The Flight Attendant: Kaley Cuoco dai nerd al thriller (ma con brio) di Diego Castelli
L’ex Penny di The Big Bang Theory protagonista assoluta di una miniserie thriller di HBO Max
La serialità, più del cinema, tende a cristallizzare, ad appiccicare etichette. Vedere un attore o un’attrice ricoprire la stessa parte per molti anni produce effetti inevitabili, come la credenza istintiva che quell’interprete assomigli “davvero” al personaggio che impersona (per me lo shock più grande rimane vedere quanto è mesto, grigio e silenzioso Matt LeBlanc rispetto a Joey Tribbiani), o come la difficoltà, una volta terminata la serie che gli/le ha dato la fama, ad abituarsi a vedere quella stessa faccia in nuovi ruoli e nuovi contesti.
A questa regola non sfugge nemmeno Kaley Cuoco, che nonostante un primissimo successo conseguito verso la fine di Streghe, è conosciuta al mondo intero come Penny, la bionda sexy e un po’ svampita che diventa la nuova vicina di casa dei nerdissimi Leonard e Sheldon in The Big Bang Theory.
Ebbene, a distanza di un anno e mezzo dalla fine della sitcom che le ha dato notorietà globale, la nostra Kiley torna in tv con un ruolo da vera protagonista, in una miniserie di HBO Max che la catapulta nel mondo del thriller, ma dandole anche la possibilità di mantenere qualcosa del personaggio che tutti ricordano: sì, c’è la suspense, sì, ci sono i morti, ma Kaley Cuoco non diventa la Nicole Kidman di The Undoing, è comunque una che, in un modo o nell’altro, può strappare un sorriso.
Andiamo con ordine. Stiamo parlando di The Flight Attendant, miniserie creata per la televisione da Steve Yockey e tratta dal romanzo omonimo di Chris Bohjalian.
Protagonista è Cassandra Bowden, l’assistente di volo a cui fa riferimento il titolo, una ragazza giovane e bella che per lavoro viaggia tantissimo e che, un po’ ovunque, trova il modo di fare baldoria, andare a feste ad alto tasso alcolico, sedurre qualche belloccio indigeno con cui passare una notte divertente e nulla più.
Il problema arriva quando uno di questi bellocci, il russo Alex Sokolov interpretato da Michiel Huisman (che conosciamo bene per Game of Thrones e The Haunting of Hill House), inizia con lei una relazione fugace ma pure più intensa e stimolante di altre, salvo poi farsi trovare morto, con la gola tagliata, accanto a una Cassie in dopo-sbornia che nemmeno si ricorda più cosa sia successo la sera prima.
Tutto questo a Bangkok, non esattamente il posto migliore in cui farsi fermare e interrogare dalla polizia.
Questo è l’incipit di The Flight Attendant che, come potete immaginare, vedrà Cassie impegnata a superare una situazione assurda, pericolosa, spaventevole, sempre più complicata, perché Sokolov non è esattamente uno qualunque, e perché la vita semplice e senza pensieri della protagonista viene presto travolta da un treno in corsa carico di indagini, intrighi, segreti, sorprese e controsorprese.
E come se la cava la nostra Kaley in tutto questo? Beh, bene direi. La base è in qualche modo già conosciuta: Cassie ha qualcosa della Penny prima maniera, cioè appunto la ragazza senza pensieri che vive in modo spensierato la propria giovinezza, senza curarsi granché dell’avvenire. Allo stesso modo, la serie mantiene un tono abbastanza scanzonato che rifugge i toni cupi e bui di altri gialli-thriller della HBO “principale”, preferendo lasciare lo spazio per qualche intermezzo comico e per una goffaggine della protagonista (goffaggine a cui tutti andremmo in contro in una situazione del genere) che sembra fatta apposta per la recitazione molto caricata della Cuoco, a cui non viene certo chiesto di andare per il sottile.
Di buono c’è che l’ex Penny regge piuttosto bene anche le altre scene, quelle effettivamente più thriller, o quelle in cui è necessario mostrare uno sgomento e una difficoltà emotiva che invece non le veniva mai chiesta ai tempi della sitcom.
Giusto per essere chiari, onestamente non mi sembra che questo trasformi Kaley Cuoco in un’attrice da Emmy, perché ho l’impressione che le manchino sempre i mezzi toni, anche quando sarebbe necessario averli. Ma il suo personaggio, che è protagonista totale dello show, tiene bene la scena, ti trascina facilmente nei suoi problemi, ti permette di vivere la sua angoscia (buffa o meno che sia) per la situazione surreale in cui si trova, pure se, come nel mio caso, sei un trentottenne pelato che non si è mai ubriacato in vita sua.
Ovviamente, questo risultato non viene solo da una Kaley Cuoco molto in parte. Dopo aver visto il pilot, The Flight Attendant si pone come serie di genere, non sembra voler aspirare a chissà quali verità filosofiche, ma il suo lavoro lo fa bene: la scrittura è chiara ma non eccessivamente didascalica, e ci sono una regia e un montaggio che reggono la suspense dall’inizio alla fine.
A fare la differenza sono il ritmo e il caos: il ritmo è quello con cui viene raccontata la vicenda, con eventi rapidi che si susseguono incessantemente (legati anche agli impegni lavorativi della protagonista) togliendo a Cassie e a noi la possibilità di ragionare a mente fredda su quanto accaduto; il caos è quello che regna già da subito nella vita dell’assistente di volo e, dopo il fattaccio, anche nella sua testa, improvvisamente tesa fra la necessità di risolvere in qualche modo la propria situazione e il desiderio primitivo (e molto umano) di annebbiarsi di vodka fino a che non sarà tutto sparito.
Credo anche che il formato a miniserie abbia molto giovato alla produzione: non conosco il romanzo e non so come proseguirà la storia, ma il fatto che esistano un inizio e una fine già pensati e scritti ha indubbiamente permesso di dare al pilot la forma chiara di una narrazione che sa dove andrà a parare e ha tutti gli strumenti per preparare al meglio il terreno.
A conti fatti, un primo episodio che lascia poco respiro, tiene desta l’attenzione fino alla fine, e fa venire voglia di vedere la prossima puntata: non è mica poco.
Se devo trovare un difetto (al di là del mero fatto che The Flight Attendant non mi sembra un capolavoro, ma solo una serie ben fatta) è su alcune piccole scelte che lasciano più perplessi, una in particolare: in preda allo shock e ai fumi costanti dell’alcol, Cassie continua ad avere dei blackout in cui si ritrova come in sogno nella camera d’albergo con il morto, che le parla e cerca di ricostruire con lei l’accaduto. Un espediente non particolarmente originale che appare un po’ forzato, sicuramente giustificato dalla necessità di far interagire un po’ di più Kaley Cuoco e Michiel Huisman, ma che finisce con lo spezzare fin troppo un ritmo che altrimenti sarebbe davvero incalzante.
Vedremo se reggerà fino alla fine. Intanto mi son dimenticato di aggiungere due tasselli da serialminder: nel cast ci sono anche T.R. Knight, il George O’Malley di Grey’s Anatomy che qui interpreta il fratello di Cassie, e Zosia Mamet, indimenticata Shoshanna di Girls, qui migliore amica della protagonista. Nel primo episodio il loro ruolo è abbastanza marginale, ma immagino che crescerà di importanza nelle puntate successive.
Perché seguire The Flight Attendant: è un thriller veloce, ritmato, non troppo cupo, che fa venire voglia di vedere la puntata successiva.
Perché mollare The Flight Attendant: se coltivate una specifica antipatia per Kaley Cuoco, sappiate che qui è la protagonista assoluta e totale.