Quiz – L’uomo che truffò Chi vuol essere milionario? di Francesca Mottola
Stephen Frears dirige Quiz, miniserie che racconta l’incredibile truffa di una famiglia ai danni dell’edizione inglese di Chi vuol essere milionario?
“Un po’ Ocean’s 11, un po’ Mission: Impossible, ma con protagonisti dei medio-borghesi dello Wiltshire”. Così lo sceneggiatore James Graham (Brexit: the Uncivil War) ha descritto Quiz, la miniserie firmata ITV che racconta la più incredibile e strampalata truffa televisiva mai messa in atto.
Charles Ingram (nella serie Matthew Macfadyen) – passato alla storia come “the coughing Major” – e la moglie Diana (Sian Clifford) finirono al centro di un vero e proprio uragano mediatico quando, dopo che Charles vinse nel 2001 un milione di sterline al Chi Vuol Esser Milionario? inglese, furono chiamati in giudizio con l’accusa di aver barato, prendendosi gioco di ITV, del conduttore Chris Tarrant (qui interpretato da un meraviglioso Michael Sheen) e di milioni di telespettatori. La serie, diretta da un nome di peso come Stephen Frears, ha la brillante intuizione di prendere il racconto alla larga e di esordire con un primo episodio che racconta con ricchezza di particolari il contesto in cui ebbe luogo la truffa dei coniugi Ingram.
Siamo alla fine degli anni Novanta e il nuovo direttore generale di ITV irrompe nella sede principale lamentando a gran voce la mancanza di nuovi format di successo. “Occorre una nuova hit”, esclama concitato ai producer, che prontamente gli sottopongono l’idea embrionale di quello che poco tempo dopo sarebbe diventato un programma da record. Intitolato inizialmente Cash Mountain, il Milionario iniziò poco a poco a prendere forma, arricchendosi di tutti gli elementi che l’hanno reso riconoscibile in tutto il mondo: le musiche tensive, le luci abbaglianti, lo studio dal sapore futuristico. Nel giro di pochissimo tempo, il programma sarebbe diventato lo show perfetto per il nuovo millennio: oltre diciannove milioni di telespettatori – un terzo della popolazione inglese – seguiva ed empatizzava sera dopo sera con il sogno di cittadini qualunque che in quello studio avevano la possibilità di cambiare per sempre la loro vita.
La ricostruzione brillante e vagamente nostalgica di quel periodo d’oro della televisione permette allo spettatore di entrare senza difficoltà nel meccanismo che rendeva un semplice quiz televisivo una vera e propria ossessione per i telespettatori. Gli Ingram erano tra questi. O meglio, lo erano Diana Ingram e il fratello Adrian, che, dopo aver tentato entrambi la scalata al milione senza successo – nonostante l’appoggio di una rete clandestina di professional quizzers, chiamata “The Syndicate”, che li aveva fatti accedere al programma aggirando il sistema di selezioni – avevano coinvolto Charles. Maggiore dell’Esercito senza particolari ambizioni, se non quella di compiacere l’adorata moglie, Charles affronta il Milionario con la più bizzarra delle espressioni dipinta sul volto.
Macfadyen ricostruisce magnificamente il misto di stupore e terrore che accompagnano il Maggiore mentre viene condotto dall’ignaro presentatore verso la vetta. L’inizio di Charles è a dir poco deludente: arrivato alle quattromila sterline ha già utilizzato due dei tre aiuti consentiti. Nonostante ciò, la scalata prosegue inspiegabilmente: Charles non sembra conoscere nessuna risposta, scarta sistematicamente alcune opzioni per poi ritornare sui propri passi e dare la soluzione corretta. Quell’“inspiegabilmente” sarebbe stato svelato più tardi grazie ad alcuni videotape: due complici nascosti tra il pubblico (la moglie e un professore universitario di Cardiff) tossivano nel momento in cui il Maggiore pronunciava la risposta corretta. Così il “coughing Major” aveva completato la scalata al milione nello stupore di tutti i presenti.
Nell’arco di tre puntate Quiz racconta quello che è passato alla storia come lo scandalo pop più celebre di inizio millennio, e lo fa non solo ricostruendo alla perfezione l’atmosfera e il momento storico in cui ha avuto luogo, ma creando anche un sottotesto che rimanda alle problematiche quanto mai attuali delle fake news e della difficoltà di definire il concetto di verità oggettiva. Il terzo episodio, infatti, segue il processo degli Ingram – che ad oggi continuano a proclamarsi innocenti – raccontando attraverso la voce dell’accusa e della difesa i diversi, e in qualche modo legittimi, punti di vista che possono essere adottati per analizzare la vicenda.
In modo inaspettato, la serie rivela una sorta di parabola moderna in cui al concetto di quiz show – basato totalmente sulla necessità di risposte certe e definitive da “accendere” – si contrappone un evento improbabile che rende impossibile ragionare in termini di assoluta verità. In un’intervista sullo show, James Graham ha sottolineato come Quiz non voglia in alcun modo demonizzare gli Ingram e la loro storia, quanto piuttosto porre delle domande su quanto sia stato incisivo lo scenario socio-politico che l’ha resa possibile.
Complice un cast di assoluto livello, una scrittura solida e la volontà evidente di raccontare attraverso l’assurda vicenda degli Ingram qualcosa di molto più ampio e complesso, Quiz si dimostra un prodotto convincente sotto ogni punto di vista e capace – come promesso dal titolo – di porre allo spettatore delle domanda intriganti e piene di insidie.