Derry Girls – La bella comedy inglese sull’Irlanda del Nord di Diego Castelli
Derry Girls ce l’eravamo persa per strada, e stavamo sbagliando
PICCOLI SPOILER SULLA SERIE, MA POCA ROBA PROPRIO
In data 22 giugno la serialminder Eliana ci ha scritto un messaggio su facebook per suggerirci la visione di Derry Girls, comedy corta e facile di Channel 4 (prima stagione da sei episodi) debuttata lo scorso gennaio, che noi ci eravamo persi perché la vita è una e le ore sempre 24.
Ebbene, brava Eliana, perché Derry Girls è una figata.
Creata da Lisa McGee (che deve averci buttato dentro parecchio di suo, visto che è nata proprio a Derry, nell’Irlanda del Nord), Derry Girls racconta la buffa, sboccata, cinica e folle quotidianità di un gruppo di ragazze di provincia negli anni Novanta. Una provincia non qualunque però, perché l’Irlanda del Nord è da sempre luogo di tensioni politiche e militari non da poco, e la serie è ambientata negli ultimi anni dei Troubles, il conflitto nordirlandese che nel corso di quattro decenni ha fatto registrare più di tremila vittime. Un conflitto “a bassa intensità” che aveva forti basi religiose, e che vedeva i cattolici discriminati in varie forme da parte della maggioranza protestante. Anche la stessa Derry, che pure era abitata da una maggioranza cattolica (a cui appartengono anche le protagoniste di Derry Girls), viveva una situazione particolare tale per cui le circoscrizioni elettorali erano progettate per rendere difficile le vittorie dei cattolici.
E tutto questo lo so grazie a wikipedia, che dopo le proteste dei giorni scorsi è tornata online.
Ma questa è un’altra storia.
In quel mondo e in quel momento lì, carico di tensioni, la McGee costruisce una comedy vera, che fa sganasciare, e lascia tutto in mano a un manipolo di giovani attrici per la maggior parte provenienti proprio dall’Irlanda del Nord. Erin (Saoirse-Monica Jackson), sua cugina Orla (Louisa Harland), e le loro amiche Clare (Nicola Coughlan) e Michelle (Jamie-Lee O’Donnell) (a cui aggiungere il cugino inglese di Michelle, James), sono un piccolo gruppo di assolute sfigate, che frequentano una scuola per sole ragazze guidata da una suora scazzatissima e patologicamente annoiata dalla vita.
La struttura delle puntate è più o meno sempre la stessa, con le protagoniste (a cui va aggiunta la famiglia di Erin) che iniziano la giornata come normali studentesse, salvo poi infilarsi in qualche guaio ridicolo che monta e monta fino a esplodere in situazioni completamente assurde: si va dai cani che pisciano su riproduzioni della Madonna facendo credere a miracoli di statue piangenti (Ammaniti sarà contento), a tentativi fallitissimi di recuperare i soldi per un gita a Parigi, all’incontro con ragazzi provenienti da Chernobyl e che rompono qualunque stereotipo si trovino davanti.
Il tono, come detto, è quello della comedy vera, che gioca su tanti piani diversi: certe fattezze fisiche delle attrici (il modo in cui la Jackson riesce a farsi scomparire il mento in smorfie sdegnate o disgustate mi fa spaccare ogni volta); il loro pesantissimo accento, che suona strano a noi tanto quanto agli spettatori di Channel 4; l’esasperazione delle caratteristiche di base dei personaggi, dalla codardia di Clare alla volgarità di Michelle, passando per la mollezza del povero James, costantemente trattato come una specie di attaccapanni senza spina dorsale.
Il ritmo è veloce, le battute rapide, le situazioni buffissime, ma tutto si unisce in una certa idea di amicizia e di famiglia, come è giusto che sia per tutte le comedy corali che vogliono farci ridere dei loro personaggi, ma dandoci comunque l’idea che se la passino bene.
Certo, se parlando di ragazzini sfigati vi viene in mente Stranger Things, sappiate che la differenza sta nel fatto che tutti noi vorremmo incontrare Dustin e compagnia, mentre sono ben contento di poter vedere le ragazze di Derry solo sullo schermo, a trovarmele di fronte davvero avrei sinceramente paura di come potrebbe finire quella giornata! Se dovessimo cercare dei paragoni, tenendola molto molto larga, saremmo più dalle parti di Shameless, o di un My Name is Earl.
A tutto questo, tipo ciliegina nobile su una torta già molto gustosa, bisogna aggiungere un elemento che è una specie di passo indietro. All’inizio parlavamo del contesto della serie: l’Irlanda del Nord, i Troubles. Questo è un tema “serio” che in Derry Girls non viene mai affrontato in modo particolarmente articolato, ma è lì. La stessa prima stagione, mi permetto questo spoiler, si chiude proprio su un attentato dinamitardo visto alla tv. La violenza e l’inquietudine non fanno mai capolino sulla superficie di Derry Girls, ma sono sempre presenti sullo sfondo, come una minaccia a una commedia altrimenti fresca e senza mezzi termini. E questa specie di ombra permette di dare un’interpretazione aggiuntiva a tutta la serie, che ora della fine diventa non solo, o non tanto, una parentesi comica e autobiografica, quanto una specie di moto ribelle nei confronti di un mondo assurdo dove la gente si ammazza.
Mostrare queste adolescenti pazzoidi che vivono la loro vita pazzoide a Derry, senza altro pensiero che non sia la reputazione a scuola o i soldi per la gita, normalizza consapevolmente una situazione spinosissima, e dà un valore estremo ad adolescenze che riescono a essere normali in un contesto in cui di normale c’è troppo poco. Amicizia, risate e inclusione da contrapporre a una violenza ingiustificata che appare ancora più assurda delle vicende delle protagoniste.
Per una “semplice” comedy, mica male.
Perché seguire Derry Girls: rapida, fresca, genuinamente divertente, con un messaggio di fondo meno banale del previsto.
Perché mollare Derry Girls: parlano così strano che leggere i sottotitoli non è più un “supporto”, ma una palese esigenza.