28 Maggio 2021

Marvel’s M.O.D.O.K.: su Disney+ un super cattivo con problemi normali di Diego Castelli

Pilot

Mentre finivo di scrivere la recensione della reunion di Friends pensavo: povera la prossima serie che dovrò recensire, non potrà che risultare insipida dopo le emozioni suscitate da quello speciale.
Ebbene, la fortunata vincitrice è Marvel’s M.O.D.O.K., la serie animata in stop motion, disponibile da qualche giorno su Disney+, e creata da Jordan Blum e Patton Oswalt a partire dai fumetti di Stan Lee e Jack Kirby, che già nel 1967 avevano fatto esordire questo super-cattivo così spaventosamente intelligente, che la sua testa era diventata talmente grossa da non poter essere retta da un corpo rimasto troppo piccolo.

Nel corso della sua carriera cartacea, M.O.D.O.K. (il cui nome è l’acronimo di Mental/Mobile/Mechanized Organism Designed Only for Killing) è sempre stato un villain vero, cattivo, pericoloso, uno di quegli esempi, non infrequenti nel mondo del supereroismo, in cui un eccesso di intelligenza e di tecnologia tolgono spazio a qualunque possibilità di empatia e di “Bene” con la B maiuscola.
Poi certo, il fatto che fosse una creatura “tutta testa” doveva essere una discreta fonte di ironia dietro le quinte, e forse proprio per questo Hulu ha dato via libera a una trasposizione seriale in cui M.O.D.O.K. diventa un completo imbecille.
Che poi “imbecille” è un termine improprio, perché anche in questa inaspettata comedy non ci sono dubbi sull’intelligenza del malvagio “organismo mentale progettato solo per uccidere” (pure il nome originale si presta a qualche presa per il culo nei corridoi della scuola, obiettivamente). La questione è che i suoi problemi non si limitano a un po’ di supereroi da ammazzare.

Nella nuova serie, destinata a un pubblico adulto, il nostro povero M.O.D.O.K. è alle prese non solo con la sua vita di aspirante conquistatore del mondo, ma anche con problemi molto più terra terra: il rapporto sempre più difficile con una moglie che si sente trascurata; due figli un po’ strambi che combinano casini; una “azienda” criminale (la A.I.M.) fatta di grandi aspirazioni, ma cronicamente a corto di fondi, tanto che viene acquisita da un magnate della tecnologia biondo e supponente che causa subito l’irritazione del protagonista.
Insomma, l’idea è quella di prendere un cattivo realmente “da fumetto”, e provare a inserirlo in un mondo molto più vero di quello in cui era solito bazzicare su carta, con l’ovvio straniamento che deriva dal vedere una creatura così particolare anche dal punto di vista visivo, inserita in un contesto da classica sitcom familiare o quasi.

Che succede se un malvagio da fumetto si trova ad avere problemi con la moglie e col budget delle sue imprese malefiche?

L’idea di per sé funziona, anche perché se escludiamo il successo per bambini di Cattivissimo Me, cinema e tv non abbondano di cattivi famosi e (auto)dichiarati, che diventano protagonisti di storie capaci di mostrare il loro lato più umano, anche nel senso difettoso e ridicolo del termine.
Né alla serie manca la creatività: ogni episodio, che porta avanti una storia orizzontale che parte fin dal pilot, è un continuo accumularsi di idee e situazioni grottesche, che giocano più o meno sempre sullo stesso canovaccio, cioè il contrasto fra le ambizioni malvage di M.O.D.O.K. e una vita quotidiana che impone limiti e paletti fin troppo umani a uno che vorrebbe solo divertirsi nel suo ruolo di antagonista dei supereroi.

Devo dire che io non sono un grande fan dello stop motion, e questo non mi sembra nemmeno un esempio eccezionale di questa tecnica. Più che altro, non mi pare che la scelta di una modalità espressiva così particolare e poco battuta dalla serialità televisiva aggiunga granché alla storia.
Ma soprattutto, a parte il fatto che per qualche giorno, dopo lo speciale i Friends, tutto il resto è grigio e informe, i primi episodi di Marvel’s M.O.D.O.K. non riescono a fare quell’auspicabile passetto oltre una generica, buona comicità.
Ormai di serie animate per adulti (e parlo di serie tv occidentali) cominciano a essercene parecchie, di molti generi diversi, tanto che già sappiamo cosa indicare quando ci viene chiesto consiglio su qualcosa di imperdibile che vada oltre la comicità nuda e cruda alla Simpson o Family Guy: se volete aggiungerci la fantascienza c’è Rick & Morty, se volete la malinconia e lo scavo psicologico c’è Bojack Horseman e via dicendo, fino ad arrivare a generi diversi ma convincenti come la recente Invincible.
Da questo punto di vista, M.O.D.O.K. dà l’impressione che se fosse uscita dieci anni fa, così com’è ora, sarebbe sembrata rivoluzionaria, oltre che capace di offrire un buon intrattenimento (che comunque non è mai una brutta cosa). Purtroppo, nel 2021, è una serie che si lascia guardare volentieri e che qui e là piazza anche dei buoni colpi, ma che nel complesso non appare realmente imperdibile.

Giusto per farvi un esempio che forse dice qualcosa della serie, ma magari rivela anche qualche dettaglio inquietante sul mio stato psicofisico: sto scrivendo questa recensione a distanza di due-tre giorni dall’aver visto i primi quattro episodi, e in questo momento non riesco a ricordarmi nemmeno una battuta specifica. Situazioni sì, personaggi sì (M.O.D.O.K. si accompagna a quelli che sembrano la versione adulta dei minion di Cattivissimo Me, sono pure gialli, e sono divertenti), ma nemmeno un joke particolare.
Sono certo che se mi riguardassi rapidamente qualche scena degli episodi che ho già visto mi verrebbe subito da dire “ah certo, potrei citare questa cosa, o quest’altra”. Ma il fatto che effettivamente debba rimettermi su l’episodio per riuscirci, non depone a favore dello show.
Poi comunque mi prenoto anche una TAC, per sicurezza.

E in ultimo bisogna citare quello che mi sembra il problema più grosso di tutti: non c’è un solo personaggio a cui si riesca a volere davvero bene. E voi direte “grazie tante, il protagonista è un cattivo”. Certo, è così, ma quante comedy abbiamo visto in cui un personaggio teoricamente cattivo, o comunque potenzialmente sgradevole, si faceva amare perché, oltre a essere cattivo e sgradevole, era anche simpatico, o affascinante, o adorabilmente goffo, oppure capace di farci assaporare segretamente una malvagità che in fondo non ci dispiacerebbe del tutto mettere in atto nella vita realtà (da Frank Gallagher a Stewie Griffin, da Bojack a Ron Swanson, da Rick a Mr Bean)?
Ecco, in troppe occasioni M.O.D.O.K. è solamente (e volutamente) irritante, ma per un protagonista, per quanto genio del male, non va mica bene.

Perché seguire Marvel’s M.O.D.O.K.: perché l’idea di raccontare un cattivo da fumetto in chiave grottescamente familiare funziona.
Perché mollare Marvel’s M.O.D.O.K.: sia in termini di comicità che di affetto per i personaggi, manca quel guizzo in più che ti tira dentro e non ti molla più.



CORRELATI