Serial Moments 485 – Dal 11 al 17 luglio 2021 di Diego Castelli
Idioti nel west, gravidanze inaspettate e pubertà pericolose
ATTENZIONE! SPOILER MULTIVERSICI DI KEVIN CAN F**K HIMSELF, MIRACLE WORKERS, THE WHITE LOTUS, RICK AND MORTY, LISEY’S STORY, LOKI
6.Kevin Can F**k Himself 1×06 – Ping pong
Una delle situazioni più sfruttate nella storia della comicità cinematografica e seriale è certamente quella in cui un personaggio deve presenziare a due eventi contemporanei, non rimandabili, e che devono rimanere segreti uno all’altro (l’esempio migliore che mi viene in mente è la scena di Mrs. Doubtfire in cui Robin Williams non deve solo correre continuamente da una cena all’altra, ma anche mettere e togliere il suo ingombrante costume da vecchia signora). Ecco, in questo episodio di Kevin Ca F**k Himself succede la stessa cosa, ma ovviamente il continuo ping pong di Kevin fra la cena con la moglie e quella con gli amici per il suo compleanno, viene sporcato e deviato dall’odio (genuino e ben poco comico) che la moglie nutre nei suoi confronti, e dal fatto che ci sarebbe pure in giro un sicario pagato da lei per uccidere l’ingenuo marito. Ancora una volta, siamo in presenza di una serie che gioca benissimo non solo coi generi, ma anche con i cliché all’interno di quei generi, per costruire un’atmosfera straniante e una tensione molto superiore a quella che ci sarebbe normalmente in una situazione di questo tipo.
5.Miracle Workers 3×01 – Scemenze
È tornata Miracle Workers, con i soliti protagonisti e il solito approccio surreale, questa volta spostato nel Vecchio West, dove Daniel Radcliffe interpreta un prete e Steve Buscemi un bandito ricercato dalla legge. Tante piccole chicce, a volte gustosamente grezzone, e la mia preferita è il momento in cui i tutori della legge non si accorgono di avere davanti il criminale che stanno cercando, anche quando la taglia con un ritratto piuttosto somigliante del suo volto gli finisce direttamente in faccia. È quella comicità orgogliosamente scema che sembra divertire prima di tutto chi la fa, e di cui ogni tanto c’è proprio bisogno.
4.The White Lotus 1×01 – Qualcosa
Il Villa vi ha già parlato di White Lotus, una serie che, dopo il pilot, mi ha fatto scrivere un messaggio al mio socio con scritto “Non riesco nemmeno a capire che genere sia, ma mi piace”. Difficile identificare un singolo punto, perché la forza della serie sta più nella costruzione progressiva di un’atmosfera di tensione sempre crescente, a metà fra dramma e commedia, ma ho apprezzato molto la caratterizzazione del personaggio di Armond, il manager dell’hotel: le sue reazioni alla scoperta che la giovane stagista Lani sta per partorire (quando manco sapeva che fosse incinta) sono insieme tenere e buffe, distanti dallo stereotipo del manager cattivo e dispotico che in un contesto del genere sarebbe stata una scelta più ovvia (e banale).
Ah beh, poi considerate pure un serial moment ogni scena in cui compare Alexandra Daddario, ma quelle sono cose mie.
3.Rick and Morty 5×04 – Mamma mia oh, per un po’ di onanismo…
Non so se gli autori di Rick & Morty si portano dietro qualche trauma infantile al riguardo, ma uno dei tormentoni “strutturali” della serie riguarda la quantità di volte in cui il povero quattordicenne Morty si è trovato ad affrontare conseguenze letteralmente cosmiche (anche nel disagio) dopo aver dato sfogo a quello che sembra un semplice impulso adolescenziale. In questo episodio, il suo usare una macchina da monta per cavalli per autotrastullarsi (ok magari questo non era un caso particolarmente “innocente”, ma non pensava di fare danno a nessuno) porta a una specie di apocalisse in cui gli spermatozoi mutanti di Morty diventano una spaventosa minaccia per l’umanità. Credo che in Vaticano potrebbero apprezzare questa puntata.
2.Lisey’s Story 1×08 – Momenti di deliziosa violenza
Arrivati al finale di stagione, devo purtroppo confermare che Lisey’s Story è rimasta un po’ sotto le aspettative, pur trovando spazio nella parte medio-alta delle cose tratte da Stephen King (non è una ciofeca, voglio dire). Però diciamoci la verità, eravamo tutti felici per il fatto che la sceneggiatura fosse firmata proprio dal Re, e non è che ci siamo esattamente strappati i capelli. Anzi, ho trovato gli ultimi minuti della serie pure un po’ sbrodolati.
Detto questo, il finale si fa notare per due momenti di sicuro impatto, merito soprattutto del regista Pablo Larraìn: il primo è la morte di Jim Dooley, non tanto nel suo essere ucciso dal mostrone (comunque una bella scena), ma nel successivo occultamento del cadavere da parte di Lisey, che ne getta i pezzi nel fiume con grottesca laboriosità. Il secondo momento è invece la chiusura della storia giovanile di Scott, quando apprendiamo che lo scrittore, da bambino, ha ucciso il padre a picconate, su sua stessa richiesta. Quei piccoli traumi che aiutano a crescere, insomma…
1.Loki 1×06 – Ti tiro in faccia gli universi
Del finale di stagione di Loki abbiamo già parlato e, come ormai sapete, mi iscrivo al partito che ha apprezzato la costruzione di una storia di enorme respiro e chissà quali conseguenze, anche se quella stessa costruzione, compressa in sei episodi che magari non hanno gestito al meglio i tempi pur essendo comunque pochi, ha causato una certa verbosità soprattutto del finale, in cui si è parlato molto ed è “successo” poco.
Il che naturalmente è una mezza bufala, un errore di percezione, perché nel momento in cui Loki e Sylvie incontrano Colui che Rimane scoprendo le grandi verità dell’universo, spezzando il loro sodalizio in nome degli interessi personali, e assistendo a / causando l’esplosione della timeline in mille rivoli che causeranno il devasto completo del MCU, beh, dire che “non è successo niente” mi sembra un filino riduttivo.
Detto tutto questo, mi sono piaciuti molti momenti di questo gustoso spiegone, ma forse la vera accelerazione del battito cardiaco ce l’ho avuta alla fine, quando Loki torna alla TVA per cercare di capire come mettere una pezza al caos scatenato da Sylvie, e scopre di essere già in ritardo, perché il tempo ha cominciato a modificarsi in tutti i punti della linea, e Mobius manco lo riconosce più. Non sappiamo nulla di cosa accadrà all’universo e al protagonista, ed è difficile fare ipotesi concrete: proprio questo senso di spaesamento finale è la ciliegina sulla torta di una serie che ci ha deliziosamente tolto il terreno sotto i piedi.