The Hardy Boys – Un teen drama d’altri tempi (in tutti i sensi) di Marco Villa
The Hardy Boys è tratta da un infinita serie di romanzi statunitensi per ragazzi ed è un prodotto d’avventura molto old style
Per parlare di The Hardy Boys, serve un piccolo Previously on Serial Minds.
Quindi: Previously… on Serial Minds:
Poco più di un anno fa, vi parlammo del pilot di Nancy Drew, serie di The CW basata su uno dei personaggi più longevi e fortunati della letteratura pop statunitense, protagonista di quasi un centinaio di romanzi gialli. Una figura che negli Stati Uniti conoscono tutti (almeno tutti quelli che erano ragazzini tra gli anni Settanta e Novanta), ma che in Italia non è così riconosciuta. Prendete il fenomeno Nancy Drew, triplicate il numero di romanzi fino a superare quota 300 e avrete una vaga dimensione di quanto sia (stato?) importante il fenomeno Hardy Boys, la cui storia inizia quasi cento anni fa, nel 1927.
In Italia la loro diffusione è stata un po’ più evidente rispetto alla loro collega Nancy, con una buona quantità di libri pubblicati nella collana Junior del mitico Giallo Mondadori. Tirando le somme, però, la questione rimane simile: così come per Nancy Drew, anche per The Hardy Boys ci troviamo di fronte a una serie che si basa su un fenomeno enorme e ampiamente condiviso nella cultura pop statunitense e molto meno rilevante per noi. E questo ha comunque un suo peso, è innegabile.
The Hardy Boys è un teen drama ambientato negli anni ’80, disponibile negli USA su Hulu dal 4 dicembre. I personaggi principali sono i due fratelli Hardy, Joe e Frank (rispettivamente Alexander Elliot e Rohan Campbell), che si trasferiscono con il padre poliziotto (James Tupper) a Bayport, in provincia, dopo la tragica morte della madre in un incidente stradale. A Bayport trovano zia Trudy (Bea Santos) e nonna Gloria (Linda Thorson), una donna ricchissima e con più di un segreto nella propria vita.
Questa la trama principale, ma la puntata si apre in realtà con un peschereccio che, nella baia di Bayport, pesca un rottame di un aereo su cui viene ritrovato una sorta di idolo dorato. E capite anche voi che non c’è dichiarazione di intenti più chiara del ritrovamente di un idolo d’oro, una scena che grida a pieni polmoni: QUESTA È UNA SERIE DI AVVENTURA, GENTE!
L’operazione The Hardy Boys è molto interessante a livello teorico: prendere dei riferimenti e un genere ormai dichiaratamente vintage e aggiornarlo, senza però snaturare l’originale e anzi puntando su elementi che non si trovano (più) nelle serie teen contemporanee. Come già accaduto per Nancy Drew, il lavoro è notevole, ma troppo scolastico: non ci sono elementi fuori fuoco e sono evidenti gli sviluppi futuri, che porteranno i fratelli a indagare sulla morte della madre e da lì a interrogarsi sugli scheletri di famiglia. Manca però quel guizzo che possa tirare dentro alla storia e che è necessario per chi non è già all’interno del mondo degli Hardy Boys. Cioè noi.
Mi tengo però qualche riga per una cosa davvero straniante: come detto, in seguito alla morte della madre, i ragazzi si trasferiscono subito insieme al padre, praticamente poco dopo il funerale. Ebbene, nel momento in cui arrivano a destinazione è come se fossero passati dieci anni: niente lacrime, niente musi lunghi o scenate, al contrario grandi sorrisi e abbuffate di gelato in condivisione.
È come se gli autori non avessero avuto voglia di portarsi dietro il fardello dell’elaborazione del lutto e avessero deciso di dare un colpo di spugna pressoché istantaneo. Scelta in qualche modo legittima, che però è fin troppo palese e lascia un po’ straniti. È però l’unico elemento fuori posto di un pilot in cui tutto funziona a modino. Fin troppo a modino: The Hardy Boys è una serie piacevole, ma senza nessun vero spunto di interesse.
Perché guardare The Hardy Boys: perché avete letto tutti i 300 romanzi e sono i vostri eroi
Perché mollare The Hardy Boys: perché è un compitino ben fatto e nulla più