Stranger – Netflix: un crime sudcoreano grigio e disperato di Lorenzo Peroni
Consigli per recuperoni asiatici: Stranger è un crime sudcoreano del 2017 su un torbido intreccio tra politica e corruzione
2017, tra le migliori serie TV segnalate dal New York Times troviamo, tra le altre, Crazy Ex-Girlfriend, The Good Place, The Leftovers, Twin Peaks: The Return, Call My Agent. Accanto a queste, ben conosciute, ce n’è una che forse vi siete persi: Stranger, un crime sudcoreano che dopo il successo in patria si è fatto notare anche del pubblico internazionale. In Italia però la serie è rimasta in sordina nel catalogo Netflix, nascosta tra i numerosi titoli coreani disponibili. Nonostante il cinema contemporaneo della Corea del Sud ha conquistato la critica prima e poi anche il pubblico, dalla folgorazione di Ferro 3 – La casa vuota di Kim Ki-duk alla Mostra del Cinema di Venezia fino agli storici Oscar a Parasite di Bong Joon-ho, i prodotti TV coreani, al di fuori dei fan più attenti, fatto fatica a trovare un riscontro positivo presso il pubblico italiano.
Gli stessi Bong Joon-ho e Park Chan-wook hanno puntato su produzioni internazionali per le loro avventure in ambito seriale (Snowpiercer e The Little Drummer Girl). Troppe le differenze fra la serialità coreana quella a cui siamo abituati, poco esportabile nei temi, nelle ambientazioni e nei formati. Normalmente i K-drama contano una sola stagione con una cinquantina o più di episodi da 60 minuti, spesso con toni e trame da soap, Stranger però si discosta da questa formula, pensato fin dalla pre produzione come serie che potesse svilupparsi su più stagioni.
L’intera serie è scritta da Lee Soo-yeon per tvN (canale di pay TV specializzato in K-drama e Variety show) che, dopo il buon riscontro del medical Life, torna a lavorare con l’attore Cho Seung-woo. Con lui nel cast anche Bae Doona, attrice con all’attivo una lunga carriera internazionale, sia in TV che al cinema: Air Doll di Hirokazu Kore-eda, The Host di Bong Joon-ho, Cloud Atlas e Jupiter Ascending delle sorelle Wachowski, e – ovviamente – Sense8 a marchio Netflix. Proprio Bae Doona è il gancio tra Stranger e la piattaforma streaming che ne ha acquistato i diritti per la distribuzione internazionale, accrescendone visibilità e successo. Sodalizio che si è replicato per la seconda stagione, andata in onda nel 2020 e per altri K-drama tvN come It’s Okay to Not Be Okay. Inoltre Netflix dopo Stranger ha continuato a distribuire anche le successive serie TV con l’attrice: Kingdom, Persona e The Silent Sea.
Stranger inizia con la morte di Moo-Sung Park, trovato assassinato nel suo appartamento, mentre un tecnico della TV via cavo viene visto allontanarsi dalla scena del crimine. Il pubblico ministero Hwang Si-mok (Cho Seung-woo) si precipita sul posto e inizia a ricostruire cosa è realmente accaduto, visualizzando i possibili scenari come Sherlock Holmes in Sherlock o Shaun Murphy in The Good Doctor – non a caso remake di un K-drama di successo. Ad affiancare Si-Mok entra subito in scena Yeo-Jin, una detective della polizia, inizia così un inseguimento che si conclude con l’arresto del sospettato. Il caso viene chiuso in fretta, ma quello che sembra un crimine banale rivela ben presto scenari ambigui, dove politica e corruzione la fanno da padroni. La serie si sviluppa così come un’indagine labirintica in cui ogni successo viene ostacolato o vanificato.
Il protagonista a causa di un intervento chirurgico subito in giovane età ha perso il senso di empatia: questo lo rende impassibile, da una parte enigmatico, dall’altra scontroso, nonostante i suoi modi sempre molto formali. Han Yeo-jin invece è piena di buone intenzioni, ingenua, esasperata dallo scenario di corruzione e ingiustizia che le si para davanti. Tra loro si crea un’intesa efficace ma… algida, esclusa ogni sottotrama romantica, il pericolo della deriva soap è scampato. La corruzione del sistema agisce in modo pervasivo: nella prima metà la serie procede sul versante del giallo, ma episodio dopo episodio l’intreccio politico si fa più corposo, diventando, nella seconda parte, sempre più centrale nella risoluzione del caso.
Gli episodi di Stranger durano intorno ai 60 minuti e questo fattore finisce per appesantire il ritmo: probabilmente avrebbe giovato un trattamento come quello riservato a La casa di carta (i 15 episodi originali della prima stagione sono stati rimontati, passando da 75 a 50 minuti e diventando in tutto 22), ma l’intreccio è ottimo e la regia sempre a fuoco. Procedurale e trama politica concorrono alla costruzione di una narrazione efficace, che restituisce uno scenario livido, grigio e disperato, guardando più a prodotti cinematografici come Memories of Murder di Bong Joon-ho o The Casher di Na Hong-jin.