Sfuggire a Sanremo, in gif di Diego Castelli
Noi che non guardiamo Sanremo abbiamo comunque il nostro da fare per sopravvivergli
Quando hai detto espressamente che di Sanremo non te ne frega niente, ma il giorno in ufficio ti chiedono comunque la tua canzone preferita del Festival.
Quando il giorno dopo la prima di Sanremo guardi il feed di facebook e scopri che improvvisamente ti mancano i post sul decoupage che metteva sempre zia Maria, prima di essere anche lei fagocitata dalle disquisizioni sul look della Tatangelo.
Quando senti abbastanza la pressione sociale da sintonizzarti un attimo su Rai Uno, e becchi Patty Pravo coi rasta.
Quando pensi a quanta gente data per morta si ripresenta poi a Sanremo, sembrando peraltro poco viva.
Quando dice che almeno una puntata insieme la dovete vedere.
Quando senti parlare della straordinaria performance di Pio e Amedeo, la recuperi per curiosità, e scopri che il problema evidentemente è quanto faceva schifo tutto il resto, perché ci sono molte storie di instagram di Chris Pratt che sono meglio di quei 20 minuti.
Quando incontri quelli che fanno i gruppi di ascolto e mettono i voti su fogli di carta appositamente stampati.
Quando fai una battuta di troppo sulla passione collettiva per Sanremo, e qualcuno si offende.
A quel punto rifletti sul fatto che forse sei un po’ ipocrita, perché le altre persone hanno diritto di apprezzare Sanremo così come tu apprezzi le serie tv, e forse dovresti lasciargli il permesso di parlarne per 5 giorni all’anno, mentre tu parli di serie per tutto il resto del tempo.
Poi però, fortunatamente, ti ricordi che l’unica cosa che conta siete tu e i tuoi desideri.