The Bisexual – Un dramedy queer a Londra di Sara Mazzoni
La prima stagione è una storia di formazione sentimentale, in una Londra alternativa e un po’ hipster.
Uscito da poco su Hulu e Channel 4, The Bisexual è un dramedy inglese creato da Desiree Akhavan con Rowan Riley. Il titolo non lascia dubbi su quale sia il tema principale dello show: la protagonista Leila (interpretata dalla stessa creatrice Desiree Akhavan) è una trentenne alle prese con il proprio coming out come bisessuale. Il 2018 è stato un grande anno Desiree Akhavan: oltre alla serie, è uscito anche il suo secondo film da regista, The Miseducation of Cameron Post. Ma forse la conoscevate già per il suo piccolo ruolo in Girls (la nemesi di Hannah Horvath all’Iowa Writers’ Workshop) e per quello come co-protagonista in Creep 2.
Akhavan ha scritto e diretto tutti e 6 gli episodi di The Bisexual, pescando dalla propria stessa autobiografia. Ne risulta un dramedy contemporaneo, più tendente alla commedia che al drama. È una storia di formazione sentimentale e sessuale, in cui le scene erotiche non cercano a tutti i costi l’effetto comico, ma nemmeno quello patinato – le due tendenze dell’erotismo in questo filone televisivo. Il sesso qui racconta piuttosto di connessione tra esseri umani, con un realismo che non arriva però agli estremi di una serie come Wanderlust, in cui si cerca di restituirne soprattutto una goffaggine poco sensuale.
The Bisexual è soprattutto un’ottima commedia romantica. Particolarmente buono l’uso dei comprimari, fondamentale per la riuscita comica e drammatica: anche ai personaggi meno importanti vengono conferite minimali linee orizzontali e gag ricorrenti. Belli i dialoghi, le situazioni di commedia, le battute fulminanti che atterrano sempre con grazia. L’economia nella scrittura e nella cura dei dettagli, costumi compresi, rende ancora più compatta una stagione già di per suo sintetica, senza sbavature. L’ambientazione è quella di una Londra alternativa e hipster, che però non scimmiotta la New York di Girls di Lena Dunham, a cui l’autrice viene spesso accostata. Akhavan ha parlato varie volte della sua riconoscenza verso Dunham, ma anche dell’insofferenza per il paragone. E in effetti The Bisexual è un po’ troppo britannico nei toni, per accomunarlo proprio a Girls.
La serie di Akhavan riesce a essere inclusiva e rappresentativa, anche se è stato fatto notare come non si emancipi da alcuni stereotipi ricorrenti sulla bisessualità. Ben riuscito invece l’inserimento dell’unico personaggio maschio-bianco-etero, Gabe, interpretato da Brian Gleeson (il meno noto della famiglia, fratello di Domhnall e figlio di Brendan). Token al contrario – solitamente a essere sotto-rappresentati in tv sono altri gruppi – e spalla comica delle battute esilaranti che ne accompagnano la presenza, Gabe si presta anche a un arco più drammatico, in cui viene evidenziata la mascolinità tossica come causa dell’infelicità di un uomo.
Leila viene sviluppata come un’antieroina, colta in un suo momento di confusione esistenziale, in cerca di chiarezza attraverso il caos. È la premessa classica del dramedy sentimentale, in cui i personaggi principali non possono essere risolti, altrimenti la serie finirebbe. Cosa ne sarebbe stato di Lovesick, se Dylan non avesse avuto dubbi e indecisioni? La serie sarebbe durata 3 episodi – qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe stato meglio così, visto il trascinarsi dello show da quando è stato rilevato da Netflix. Grazie alla compattezza di scrittura e regia di Akhavan, sembra che ciò non possa accadere a The Bisexual: l’importante però è che la serie venga rinnovata per la sua seconda stagione.
Perché seguire The Bisexual: è il dramedy più sensibile di quest’anno.
Perché mollare The Bisexual: se non avete senso dell’umorismo, non è colpa di Desiree Akhavan.