25 Ottobre 2017 6 commenti

Gunpowder – Kit Harington protagonista nella serie tv su Guy Fawkes di Marco Villa

Gunpowder è una serie tv in cui Kit Harington continua a sfoggiare la sua unica espressione facciale di grande turbamento

Brit, Copertina, Pilot

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Metà violenza, metà parole. Può essere riassunto così il primo episodio di Gunpowder, serie tv di BBC in tre puntate, in onda dal 21 ottobre. La storia è quella del complotto delle polveri, quella che avrebbe dovuto far saltare in aria il parlamento inglese nel 1605. Quella di Guy Fawkes, per intenderci. Storia nota, fosse anche solo per la filastrocca che era presente in tanti manuali di inglese: “Remember remember the fifth of november”. Gunpowder segue le vicende dei cospiratori, nel percorso che li porta dall’oppressione al tentativo di rivolta.

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Il contesto è quello del regno di Giacomo I Stuart, periodo storico che vede l’Inghilterra segnata dagli scontri tra protestanti e cattolici, con i secondi considerati traditori e sottoposti a persecuzioni che sfociano spesso in torture ed esecuzioni capitali. Proprio da qui parte il pilot di Gunpowder, da un’incursione in una casa di cattolici che conduce all’arresto di un giovane prete e della proprietaria della casa stessa. La loro esecuzione è la scena madre del primo episodio della serie: Gunpowder ci tiene a entrare nei dettagli, mostrando le torture a cui vengono sottoposti entrambi, con particolare attenzione alla mancanza di pietà riservata al corpo anziano della condannata. La scena è molto forte, al punto da aver suscitato proteste in Inghilterra, e il fatto che sia posizionata nella parte iniziale dell’episodio sembra volersi porre come un dentro o fuori sullo stile e il peso della serie. Da lì in avanti, però, la serie cambia, concentrandosi maggiormente sui personaggi e lasciando da parte quasi del tutto l’azione.

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E qui scopriamo che Kit Harington (il Jon Snow di Game of Thrones) è il cattolico Robert Catesby, possidente di campagna che, non potendo più sopportare le vessazioni subite per via della religione, proverà a organizzare un attentato nel cuore dello stato inglese. Si tratta di una storia che chiunque ha sentito almeno di sfuggita, ma che ovviamente è più nota in Inghilterra che da noi: è questo il più plausibile dei motivi per cui la vicenda non viene raccontata in modo lineare, ma per sommi capi, puntando tutto sul triangolo violenza-spirito di ribellione-depravazione a corte. Per dire, chi non affronta l’episodio sapendo il tema della serie, non capisce quale sia l’orizzonte del racconto fino a quando, nel finale, uno degli interpreti (Tom Cullen) dichiara enfaticamente di essere Guy Fawkes.

Scelta legittima e per certi versi coraggiosa, che però andrebbe sostenuta con personaggi dotati di maggiore profondità: la sensazione è invece che tutti siano sostenuti da un carattere parecchio univoco e dichiarato. Che si tratti di ribelli od oppressori, abbiamo sempre e solo Ribelli e Oppressori con la maiuscola, chiusi in una caratterizzazione che pare tagliata con l’accetta e in questo va sottolineata non solo la prova di un sempre più mono-espressivo Kit Harington (ringrazia Jon Snow, ragazzo mio!), ma anche quella di un normalmente vivave Mark Gatiss, il Mycroft Holmes di Sherlock.

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Alla luce di tutto questo, l’importanza data alla già citata scena dell’esecuzione stona ancora ancora di più, perché non trova contraltari forti nella scrittura dell’episodio, finendo per sembrare quasi un inserto voyeuristico fine a se stesso. Il risultato, al termine del primo episodio, è quello di una serie imperfetta e sbilanciata, che non riesce a trovare una sua identità, fallendo sia nell’approccio più storico, sia in quello più psicologico.

Perché seguire Gunpowder: per la crudezza di alcune scene e per la storia di fondo

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