Tripilot: Dave, Outmatched, Indebted di Diego Castelli
Tre comedy che, per motivi diversi, si possono anche lasciar perdere…
Era un po’ che non scrivevamo un bel tripilot, il nostro format dedicato a quelle serie di cui bisogna in qualche modo tenere traccia, ma senza che questo comporti una recensione “intera”, ché tanto poi finisce che non la legge nessuno.
Con i tripilot invece, non li legge comunque nessuno, ma almeno noi abbiamo la soddisfazione di aver parlato di tre serie in colpo solo.
E oggi sono tutte comedy, a diverso tasso di (non troppa) utilità.
Dave
In onda su FXX, Creata e interpretata da Lil Dicky, rapper e comico statunitense di cui non so assolutamente nulla (come di buona parte dei rapper di questo mondo), Dave è in realtà una comedy a suo modo riuscita, che in un altro momento della vita forse si sarebbe guadagnata la recensione in solitaria, ma che in questo periodo così pieno deve accontentarsi di una menzione da tripilot.
Esplicitamente autobiografica, seppur storpiata dal filtro della commedia, Dave racconta dell’inizio della carriera di Lil Dicky, che dopo aver caricato un video rap comico diventato virale su youtube, prova a iniziare una carriera da musicista professionista.
Dave ha (una specie di) talento, qualche amico sincero e una fidanzata bella e gentile, ma per il resto è un fantastico coglione, segnato da alcune sfighe mediche che l’hanno portato ad avere un pene bruttissimo, poi protagonista della canzone divenuta virale.
La serie, a cui non mancano importanti guest star della scena rap, gioca molto sul surreale e a volte sul nonsense, non disdegnando momenti di grande disagio e una certa trivialità, come quando si tratta di parlare dei problemi di sesso fra Dave e la compagna.
Ha un suo stile e una sua intelligenza, e rientra a buon titolo nel grande calderone delle comedy “strane” e molto personali, con un comedian impegnato a metterci dentro tutto il suo vissuto e quello che gli gira per la testa. Resta però un prodotto di super-nicchia, sia per lo stile comico che per l’ambientazione, e comunque non è Atlanta.
Ma se vi piacciono il rap e i tipi strambi, le si può dare una chance.
Outmatched
Qui siamo nel campo delle sitcom classiche, quelle con le risate in sottofondo. Protagonisti sono Jason Biggs di American Pie e Maggie Lawson di Psych, che interpretano due genitori a cui è capitato di fare figli geni. L’”outmatched” del titolo fa proprio riferimento a questa prole che, già in età adolescenziale, è significativamente più intelligente dei genitori, e progetta di sfondare nel mondo della scienza e via dicendo.
Come potete immaginare, buona parte della comicità deriva dallo scontro fra la normale quotidianità dei genitori e l’eccezionalità dei figli, che compensano la loro genialità con qualche carenza in ambito sociale e di puro e semplice “stare al mondo”.
Al netto della resa comica dello show, che è abbastanza nella media (giusto sollevata da protagonisti molto in parte), questa serie ha il problema di essere sostanzialmente immorale: i figli, che sono geni, vengono dipinti quasi come scherzi della natura, in confronto alla rassicurante normalità dei genitori, che invece sono americani medi, nel senso pure un po’ spregiativo del termine. Cioè, al netto del fatto di essere una storia in cui tutti si vogliono bene e sistemano sempre i loro casini, il messaggio che sembra passare è “se sei troppo intelligente è un problema, meglio che ti limiti”, e non mi pare che la cosa sia particolarmente edificante.
Ho visto un paio di episodi e non so se la cosa viene corretta dopo, ma mi ha fatto perdere la voglia di andare avanti.
Indebted
In onda su NBC, Indebted è una sitcom multicamera che si fa segnalare subito per il nome di una delle protagoniste, quella Fran Drescher che, da protagonista de La Tata, ha segnato pomeriggi e preserali di un’intera generazione di serialminder.
Poi però basta. La serie racconta di Dave e Rebecca, coppia giovane e spensierata che, da un giorno all’altro, deve occuparsi dei genitori di Dave (fra cui appunto la madre Debbie, interpretata dalla Drescher), che a seguito di alcuni investimenti sbagliati e una gestione quantomeno allegra delle loro finanze, si ritrovano a essere senza casa e pieni di debiti.
Bisticci familiari, scontro generazionale, un ciccinnino di critica sociale e politica per il modo in cui in America viene gestito il sistema dei prestiti e dei debiti, e il gioco è fatto.
Oddio, “sarebbe” fatto, se non fosse che la scrittura è povera, scontata, quasi mai davvero ficcante: il risultato è che Indebted finisce nel mare magnum delle sitcom ininfluenti che possiamo serenamente lasciar passare.
Come dire “uuuu, la nuova serie con la tata… sì però era meglio La Tata…”