Tribes of Europa – Netflix: toh, un racconto post-apocalittico di Marco Villa
Tribes of Europa è la storia di tre adolescenti in un’Europa disintegrata e piena di gruppi in lotta tra loro
Tribes of Europa: il titolo è abbastanza chiaro e basta saper fare la traduzione da tribes a tribù per non avere bisogno di grosse spiegazioni. Lo spazio è chiaro, il tempo va approfondito, perché non siamo in una fase pre, ma in un disastroso post. Per l’esattezza siamo nel 2074, all’incirca mezzo secolo dopo il misterioso dicembre nero che ha segnato la fine del mondo che conosciamo, facendo regredire tutto e tutti a un’epoca fatta di tribù in guerra che vivono in quel che resta delle città.
Disponibile dal 19 febbraio su Netflix, Tribes of Europa è una serie tedesca creata da Philip Koch, Jana Burbach e Benjamin Seiler. Per raccontare l’Europa disintegrata, gli autori scelgono la storia di tre fratelli: Liv, Kiano ed Elja. Fanno parte degli Origine, una tribù che ha deciso di rifiutare quella che noi consideriamo modernità, considerata responsabile della fine del mondo precedente, per tornare a uno stato più selvaggio, protetti dalle foreste. Una protezione che funziona e che li tiene al di fuori delle lotte spietate per il territorio, fino a quando un aereo precipita vicino al loro rifugio, attirando l’attenzione dei Crows, la più violenta tra tutte le tribù, che vuole recuperare un manufatto tanto potente, quanto misterioso.
L’equilibrio trovato dai fratelli e dai loro compagni finisce con il primo episodio della serie, così come l’unità tra i tre ragazzi: Kiano viene portato in quel che resta di Berlino, alla corte del sadico capitano dei Crows; Liv viene data per morta, ma salvata dall’intervento di un altro gruppo; Elja si dà alla fuga con il cubo atlantideo, ovvero quel manufatto di cui sopra. Piccola nota: nella fuga è aiutato da Moses, interpretato da Oliver Masucci, ovvero Ulrich Nielsen di Dark.
Il cuore della serie sarà inevitabilmente la storia del progressivo avvicinamento dei fratelli, che dovranno affrontare una moltitudine di situazione di pericolo, nel tentativo di riunirsi e ritrovare quell’equilibrio ormai saltato. Uno schema quasi da videogioco, con livello di difficoltà crescente. Al di là della trama, la componente più interessante è però quella legata alla creazione di un mondo e alla sue caratteristiche. Quello di Tribes of Europa è un mondo che ha al centro i ragazzi: buoni o cattivi, sono quasi tutti giovani e nelle posizioni di potere ci sono parecchie donne. Una scelta che indirizza per forza di cose il racconto su binari young adult, in cui la formazione dei personaggi va di pari passo con la loro lotta per la sopravvivenza.
Abbiamo già citato la presenza di Oliver Masucci di Dark ed è inevitabile collegare questo mondo post-apocalittico con quello della celebratissima serie di Baran Odar: e il collegamento tiene, togliendo ovviamente tutto il discorso dei viaggi nel tempo. In entrambe le serie c’è un gruppo di giovani che cerca di rimettere in piedi una parvenza di normalità dopo che gli adulti hanno spazzato via il contesto in cui sono cresciuti. Il messaggio è piuttosto chiaro, non credo serva spiegare quanto questo discorso sia contemporaneo. Allo stesso tempo, non si tratta certo di un tema e di un taglio chissà quanto innovativi: l’altro riferimento ovvio è infatti The 100 di The CW, serie datata 2014.
La prima stagione di Tribes of Europa è formata da soli sei episodi, un chiaro invito a una visione intensiva. Probabilmente non vi terrà attaccati allo schermo, ma ci sono davvero poche possibilità che vi deluda in modo netto.
Perché guardare Tribes of Europa: perché è un racconto molto contemporaneo
Perché mollare Tribes of Europa: perché il taglio è molto per ragazzi