The Good Place 3 season finale – Stucchevole o innocente? di Diego Castelli
The Good Place ci saluta con un finale puccioso e tenerone, ma che nasconde una leggera mancanza di creatività rispetto al solito
OVVIAMENTE SPOILER
Ci sono sostanzialmente due modi di vivere il finale della terza stagione di The Good Place (che, per inciso e a scanso di equivoci, rimane tuttora una delle migliori comedy su piazza): uno romantico/sognatore e uno cinico/intellettuale.
Partiamo dal primo approccio. Pandemonium è un episodio dedicato al trionfo dell’ammmore. O meglio, non proprio al trionfo, visto che in realtà termina con due protagonisti che si “lasciano”, se si può usare questo termine quando a uno dei due viene cancellata la memoria dell’altro per mano di creature mistiche dell’aldilà. Diciamo che è dedicato all’immortalità del Bene.
The Good Place si basa su un assunto abbastanza preciso, sull’idea cioè che chiunque, se messo nelle condizioni giuste, può migliorare se stesso. Ed è proprio su questa idea che i protagonisti fondano la propria salvezza, assicurando al Giudice che saranno in grado di smascherare le subdole macchinazioni di quelli del Bad Place, mostrando come la propensione degli umani al cambiamento valga tanto in vita quanto dopo la morte.
Un piano nobile ma complicato, reso ancora più arduo dai cattivi che spediscono nel novello, finto Good Place dei personaggi che i protagonisti già conoscono, e che possono mandarli in crisi. In particolare, Chidi vede arrivare la sua ex, e nell’ottica di eliminare qualunque rischio di contaminazione l’esperimento, decide di farsi cancellare la memoria, perdendo però anche l’amore per Eleanor.
Il finale, quindi, diventa un nuovo saluto fra i due, che già in passato (centinaia di volte) avevano visto il proprio amore grattato via dalla storia dell’altro mondo. Il romanticismo qui ci tocca sul serio: quella composta da Eleanor e Chidi non è la classica coppia perfetta, anzi, non potremmo immaginare due caratteri più diversi, ma in un contesto così surreale come quello di The Good Place, il loro amore invincibile, capace di ripresentarsi ostinatamente a ogni reset, è il collante orizzontale di tutte le storie vissute dal nostro quartetto, il filo rosso che lega i continui rifacimenti e, in qualche modo, dà loro senso. Insomma, è strano ma ci piace.
Soprattutto, questo è il primo reset sbilanciato e annunciato, e per questo più doloroso e malinconico per loro e per noi: i reset precedenti non erano percepiti come tali dai personaggi, né uno dei due aveva la possibilità di ricordare l’amore a reset avvenuto. Ciò rende questo specifico addio più struggente, e carica di aspettativa la promessa di un riavvicinamento, che sarà tanto scontato quando piacevole da guardare.
Tutto a tarallucci e vino dunque, occhi a cuore e ciglia frementi. Però qui arriva il giudizio critico/intellettuale, che non può non notare qualche crepa in questo puccioso castello di carte. Per esempio, la scelta di Chidi di farsi cancellare la memoria non sembra poi così pienamente giustificata: ok che lui è ansioso per natura, ma non è un po’ troppo rinunciare all’amore di Eleanor solo perché “pensa” che non saprà tenere la bocca chiusa?
Ma ci sono anche altri due problemi, uno specifico sulla coppia e uno più generale sulla serie: poche righe sopra ho detto che il riavvicinamento sarà scontato, ma anche piacevole da guardare. E se però fosse troppo scontato? Cioè, questi due sono già tornati insieme dopo centinaia di reset, è assolutamente palese che la coppia risorgerà e, a giudicare dalle altre volte, potrebbe anche essere una cosa svelta. Non è che viene a mancare un po’ di sugo?
Lo stesso problema, a conti fatti, si riflette sul finale nel suo complesso: The Good Place ha vissuto per tre anni su continui strappi, invenzioni e ribaltamenti. La sua principale qualità è sempre stata quella di proporre svolte inaspettate, raccontando nuovi e sorprendenti angoli dell’aldilà, trovando sempre originali scappatoie nell’apparentemente invincibile discesa dei suoi personaggi verso l’inferno. Uno show creativo, insomma, nel vero senso del termine, capace di ficcare così tanta roba in ogni stagione e in ogni episodio, da farci pensare che di stagioni ne siano state già prodotte sette, e non solo tre.
Il finale, però, ci riporta a un Good Place appena riformato, visivamente simile a come lo ricordavamo, e ci parla soprattutto di un amore che già conosciamo, che sembra andare incontro a difficoltà che sono già state superate molte volte.
Al netto delle singole gag e delle battute spicciole, che rimangono comunque di alto livello, il finale di The Good Place sembra insomma aver operato un parziale spostamento: dalla sorpresa alla tenerezza, dalla follia all’affetto per i personaggi. Qualcosa che assomiglia ad altre dinamiche simili viste per esempio in The Big Bang Theory o How I Met Your Mother, che però ci arrivavano più in là.
Al momento ci può anche stare bene, perché stiamo parlando specificamente del finale e non dell’intera stagione, che nel complesso ha garantito la solita svalangata di giravolte. Però può essere un campanello d’allarme: l’amore fra Chidi ed Eleanor è una delle ciliegine su una torta che normalmente è composta da tutt’altro, e i più cinici hanno avuto la chiara impressione che in questo finale ci si preoccupasse un po’ troppo delle ciliegine, come se il resto della torta stesse finendo.
Per ora evitiamo di preoccuparci troppo, anche quest’anno ci siamo divertiti e affezionati e di Michael Schur (co-creatore, lo ricordiamo, di Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine) ci fidiamo un po’ a prescindere. Però attenzione a non distrarsi, è un attimo che diventa Dawson’s Creek.
(Cioè oh, bellissima Dawson’s Creek. Ma se voglio vedere Dawson’s Creek mi riguardo Dawson’s Creek, non guardo The Good Place.)