Serial Moments 328 – Dal 22 al 28 aprile 2018 di Diego Castelli
Grandi ritorni, killer spietati e diavoli innamorati
ATTENZIONE! SPOILER DA PONTE DI KILLING EVE, THE AMERICANS, LEGION, WESTWORLD, THE HANDMAID’S TALE (E IN FONDO ATLANTA, FAMILY GUY, SILICON VALLEY, LUCIFER)
5.Killing Eve 1×03 – Botte di vita. Cioè no, di morte.
Killing Eve è una serie deliziosa, una variazione del genere crime che propone una trama orizzontale forte ma anche semplice, una cattiva spietata ma a suo modo simpatica, e un tono continuamente cangiante fra la commedia, lo splatter e il thriller. In questo senso, il terzo episodio si porta dietro l’attacco a Bill, colpito in discoteca da Villanelle proprio mentre la stava seguendo, con una violenza e una ferocia tanto più forti quanto più contrastano con lo stile solitamente leggero della serie.
4.The Americans 6×05 – Occhio che scattano le manette
Abbiamo dovuto aspettare l’ultima stagione per arrivare a un momento di grande disagio che sapevamo essere lì sospeso ormai da anni. Quando vedevamo Philip intortare la giovane Kimberly, sapevamo che sarebbe potuto arrivare un momento di seduzione particolarmente disturbante fra l’anziano (per lei) agente russo e la ragazzina minorenne. Alla fine quel momento è arrivato, e anche se ormai Kimberly è maggiorenne e vaccinata, vederli a letto insieme ci lascia un profondo senso di disagio, che si unisce ovviamente al fatto che Philip sta facendo quello che sta facendo senza crederci veramente, come ultimo favore professionale alla moglie che poi comunque rinnegherà sul finale, quando per la prima volta saboterà effettivamente il lavoro di lei avvertendo Kimmy di un possibile pericolo.
Ah poi in questo stesso episodio c’è uno sfoggio di violenza di Elizabeth che massacra i poveri cristi che collaboravano con l’FBI. Ma vabbè, a questo siamo già più abituati.
3.Legion 2×04 – Attenzione agli scambi
Puntata tutta incentrata sul tentativo di David di far uscire Syd da un loop mentale che la vede costretta a rivivere costantemente alcuni momenti chiave della sua vita di figlia mutante. Al di là dell’interesse per l’approfodimento sul passato della ragazza, cresciuta come adolescente problematica che trovava nei suoi poteri una costante fonte di imbarazzo e paura, c’è una singola scena più potente delle altre: vediamo Sydney molto giovane scambiarsi di corpo con la madre, per poi andare nella doccia dove si sta lavando il compagno di lei. Il poverino, senza sapere nulla, le salta addosso e ci fa cose, e mentre le sta facendo Sydney scambia di nuovo i corpi, così che il tizio si trovi d’improvviso (per magia verrebbe da dire) a trombarsi una quindicenne. Poi vallo a spiegare alla giuria che tu avevi iniziato con la madre e hai finito con la figlia. Come dire, o prigione o manicomio…
2.Westworld 2×01 – Floki & Co.
Il ritorno di Westworld non ha puntato al grande botto, non abbiamo visto grossi stravolgimenti rispetto alla chiusura della scorsa stagione. Si è invece deciso di dare solida continuità a quella storia, seguendo gli sviluppi della rivolta delle macchine. Però le chicche ci sono, come l’arrivo di Gustaf Skarsgård (il Floki di Vikings) a interpretare Karl Strand, ma anche l’incedere da valchiria di Dolores, che ora se ne va in giro a farsi giustizia coi capelli al vento e il fucile in pugno. Qualcuno ha criticato certi suoi monologhi un po’ troppo retorici, però al momento io sono ancora in fase “vai ragazza, spacca tutto”. Scherzi a parte, molto interessanti anche certi flashback di Maeve, in cui si vede che la vita bucolica e familiare che la “donna” ricorda e brama è in realtà niente altro che un’altra fase della sua vita di macchina, un’altra programmazione non certo più vera della successiva vita da prostituta. Nella sua presa di coscienza di questo fatto c’è la grande domanda esistenziale dei robot, che non possiedono alcuna identità che sia realmente loro, e devono quindi capire come costruirsela.
1.The Handmaid’s Tale 2×01-02
Abbiamo già parlato diffusamente della doppia premiere di The Handmaid’s Tale, ed è particolarmente difficile scegliere una singola scena migliore di altre, considerando che stiamo parlando di una delle serie che più di tutte lavora sulla forza e l’impatto di singole sequenze o, addirittura, di singole inquadrature. Dovendo scegliere, ne cito due: la finta impiccagione iniziale, che ci ha ributtato dentro la serie con una violenza e un’urgenza pazzesche, anche se sapevamo che June non poteva morire; la spietatezza con cui Emily uccide la nuova arrivata al campo di prigionia, colpevole di essere una che, prima di finire in catene con le altre ancelle, ne permetteva lo stupro continuo. In quella freddezza c’è anche la differenza con cui lei e June gestiscono la loro condizione. June era diventata quasi suo malgrado un simbolo di ribellione, ma appena ne ha avuto l’occasione è fuggita via in solitaria, per un futuro ancora da stabilire. Emily invece è una guerriera vera, una che è finita in un campo di concentramento ma che nemmeno lì è disposta ad abbandonare la lotta, che anzi porta avanti con cieca ferocia. Ne vedremo delle belle.
Fuori concorso per chiusura del cerchio
Atlanta 2×09 – I nodi vengono al pettine
Dopo una buona parte di episodio giocata sui consueti toni fra il comico e il surreale, il nono episodio stagionale di Atlanta arriva al nocciolo di una questione che si trascina da un po’: Earn non è un buon agente per Paper Boi, che nella più classica situazione del “quando è troppo è troppo” arriva a licenziare de facto il cugino, che ovviamente poi sbrocca a sua volta e finisce con l’azzuffarsi con Tracy, con cui ha prevedibilmente la peggio. Diciamo che Donald Glover si è cucito addosso un personaggio realmente “fallito”, che al momento si trova privo di una qualsivoglia strada da percorrere (non dobbiamo dimenticare, a questo proposito, gli insuccessi con Van). Una bottarella di malinconia che in Atlanta, sotto sotto, non manca mai.
Fuori concorso per chicchine
Family Guy 16×16 – Revival di qualcosa che non c’è
Solite piccole chicche dalla truppa di Family Guy, che questa volta finge che lo show sia in onda da decenni, e ne celebra l’anniversario con spezzoni tratti dalle puntate degli anni ‘50, ‘60, e ‘70. Naturalmente tutta roba inventata di sana pianta, che va a giocare con gli stili e gli stereotipi delle serie dell’epoca. E ci si diverte.
Fuori concorso per nerditudine
Silicon Valley 5×05 – Povera Fiona
In questi mesi di grande indignazione seguita allo scandalo delle molestie sessuali che è partito da Hollywood per allargarsi a macchia d’olio un po’ in tutto il mondo, Silicon Valley evoca il problema a modo suo, in maniera nerdissima e surreale: Richard dovrebbe iniziare una collaborazione con un tizio impegnato nel campo dell’intelligenza artificiale, e scopre che il suddetto ha costruito una donna bionica, Fiona, che di fatto è oggetto di attenzioni morbose e inappropriate da parte del suo creatore. Naturalmente l’abuso sessuale nei confronti di una macchina non è nemmeno configurabile come abuso, ma l’uomo ne esce comunque malissimo, lasciandoci disorientati, divertiti, e con l’imbarazzo fantascientifico di trovarsi eticamente impreparati ad affrontare le sfide tecnologiche del futuro.
Fuori concorso per pucciosità
Lucifer 3×21 – Povero cucciolone
Un po’ come Bones e altre serie simili, anche Lucifer è formalmente un crime, che però trova buona parte della sua forza in tutto ciò che al crime è “accessorio”. Nel caso specifico, è ovvio che uno dei motivi per continuare a seguire la serie è vedere quando e se il protagonista riuscirà a quagliare con la sua amata detective. Ecco allora che questo episodio, in cui lei acconsente di sposare Marcus (che poi è Caino) sotto gli occhi impanicati di Lucifer, ci ha restituito quel bel batticuore da teen drama fatto bene. È una di quelle puntate dove il protagonista sbaglia tutto quello che può sbagliare, tu lo sai, ma quando poi viene malamente sconfitto ci rimani male lo stesso.