Clarkson’s Farm – Prime Video: Scappo dalla città di Gabriele Ferraresi
Dopo Top Gear e The Grand Tour, Jeremy Clarkson scappa dalla città e va a vivere in campagna: ecco Clarkson’s Farm
Billy Crystal, Toto Cutugno e Jeremy Clarkson hanno almeno una cosa in comune: hanno fatto qualcosa che contiene il topos della fuga dalla città verso la campagna, arcadia rurale dove ritrovare se stessi lontano dagli sbattimenti urbani.
Non sono i primi né gli ultimi, e da Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche (1991) a Voglio andare a vivere in campagna (Sanremo 1995) fino a Clarkson’s Farm (2020) è successo di tutto. Il cinema è diventato un’altra cosa, la musica non parliamone nemmeno, sono arrivati internet e i social e gli smartphone, è nato l’intrattenimento in streaming. Però pensiamo sempre che scappare dalla città sia la soluzione, il che vuol dire che la soluzione non l’abbiamo trovata.
Jeremy Clarkson è una celebrità planetaria, eppure mi sorprendo sempre di quanti in Italia non lo conoscano. Comunque mentre qui in Italia producevamo centinaia di piattissime puntate di Tg2 Motori, in UK a inizio anni ’90 nasceva un format di show automobilistico che sarebbe diventato una delle cose più viste del pianeta, Top Gear. Uno show spettacolare e costosissimo, ideato (anche) da Clarkson, che si dice che ebbe l’ottima idea di farsi pagare relativamente poco a stagione – negli anni d’oro, 4 milioni di sterline l’anno – ma di tenersi il 30% dei diritti del marchio Top Gear. Una volta che Top Gear, tra la fine degli anni ’00 e i primi ’10 diventa un brand planetario, logico che diventi ricco e ti compri la country house, la casa in campagna.
La casa in campagna di Clarkson è nelle Cotswolds, in un’Inghilterra da cartolina, da scatola di biscotti, a una sessantina di chilometri da Londra. In Italia non c’è niente di paragonabile in quanto a charme rustico – forse certe zone della Toscana – ed è una proprietà immensa, centinaia e centinaia di acri (un acro = 4046,87 m². Non lo sapevo, ho googlato) oltre che la location di Clarkson’s Farm.
Clarkson’s Farm è su Prime Video, e sono otto episodi in cui cosa succede? Succede lo scontro con la realtà. Il pretesto narrativo – prima della pandemia, nell’autunno 2019 – è Clarkson che vuole occuparsi per un anno della sua tenuta. E lo fa arrivando da quella che è la vita di un milionario che vive a Londra e fa la vita che fa una delle persone più famose del Regno Unito: premesse non originalissime, ma applicate con intelligenza negli otto episodi. Clarkson’s Farm gioca ovviamente molto sulla saggezza antica della campagna VS la cretineria moderna della città. Esempio: Clarkson compra un trattore Lamborghini enorme, senza pensare che non gli entrerà nel granaio, sarà troppo grande per le stradine di campagna, avrà degli attacchi diversi per montare erpice, mietitrebbia, così via. La realtà dei fatti che emerge presto è che Clarkson – che in Top Gear e The Grand Tour fa lo spaccone, quello che ne sa sempre una più di te e ha l’ultima parola – in campagna non sa fare niente. Niente. Anzi, più che altro fa danni.
E ha bisogno di qualcuno che ne sappia di più e che gli dia una mano, perché, ehi, in campagna ci si fa il mazzo, e non solo, bisogna anche sapere benissimo come farselo. È un mazzo diverso certo, una fatica diversa da quella della città, e a insegnarlo senza lezioncine col ditino alzato ma con l’esempio, semplicemente esistendo, sarà Caleb, un contadino ventenne del posto che aiuterà Clarkson a evitare il disastro totale con l’immensità dei suoi campi.
Non c’è storia senza antagonista, e l’antagonista qui è la natura stessa, ma mica perché malvagia, bensì perché sputtanata dall’uomo. C’è la siccità, e ci sono le piogge torrenziali, c’è il clima impazzito ma anche la natura che riesce in qualche modo imprevedibile a vincere. C’è la vita e la morte, normalissime in campagna, oscene in città: a un certo punto Clarkson decide di allevare pecore per vendere agnelli, e spoiler, qualcuno degli agnelli muore. Prima di essere macellato, intendo. Poi c’è la burocrazia folle per i sussidi, c’è la vita in un altro mondo lontano, faticoso, esplorato da Billy Crystal e Toto Cutugno e in cui di sicuro anche noi abbiamo fatto un giretto mentale. Pensiamoci bene prima di andarci davvero.
Perché guardare Clarkson’s Farm: perché è più intelligente di quel che sembra.
Perché mollare Clarkson’s Farm: non ci sono esplosioni.