Atlantic e NOW). Una stagione iniziata con il ritorno dell’Immortale Ciro di Marzio, sulla scia del film girato dallo stesso Marco D’Amore. Proprio il ritorno dalla Lettonia del redivido Cirù è stato il primo fulcro della stagione: Ciro e Genny sono sempre stati legati da un rapporto profondo, ma mai pacificato. Del resto, il mondo in cui vivono ha impedito loro di essere chiari e onesti l’uno con l’altro, se non forse nell’attimo in cui il personaggio di Salvatore Esposito dovette sparare a Ciro, sulla barca, per ordine di Sangue Blu. La delusione e la rabbia di Genny nei confronti dell’ex alleato è dovuta al rimorso di coscienza che si è portato dietro per anni, ma anche al fatto di aver esternato le proprie emozioni e i propri sentimenti, tutti arnesi che i personaggi di Gomorra faticano a maneggiare. Il legame tra i due è complesso e dopo la Lettonia deraglia del tutto: Genny cerca di infliggere una pena dantesca a Ciro, mentre Ciro, tornato a Napoli, inizia a creare strategie sempre più intricate.
Proprio questo gioco di troni è uno degli elementi che segna la stagione e forse non nel migliore dei modi, in particolare negli ultimi episodi, quando doppi e tripli giochi ribaltano la situazione senza sosta, portando tutto a un centimetro dal parossismo. Da questo punto di vista, però, Gomorra non è mai andata leggera e quindi è anche sensato che il finale dei finali vada in quella direzione. Prima di arrivare all’epilogo, però, la serie lascia dietro di sé una scia di morti che riecheggia quel And then there were none di Agatha Christie, perché alla fine non ne resta davvero nessuno. A voler fare la conta, gli unici personaggi che sopravvivono sono quelli che scappano, ovvero Azzurra e il piccolo Pietro, risparmiati da un Ciro di Marzio a tanto così dall’ennesimo crollo personale.
E qui arriviamo al finale vero e proprio, agli ultimi minuti della serie, che – ormai si può dire, non sono le prime righe del pezzo – vedono la morte dei due personaggi principali, uniti nell’ultimo scontro a fuoco della propria vita. Non è la migliore sparatoria vista nella serie e nemmeno in questa stagione, che ha fatto invece segnare picchi di qualità altissimi dal punto di vista della regia, soprattutto nelle puntate dirette da Marco D’Amore. Genny viene colpito da una sventagliata di mitra e alla fine in piedi resta solo l’Immortale. Qui arriva il colpo di coda degli autori, perché anche Ciro muore e lo fa in modo del tutto anti-climatico, con un colpo a caso, sparato da qualcuno che nemmeno vediamo, con ogni probabilità un sicario già colpito e a sua volta in fin di vita. Una morte volutamente in minore, giocata per sottrazione, un po’ come accaduto in una serie a cui Gomorra ha sempre guardato molto, ovvero The Wire, che faceva morire in modo concettualmente simile un altro immortale, ovvero Omar Little.
Si inizia con Shakespeare, si chiude con la dickensiana The Wire. Riferimenti un filo importanti, ma che non sono buttati lì. Gomorra è stata la serie più importante della storia della televisione italiana (boom), la prima a diventare un fenomeno anche fuori dal nostro paese. Una serie di genere, ma che quel genere ha modellato e piegato ai propri voleri. Non la serie perfetta, ma proprio per questo una serie potente, con un’identità estremamente forte e la fortuna (tra mille virgolette, ovvio) di aver trovato due interpreti eccezionali, che sono riusciti a mettersi sulle spalle un progetto così ampio e stratificato, sostenuti da un cast sempre all’altezza per volti e recitazione. Scrittura, regia, casting, interpretazioni: tutto a livelli altissimi e inediti per l’Italia. Finale compreso.