Chilling Adventures of Sabrina – Un commento finale alla prima stagione (che poteva dare di più) di Diego Castelli
Al buon pilot sono seguiti episodi non privi di qualche problema
SPOILER SU TUTTA LA PRIMA STAGIONE
Un paio di mesi fa parlavamo del pilot di Chilling Adventures of Sabrina, e io avevo usato toni abbastanza entusiasti. Per questo, come sempre accade quando mi sbilancio su un primo episodio, ci tengo a tornare alla fine della prima stagione per vedere se le promesse sono state mantenute, in tutto o in parte.
Se volete leggere quella prima impressione la trovate qui, ma basti ricordare che la reinvenzione dark del personaggio di Sabrina Spellman, nata negli anni Sessanta sui fumetti Archie Comics, funzionava grazie al sapiente miscuglio di generi, teen drama e horror soprattutto, unito a una specie di generale consapevolezza, nella costruzione di un mondo della datazione indecidibile, nell’uso di certi tormentoni satanisti, nel ribaltamento completo o parziale di certi ruoli della vecchia sitcom. Una serie che, insomma, dava l’idea di essere stata curata nel dettaglio, che è sempre un pregio.
Ora stavo per dire “nel corso delle settimane”, ma non è esatto: nel corso delle mie settimane, quelle che ci ho messo a finire la stagione, Sabrina ha affrontato demoni, streghe defunte, spiriti e folletti vari, sempre guidata da una bussola morale molto forte e dal desiderio di non farsi trascinare nel gorgo satanista in cui le sue zie avrebbero voluto spingerla, seppur in buona fede. Alla fine, naturalmente, Sabrina nel gorgo ci finisce, spinta dall’unica confidente che in buona fede non era, e arriva a firmare il famigerato contratto col Diavolo, che nel breve periodo sembra però portarla a un certo lieto fine: riesce a salvare la città dalla furia delle Tredici e arriva pure a ritrovare la defunta madre (nello special natalizio).
In questo percorso, però, qualcosa non è tornato del tutto, senza trasformare Chilling Adventures of Sabrina in una brutta serie, ma facendole perdere un po’ di smalto, e pure qualche posizione nella nostra classifica.
Se la messa in scena della serie è rimasta impeccabile fino alla fine, con una delle fotografie migliori viste negli ultimi anni (tutta giocata su un sacco di buio, punteggiato da punti-luce limitati ma sempre carichi di atmosfera), a patire un po’ è stata la sceneggiatura, in almeno due sensi diversi.
In primo luogo, Chilling Adventures of Sabrina fatica a progredire: all’inizio si presenta come una serie molto fresca, con dialoghi intelligenti, a volte perfino sorprendenti (nella continua venerazione per Satana da parte delle zie, che non è una cosa così scontata in una serie americana diretta a un pubblico relativamente giovane). E questo crea aspettativa, ti fa pensare che ne vedrai di bellissime. Invece, il livello degli episodi successivi al primo non cresce e, anzi, alcuni piccoli tormentoni che nel pilot stuzzicavano la curiosità finiscono col diventare un po’ stucchevoli, perché rivelano la loro natura di abbellimento. Una serie che dunque colpisce da subito, ma si gioca troppe carte in un pilot che finisce con l’essere l’episodio migliore della stagione, seguito da una serie di puntate che, nel racconto della stregoneria e del rapporto con mondi e dimensioni parallele, troppe volte sembrano l’ennesima iterazione di un Supernatural o Vampire Diaries.
In secondo luogo, la gestione di eventi, dinamiche e personaggi appare almeno in parte disomogena. A Sabrina succedono tante cose, affronta passaggi diversi e incontra persone e creature di ogni forma, e ogni volta sembra che quel dettaglio, quell’incontro, quello sviluppo, sia epocale. Solo che non possono esserlo tutti, e quando una promessa di epica non viene mantenuta, arriva la frustrazione: come quando Sabrina incontra il belloccio della nuova scuola, che chiama palesemente un rischio-tradimento di Harvey che non arriva mai; oppure le tre streghette-stronze che diventano amiche di Sabrina nel giro di metà stagione. Poi certo, ci sono anche buone cose, come il percorso lento ma costante con cui la Wardwell entra nelle grazie di Sabrina per manipolarla secondo i suoi scopi, come nella migliore tradizione dei cattivi talmente scaltri da sembrare alleati. Ma l’impressione, arrivati a un Christmas Special che aggiunge poco al resto della stagione, è che Sabrina abbia messo così tanta carne al fuoco, che almeno parte di essa è uscita cruda.
Aggiungo un’ultima nota più (o ancor più) personale: detesto Harvey. Io lo capisco che lui debba fare la parte del povero umano spaesato e sballottato dagli eventi, triste creaturina a cui la gagliarda Sabrina offre compulsivamente la sua furbizia e la sua abilità nelle arti magiche. Però un conto è essere debole ma adorabile, indifeso ma meritevole, e un conto è essere una gigantesca spina nel culo. Harvey è molle, lento e noioso dall’inizio alla fine, sempre a piangersi addosso, incapace di incarnare pienamente il suo ruolo all’interno della narrazione, cioè il centro di gravità che spinge Sabrina a una costante tensione fra il mondo stregonesco e quello mortale. Per dirla più semplice, noi come Sabrina dovremmo amare Harvey al punto di credere che per lui avrebbe senso rinunciare alla magia. Invece, praticamente in ogni scena in cui compare vorremmo prendere la protagonista per le spalle e scrollarla forte fino a farle capire che un mollaccione così è meglio perderlo che trovarlo.
Sono considerazioni che non bastano a bocciare Sabrina, come invece ci è capitato altre volte quest’anno dopo pilot interessanti seguiti da stagioni deludenti (dove spicca probabilmente la tediosissima Here and Now). E questo perché prodotti con uno stile così preciso e un posizionamento così chiaro e maturo nello scacchiere seriale non ne saltano fuori ogni due giorni. Ma ciò non toglie un piccolo rammarico per uno show che prometteva di essere deliziosamente perfetto in una sua parte, e invece ha faticato più del previsto a tenere insieme troppi pezzi. Per i nuovi episodi bisogna aspettare pochissimo, solo fino ad aprile. Vedremo cosa salterà fuori.