Serial Moments 337 – Dal 23 al 30 giugno 2018 di Diego Castelli
Madri coraggio, androidi confusi e un sacco di spazio aggiuntivo
ATTENZIONE! SPOILER CANICOLARI DI PREACHER, POSE, COLONY, THE EXPANSE, THE HANDMAID’S TALE, WESTWORLD
6.Preacher 3×01 – Purgatorio
Il ritorno di Jesse & Co. prende le mosse dal finale dell’anno scorso, quando il nostro predicatore, in compagnia del fido vampiro Cassidy, correva in cerca della nonna nella speranza che riuscisse a resuscitare Tulip, appena defunta. In pratica è proprio quello che succede in questa premiere, che effettivamente non brilla per originalità: Jesse ritrova la vecchia, che conosciamo prima in un flashback a tinte semi-horror, e la convince a ridare la vita alla sua bella, che nel frattempo è prigioniera nel purgatorio. In attesa di capire a quali picchi di follia ci condurrà una stagione che si basa su una nonna voodoo un pochino fuori di senno, le scene migliori sono proprio quelle della dimensione di passaggio, in cui Tulip rivede sé stessa bambina, rivive alcuni traumi del passato (con particolare riferimento alla figura del padre) e deve essere convinta a tornare sulla Terra, rinunciando a un al di là che, in quel momento, sembra il posto più sensato dove andare. Partenza diesel, ma buone potenzialità per una bella stagione.
5.Pose 1×04 – Nuooo
Altro episodio toccante ed educativo per la più recente creatura di Ryan Murphy. Toccante perché veniamo a sapere della sieropositività di Pray, personaggio impossibile da non amare, che proprio nel tentativo di aiutare i ragazzi a vincere la paura della prevenzione e della diagnosi, scopre di aver contratto lui stesso il virus. Educativa perché, nel mettere in scena l’ignoranza quasi ridicola dei più giovani nei confronti dell’AIDS, mette in guardia gli spettatori da qualunque forma di ignoranza (qualcuno ha detto vaccini?), che trova terreno fertile nelle leggende metropolitane e nelle dicerie, e conduce quasi inesorabilmente a comportamenti che paiono saggi e accorti, ma che il più delle volte sono semplicemente idioti.
4.Colony 3×09 – Resa dei conti
Che Will e Snyder si dovessero reincontrare, dopo che il secondo aveva tradito il primo (anche se in modo meno plateale e malvagio di quanto il Bowman pensasse), era abbastanza scontato. E quello che ne esce, dopo che Snyder viene catturato, interrogato e lasciato alla mercé del protagonista, è una scena parecchio potente, in cui Will cerca di affogare il piccoletto in un cesso rotto e riempito d’acqua, salvo poi rinunciare in nome della sua bontà da eroe, che gli impedisce di uccidere la gente così a sangue freddo. Molti meno scrupoli si farebbe il figlio, che dimostra di aver perso parecchia della sua umanità adolescenziale, in favore di una durezza certamente comprensibile, ma che suo padre fatica a digerire.
Una vita di merda insomma, ma che tira fuori buona televisione.
3.The Expanse 3×12-13 – Signore degli anelli
Non possiamo che rallegrarci una volta di più del fatto che Amazon ha deciso di rinnovare The Expanse, dopo l’iniziale cancellazione da parte di SyFy. E ce ne rallegriamo perché il terzo finale di stagione allarga in maniera improvvisa e potenzialmente infinita il campo da gioco, aggiungendo decine e decine di anelli/portali come quello che i nostri stavano studiando ormai da settimane, e dando quindi alla quarta stagione un respiro potenzialmente cosmico, ben oltre la triade Terra-Marte-Cintura a cui sono state legate queste prime tre stagioni. Holden aveva ragione, insieme ai suoi amici ha probabilmente salvato la razza umana, ma questa vittoria finisce immediatamente in secondo piano rispetto al palcoscenico multidimensionale che gli si è appena spalancato davanti. Siamo perciò ben contenti di poterci dare un’altra occhiatina.
2.The Handmaid’s Tale 2×11 – Riappropriazione
Prima o poi June doveva partorire, e gli autori costruiscono attorno a questo evento un episodio di fortissimo impatto, forse il più potente di tutta la serie finora. Rimasta sola dopo l’arresto/sequestro di Nick, June si trova prima a nascondersi da Fred e Serena, andati a cercarla per riportarla a casa (avrebbe pure la possibilità di sparargli, ma rinuncia perché Handmaid non è creata da Tarantino), e poi a dover affrontare il parto da sola. In un continuo montaggio alternato che mette a confronto le nascite dei due figli di June, l’episodio assume una forza quasi primitiva, che mette in contrasto l’ambiente coccolato e superprotetto del primo parto, con le condizioni estreme del secondo, in cui la protagonista si trova a partorire da sola, in una casa disabitata, con i lupi fuori dalla porta. La rappresentazione insistita della sofferenza di June, dolorosa anche per gli spettatori, è in realtà una precisa messa in scena della sua forza, di un istinto primordiale che, in caso di necessità, permette di superare limiti prima creduti invalicabili. Per l’ancella, normalmente poco più di una schiava, il parto solitario diventa una riappropriazione di sé, l’esibizione di un potere enorme che i suoi aguzzini non possono nemmeno immaginare, e che soprattutto non le possono togliere.
1.Westworld 2×10 – Porte e filosofia
Naturalmente, io e il Villa non siamo d’accordo sul giudizio da dare alla seconda stagione di Westworld. E non tanto (o non solo) perché “vediamo” cose diverse, ma perché diamo loro un peso differente. In questo senso, sono ben conscio che la seconda stagione sia stata molto diversa dalla prima, per certi versi più esplicita e meno misteriosa, più spiegata e meno raccontata. Né posso negare alcuni problemi di ritmo in questa o quella puntata. Però insieme a questi difetti sono rimasti anche tanti pregi, tanta messa in scena preziosa, tanta filosofia spessa e interessante, e alcune puntate semplicemente memorabili, come il racconto dell’immortalità di James Delos, o quello su Akecheta. Nel finale, poi, nuovi tocchi di classe. Immagini bellissime come Maeve con i tori, lo squarcio verso l’aldilà degli androidi, o qualunque primo piano di Ed Harris. Belle sorprese come la sopravvivenza di Dolores nel corpo di Charlotte. E ancora una volta riflessioni di grandissimo respiro, come quella che parla di adattabilità e capacità di cambiare, operazioni semplicissime per gli host, e così difficili per gli umani. E poi la scena dopo i credits, su cui i fan si sono scervellati immediatamente, spesso concentrandosi sui più piccoli indizi della sua verosimiglianza, perdendo spesso il senso generale (e maestoso) di un uomo che diventa ciò che per anni ha combattuto. Non una stagione perfetta, ma una stagione potente. Non mi interessa nemmeno sapere già oggi cosa succederà, né coltivo speranze di una direzione o l’altra. Mi interessa solo che anche la prossima stagione offra così tanti spunti e così tante buone immagini, e sono a posto.