Calls – Apple TV+ – Forse non è nemmeno una serie, ma è una bomba di Marco Villa
In Calls non c’è una sola immagine, solo grafiche che si intersecano tra loro, accompagnando delle telefonate. Ma vi inchioda lì.
Dichiarazione d’apertura: per me Calls dovrebbe essere al primo posto tra le nuove serie dell’anno. Anche se forse nemmeno è una serie. O probabilmente proprio per quello. Bene, creata un po’ di sana confusione, è il caso di mettere ordine.
Calls è disponibile dal 19 marzo su Apple Tv+ ed è una coproduzione tra Apple e la francese Canal+, network che dal 2017 trasmette la versione originale della serie, arrivata alla terza stagione. L’originale è stata creata da Timothée Hochet, mentre la versione di cui parliamo oggi ha nell’uruguaiano Fede Alvarez il regista e showrunner. Come accennato poco fa, forse Calls non è nemmeno una serie vera e propria, perché, di fatto, non si vede nulla: i nove episodi che formano la prima stagione sono composti interamente da telefonate.
Noi sentiamo l’audio, mentre sullo schermo i sottotitoli si intrecciano con grafiche che sono un incrocio tra onde sonore, radar e videoarte psichedelica. Fine. Non c’è un volto, non c’è un’azione. Solo audio. In quell’audio, scopriamo che il mondo sta attraversando un periodo piuttosto strano, perché ogni episodio è caratterizzato da eventi soprannaturali (di quelli che sarebbero tanto piaciuti al dottor Walter Bishop di Fringe), legati soprattutto a linee temporali che si accavallano, sempre per mezzo di telefonate. Ogni episodio fa storia a sé, ma le grafiche introduttive fanno capire fin da subito che c’è un legame di fondo che tiene insieme il tutto.
Senza esagerare con gli spoiler, il filo rosso è quello di esistenze regolari che di colpo vengono spazzate via dall’intervento di forze che non appartengono a questo mondo. Esistenze di persone qualsiasi, che affrontano il cambiamento nell’unico modo che riescono a concepire: parlandone al telefono con le persone più care, senza rendersi conto che forse è la telefonata stessa a mettere in moto quello che stanno vivendo. Telefonare in un momento di panico è una reazione normalissima e più che comprensibile, ma diventa folle nel momento in cui viene scelta come unica forma espressiva di una serie. Senza girarci troppo intorno, Calls è una provocazione bella e buona: possiamo chiamare serie quello che in sostanza è un radiodramma a cui sono stati appiccicati degli effetti grafici neanche troppo articolati?
Il bello di Calls è che una risposta non è assolutamente dovuta, perché il punto è un altro: pur essendo solo voci e segni, Calls ti cattura all’istante. Bastano pochi minuti del primo episodio e lo scetticismo svanisce, perché si viene trascinati nella storia di due fidanzati, che si trovano sulle due coste degli USA e vivono la stessa esperienza straniante, pressoché in contemporanea. Ho parlato di pochi minuti, ma sono le puntate stesse a essere molto brevi, piazzandosi in un range tra 12 e 20 minuti.
Un prodotto di questo tipo ha bisogno di una scrittura precisa al millimetro ed è questo il caso: tutte le vicende vengono raccontate in medias res, senza introduzioni e senza spiegoni. Ogni cosa è ridotta all’osso e affidata all’interpretazione di una schiera di attori che fa impressione: da Lily Collins a Pedro Pascal, da Rosario Dawson ad Aaron Taylor-Johnson, fino ai nostri amiconi Aubrey Plaza e Ben Schwartz.
Torno adesso alla dichiarazione di apertura. Calls è senza alcun dubbio l’esordio più sorprendente visto finora nel 2021. È spiazzante e provocatoria, riesce a far compiere una deviazione al mondo seriale, tornando indietro di un centinaio di anni e mandando in cortocircuito la canonica sovrapposizione tra mezzo e messaggio. Calls non ha niente che possa definirla una serie tv, ma diventa tale perché viene inserita nel catalogo di un player come Apple Tv+. Nonostante Apple abbia una piattaforma di podcast che l’avrebbe potuta ospitare, senz’altro con ottimi risultati, forse anche con più risalto. Certo, l’altro lato della medaglia fa dire che si tratta di un esercizio di stile, che forse è solo un bel prodotto a basso budget che si è rivelato produttivamente perfetta in tempo di pandemia. Quel che conta, però, è che Calls è innanzitutto un’idea rischiosissima, che porta a casa il risultato. Si potrebbe dire che è solo un’idea? Certo, ma un’ottima idea è molto più di buona parte di ciò che stiamo vedendo in questi mesi.
Perché guardare Calls: perché non avete mai visto una serie così
Perché mollare Calls: perché forse non è nemmeno una serie