Vita da Carlo – Prime Video: un Verdone con tanti difetti, ma a cui non puoi volere male di Marco Villa
Vita da Carlo è una serie per chi ama Verdone o almeno gli vuole bene: solo così si sorvola sui (tanti) difetti
Per parlare di Vita da Carlo, è necessario un test di ingresso: quanto vuoi bene a Carlo Verdone? Se rispondi da “mi sta antipatico” a “indifferente”, c’è un problema. Se invece rispondi da “un bel po’” a “tantissimo”, ok, ci siamo. Perché questa domanda a sangue freddo? Perché è il caso di dirlo subito: Vita da Carlo non è una grande serie, ma è una serie che è in grado di farti stare bene. È diverso, ma non è poco.
Disponibile su Prime Video dal 5 novembre, Vita da Carlo è la serie semi-autobiografica di e con e su Carlo Verdone. C’è lui nella parte di se stesso, che affronta una serie di piccoli e grandi problemi quotidiani: le arcinote paturnie di salute, il rapporto con la figlia e il di lui fidanzato che vive in casa, ma anche con il figlio e l’ex moglie, fino all’amicizia con Max Tortora, pure lui nella parte di se stesso. Sullo sfondo, una doppia trama orizzontale: la prima riguarda il prossimo film da girare, con Verdone che vorrebbe una svolta drammatica e un produttore proto-De Laurentiis che richiede a gran voce i personaggi (“Da lo famo strano a lo famo anziano”); la seconda è quella più surreale e gira intorno alla proposta fatta recapitare a Verdone di diventare sindaco di Roma.
La serie si regge su queste due architravi, ma paradossalmente sono quasi dei dettagli: il cuore di Vita da Carlo sono le piccole situazioni che vengono raccontate in ogni puntata, comprensive di digressioni e deviazioni, con personaggi ricorrenti come la farmacista di fiducia o la governante (“persona sgradevolissima”). Come accennato in apertura, non si tratta di una serie perfetta, anzi. Se l’impianto generale poteva rimandare alle serie di Louis C.K. o Larry David, siamo in realtà – prevedibilmente – da tutt’altra parte: lontani dalla messa in scena di una comicità osservazionale, più vicini al racconto di un personaggio che fa parte da qualche decennio del nostro immaginario collettivo.
In quell’immaginario, Verdone ci è entrato grazie ai personaggi, alla costruzione di un repertorio di frasi iconiche e volti. Nel tempo, però, si è spogliato di tutto questo, diventando a sua volta personaggio. Con tic, manie e una personalità ben definita. Per questo, guardare Vita da Carlo equivale a guardare una serie in cui il protagonista è una persona che ci sembra di conoscere da sempre. Certo, la forma dimostrata negli ultimi anni non è più quella di una volta, ma comunque Verdone è rimasto uno di famiglia. E qui torniamo a quella domanda secca in apertura: se non vi ritrovate in queste ultime righe, per voi Vita da Carlo sarà una serie sfilacciata e con poca coscienza della sua stessa serialità, più un film tagliuzzato che un prodotto pensato a puntate. E ancora, difficilmente andrete oltre la prima puntata, che è nettamente la più faticosa in termini di scrittura e sviluppo.
Però poi c’è tutta l’altra categoria di pubblico, quella che a Verdone è affezionata ed è evidente che Vita da Carlo sia una serie rivolta a loro: non è un prodotto per conquistare una fetta nuova di pubblico, tutt’altro. Prime Video puntava ad avere un pezzo da 90 dell’intrattenimento popolare italiano, per allargare ulteriormente quella che in troppe riunioni abbiamo sentito chiamare “brand awareness”, ovvero la conoscenza e la diffusione del proprio marchio. Per farlo, ha scelto Vita da Carlo,che è una serie con una marea di difetti, ma è una serie calda. Che fa stare bene mentre la si guarda. E a naso questo era l’obiettivo di chi l’ha prodotta e l’ha scritta. E allora cosa vuoi dire a Carlo Verdone?
Perché guardare Vita da Carlo: perché è la serie di uno di famiglia
Perché mollare Vita da Carlo: perché l’universo verdoniano non è roba vostra