Suburra – La seconda stagione è una colata nera di Marco Villa
Il ritorno di Suburra, in una Roma sempre più invasa dalla malavita
Se passate in questi giorni dalla fermata San Babila della metropolitana di Milano, potete vedere le pareti coperte da un magma nero che cola dall’alto. Non è la più grande infiltrazione della storia, ma l’ultima di una serie di promozioni imponenti realizzate da Netflix nella metro milanese. In questo caso, la scelta dell’immagine è piuttosto azzeccata: la colata di nero che arriva dal soffitto e si avvicina al pavimento è la rappresentazione perfetta di quello che succede in Suburra, dove prima o poi tutto viene travolto.
La seconda stagione di Suburra è arrivata su Netflix il 22 febbraio ed è la perfetta prosecuzione di quanto abbiamo visto nei primi dieci episodi. I centri principali dell’azione sono sempre tre e tutti gravitano intorno a Ostia: quello che un tempo era il clan degli Aureliani e che ora si è ridotto di fatto al solo Aureliano (Alessandro Borghi); il clan degli Anacleti con uno Spadino (Giacomo Ferrara) in rotta con le generazioni precedenti; il Samurai (Francesco Acquaroli), da sempre centro di tutto il potere nero della città, ma con meno controllo rispetto ai tempi passati. Se nella prima stagione questi elementi oscuri facevano sponda con il Vaticano e il mondo della Curia, nella seconda stagione è lo Stato stesso a essere lambito (eufemismo) dalla malavita della suburra.
Senza spoilerare troppo, i primi episodi fanno capire la centralità che avranno le figure di Lele (Eduardo Valdarnini) e di Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro). Il primo è passato da spacciatore della Roma bene ad astro nascente del commissariato di polizia di Ostia, il secondo è diventato una sorta di tribuno delle folle con conseguente gratificazione elettorale alle comunali di Roma. Due cambiamenti importanti, trattati in modi del tutto differenti: se il ruolo di responsabilità di Lele lascia spiazzati per la velocità con cui è arrivato rispetto alla chiusura delle vicende precedenti ed è a tanto così dall’essere un buco di sceneggiatura, la vicenda di Cinaglia è più interessante. Da ultima ruota del PD romano viene trasformato in populista arrembante che riesce a intercettare i voti delle periferie. Voti che cercherà di trasformare immediatamente in tornaconto personale, pressato da una parte dalla malavita locale (Samurai) e dall’altro dalla mafia siciliana, sempre interessata a questo benedetto nuovo porto di Ostia che ormai è una specie di Anello del Conte pacchetto azionario di Boris.
La seconda stagione di Suburra riesce nell’intento di spostare la storia di quel tanto che basta per non renderla ripetitiva, andando a toccare due personaggi tutto sommato fin qui laterali e senza snaturare il binomio Aureliano-Spadino che aveva funzionato molto bene. L’unico nuovo innesto di un certo peso sembra essere quello di Nadia (Federica Sabatini), altra giovane che, come Spadino e Aureliano, si ritrova a dover abbattere un sistema di relazioni che aveva dominato la propria famiglia (e il proprio clan) per molti anni.
Come detto, Suburra riparte da dove si era interrotta, senza scossoni significativi, ma anche senza rinunciare a snodi cruciali ad alto tasso drammatico: come è normale che sia, non farà cambiare parere a fan o detrattori, andando dritta per la sua strada. Una strada sempre più nera.