27 Settembre 2019 4 commenti

The Politician – Ryan Murphy su Netflix si trasforma in Wes Anderson di Marco Villa

The Politician è una serie 1000% Ryan Murphy, che punta anche su inquadrature simmetriche e toni pastello

Copertina, Pilot, Senza categoria

Se provate a ricordarvi tutte le serie di Ryan Murphy di questi anni, è probabile che ne rimanga fuori qualcuna. Del tutto comprensibile eh, anzi, quasi è rassicurante per la vostra tenuta mentale e la vostra vita sociale. Ad ogni modo, la provocazione è buttata lì solo per una ragione molto precisa: se avete un’idea di tutto quello che ha fatto Murphy in questi anni, sappiate che potete trovarlo condensato in The Politician, disponibile dal 27 settembre su Netflix.

The Politician è la prima serie realizzata da Murphy dopo l’accordo da 300 milioni che lo lega al servizio di streaming per i prossimi cinque anni. Investimento pesante, che inevitabilmente fa alzare le aspettative. E The Politician non si tira indietro, almeno nelle premesse: una serie che segue l’ascesa di Payton Hobart (Ben Platt), un ricco rampollo californiano che si è messo in testa di diventare Presidente degli Stati Uniti. Così, ogni stagione di The Politician si occuperà di una campagna elettorale che vede protagonista Payton, ovviamente con importanza a salire: si parte da quella per diventare rappresentante degli studenti del liceo e si arriverà (o si dovrebbe arrivare) a quella presidenziale. Un progetto molto ambizioso e altrettanto interessante, che fa da raccoglitore di tutti i temi e gli stili adottati nel corso degli anni da Ryan Murphy e dal suo inseparabile sodale Brad Falchuk, qui affiancati da Ian Brennan alla voce “created by”.

A livello teorico, la prima stagione di The Politician si configura come un classico teen drama: siamo in un liceo, c’è il gruppo dei popolari, ci sono gli sfigati, ci sono odi reciproci (occhio a Lucy Boynton nella parte della rivale di Payton, si candida a un percorso stile Maya Hawke in Stranger Things) e frecciate continue. Tutto però è volutamente sopra le righe: Payton è circondato da amici che – invece di pensare solo al ballo di fine anno – gli fanno da spin doctor, elaborando strategie politiche che entrano però in cortocircuito con l’ambiente in cui si trovano. Per guadagnare consensi e allargare la propria base di votanti, Payton finge di essere stato tradito dalla fidanzata e prova a coinvolgere nel suo progetto esclusi di ogni tipo: da disabili a persone malate, fino a drop-out che rappresentano minoranze razziali o sessuali. E qui arriva la vena caustica di The Politician, nel mettere in chiaro un meccanismo di controllo del consenso che agisce a livelli più profondi anche nella politica “vera”. 

Tutto questo è filtrato dalla sensibilità di Murphy, che riprende in modo chiaro elementi da Glee e Scream Queens, arruola di nuovo la sua musa Jessica Lange (nella parte di una nonna ossessiva e malata simile alla madre raccontata in The Act) e mette in chiaro fin da subito che non ci saranno argomenti tabù e il cinismo potrà toccare ogni argomento. Il discorso più interessante è però a livello estetico, perché The Politician porta lo stile visivo di Murphy a incrociarsi con il mondo di Wes Anderson e non è solo per la presenza di Gwyneth Paltrow, peraltro in un ruolo che sembra la prosecuzione di quello di Margot Tenenbaum. Paltrow è un elemento, ma in realtà è l’impianto visivo a rifarsi a quel mondo: inquadrature simmetriche (e poi NON partono i Kinks, cit.), toni pastello, un ritmo tra l’irreale e il surreale.

Se uno dei tratti tipici di Murphy è sempre stata la bulimia (narrativa, stilistica, visiva), The Politician porta questa tendenza all’estremo. E come tutto quello che è estremizzato, non può che dividere: The Politician può essere la serie che entusiasma, può essere quella che irrita, così come un guilty pleasure. Di sicuro, non è una serie che lascia indifferenti e di questi tempi è già una gran cosa.

Perché guardare The Politician: per assistere alla sintesi più completa del Murphy-pensiero

Perché mollare The Politician: perché può risultare “troppo tutto”

MiglioreNuoveSerie1



CORRELATI