Occupied – Recuperoni interessanti su Netflix di Marco Villa
La Norvegia smette di estrarre petrolio e la Russia la invade: è questo lo scenario in cui si muove Occupied, da qualche settimana disponibile su Netflix
È finita la stagione delle grandi novità, per qualche settimana non ci saranno pilot clamorosi e allora cosa c’è di meglio da fare se non buttarsi in un simpatico recuperone? Se si tratta di un recuperone da beccare facile facile su Netflix, meglio. Se poi la serie in questione ha una trama diversa da tutte le altre e si porta dietro un nome di peso come Jo Nesbo, davvero siamo in un’ottima situazione. La serie in questione è Occupied, è da un mesetto su Netflix, ma in realtà è andata in onda nel 2015 (due stagioni, 18 episodi, la terza in arrivo) sulla rete norvegese TV2.
Scenario di Occupied: in un futuro prossimo, l’Europa e l’Occidente tutto è nel bel mezzo di una crisi petrolifera. I rapporti con il medio Oriente sono tesi e come se non bastasse la Norvegia, il principale produttore di petrolio europeo, ha appena eletto un premier ambientalista che vuole fermare l’estrazione, per adottare una politica energetica a basso impatto ambientale. La scelta norvegese è più che legittima, peccato che vada a toccare anche conti e interessi di altri paesi, che invece del petrolio non vogliono e non possono fare a meno. Si attiva così una morsa sempre più stretta intorno al premier, prima con pressioni diplomatiche, poi con minacce vere e proprie: la Russia, con l’appoggio dell’Unione Europea, è pronta a invadere militarmente la Norvegia se non dovesse ripartire l’estrazione di petrolio. Per sicurezza, nel frattempo, darà il via a un’occupazione sottile del paese, senza carri armati, ma con una presenza comunque ingombrante.
La storia di Occupied parte da un pretesto di fantapolitica, che come spesso accade è tutt’altro che campato per aria. La plausibilità è alla base della forza della serie, che si muove poi su linee molto intelligenti: nel nostro tempo è impensabile che uno stato occidentale ne invada un altro con modi – diciamo così – novecenteschi. Plausibile invece che l’opzione militare resti una minaccia sullo sfondo, soprattutto se da una parte c’è una superpotenza e dall’altra un paese che non è certo noto per la propria bellicosità.
L’intuizione iniziale è senz’altro il merito maggiore di Occupied, che è il progetto più imponente e di maggior successo della storia della tv norvegese. In questo scenario si muovono poi vari personaggi, ognuno con il proprio equilibrio tra dimensione pubblica e privata: c’è la guardia del corpo del premier che diventa il principale mediatore con i russi, c’è il giornalista dalla schiena drittissima che inciampa in uno scoop ogni volta che mette piede fuori di casa e poi ci sono ovviamente i politici.
Per quanto imponente, Occupied paga dazio rispetto alle serie statunitensi a livello produttivo e di spettacolarità, ma si rifà in intelligenza: l’idea stessa di preferire un contrasto soft è dettato probabilmente, oltre che dalla verosimiglianza della trama, anche dalla consapevolezza che la possibilità di essere all’altezza di una serie con carri armati e scene di guerra vera fosse un po’ oltre le capacità produttive. La mancanza di mezzi è evidente in più punti della serie, ma può essere facilmente tollerata perché il resto gira bene.
Occupied ha la forza di un’idea di fondo vincente, la consapevolezza dei proprio mezzi e l’intelligenza di unire al meglio queste due caratteristiche: non è la serie europea che fa gridare al miracolo stile Les Revenants, ma è il titolo perfetto per un recuperone agile e senza grosso impegno.
Perché guardare Occupied: perché l’idea di fondo è geniale
Perché mollare Occupied: perché l’approccio lo-fi vi irrita