4 Aprile 2019 1 commenti

Gomorra – Un nuovo inizio di Marco Villa

Torna Gomorra, pronta a ripartire dopo il colpo di scena che ha chiuso la terza stagione

Copertina, On Air

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[ATTENZIONE: SI PARLA DELLE PRIME 3 STAGIONI]

Gomorra non è mai andata per il sottile in quanto ad ammazzamenti. In senso quantitativo, ma anche in senso qualitativo: da Donna Imma a Pietro Savastano, passando per tutti quei personaggi che sembrava dovessero spiccare il volo e invece no e finendo con Ciro di Marzio, freddato dal suo eterno amante-rivale Gennaro Savastano in una delle scene più intense di tutta la serie. La terza stagione di Gomorra finiva consegnando agli spettatori una situazione senza più uno dei suoi due volti simbolo: a ripensare a quanto visto finora, infatti, tutti gli avvenimenti non erano altro che varianti sul tema di un continuo abbraccio-respinta tra i due boss, in quella che lo stesso Marco D’Amore ha definito “una grande storia d’amore”. Perdonate il gioco di parole.

La quarta stagione della produzione originale Sky (in onda dal 29 marzo su Sky Atlantic), inizia così su due fronti, perché il buco lasciato da Ciro Di Marzio è di quelli imponenti. Il primo fronte è quello cittadino: l’alleanza Di Marzio-Savastano ha condizionato tutto il mercato di Napoli per anni, la scomparsa di uno dei due pilastri di questo accordo ha mandato all’aria ogni equilibrio. Da Sangue Blu ai due orridi e viscidi fratelli Capaccio, è tutto un riallinearsi, cercando di gonfiare il petto per spaventare i rivali. In apparenza, lo snodo più semplice sarebbe quello che vedrebbe Genny Savastano sedersi sul trono di spade una volta per tutte. Ma non è così, perché il secondo fronte riguarda proprio Genny e non è nelle vie di Napoli, ma nelle campagne, dove il potere criminale è detenuto da uno zio, con relativo clan famigliare.

Quelle campagne che nascondono rifiuti tossici di ogni tipo e che sono il luogo perfetta per una speculazione che richiede ampi spazi. Quella speculazione risponde al nome di “aeroporto” e vede Genny protagonista di un tentativo inedito di ripulirsi, provando a usare gli ingenti guadagni maturati in passato per dare il via a una attività lecita. Si chiama riciclaggio, ma in questo caso profuma quasi di redenzione, perché il personaggio di Salvatore Esposito sembra convinto di voler usare solo mezzi legali per raggiungere il proprio scopo. Peccato che ci siano di mezzo gli altri, quelli che sanno di cosa è capace e cercano di spingerlo sulla cattiva strada, che poi è la sua strada di sempre. A volerla mettere in metafora, è un po’ come se Genny fosse dipendente dalla violenza e questa storia dell’aeroporto fosse il suo metadone: lui ci crede, ma poi le cose vanno come devono andare. Cioè male, cioè con mani mozzate a minacce.

Minacce che vengono rivolte a quello che sembra l’unico personaggio decente di queste prime due puntate: un padre di famiglia con la moglie in chemio, che non accetta di subire il ricatto dei malavitosi e non vuole vendere il proprio terreno, fondamentale per la costruzione dell’aeroporto. Si scoprirà che nemmeno lui è pulito, perché in Gomorra non esiste il bianco: esistono solo tanti grigi, più o meno sfumati, ma nessuno è davvero innocente.

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In tutto questo, manca ancora un personaggio che è sempre più cruciale, ovvero Patrizia, interpretata sempre benissimo da Cristiana Dell’Anna. È lei a fare da collante tra il mondo napoletano e quello delle campagne e sarà sempre lei a determinare il grado di maturità raggiunta da Genny dopo la morte del suo compagno di giochi.

Per Gomorra è un nuovo inizio, non può che essere così. Le rivoluzioni sono sempre un momento pericoloso per una serie, ma la sensazione è che in questo caso i rischi siano ridotti al minimo: del resto, l’universo di questa serie è talmente forte ed espanso da poter reggere urti di questo calibro. E la curiosità di vedere cosa ha fatto Marco D’Amore nel ruolo di regista di due episodi è parecchia.

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