Tre pilot in 42 secondi: Seal Team, Wisdom Of The Crowd, Ten Days In The Valley di Marco Villa
Tre drama piuttosto inutili a cui non ha senso dedicare troppo tempo
È quel periodo dell’anno in cui il minutaggio della nuove serie tv supera di gran lunga quello delle giornate che abbiamo a disposizione. Cosa che è un po’ il sogno e la maledizione di qualsiasi appassionato, ma che manda realmente in crisi noi di Serial Minds. Visto che siamo gente che non ce la fa a lasciare indietro dei pezzi, ci diamo dentro anche con i Tripilot, ovvero con questi bei pezzi riassuntivi in cui parliamo in contemporanea di tre serie non proprio memorabili. Oggi si viaggia di crime e drama.
SEAL TEAM
Avete presente il concetto di “idee nell’aria”? Ecco, evidentemente nel giro dei network era nell’aria l’idea di mettere più militari sugli schermi, nella forma di squadre di elite che si occupano di condurre missioni ad alto rischio in giro per il mondo. Vi abbiamo parlato da poco di The Brave, oggi torniamo sull’argomento con Seal Team, che è esattamente la stessa cosa, ma che ha un filo d’interesse per essere il grande ritorno di David Boreanaz dopo Bones. Anche qui abbiamo una squadra che lavora sul campo una che lavora con intelligence e droni. Persino i due pilot hanno lo stesso andamento: una missione che mette la squadra di fronte al dilemma se salvare un ostaggio o neutralizzare un nemico e che si conclude – indovinate un po? – con il raggiungimento di entrambi gli obiettivi. Se The Brave puntava su un’asciuttezza da crime, mettendo in secondo piano le vite dei personaggi, Seal Team va esattamente all’opposto: il primo episodio infila una serie di scene-polpettone su momenti strappalacrime dei membri della squadra, giocando a più riprese la carta sentimental-emozional-eroistica. Su tutti, vince la scena girata con effetto visore notturno in cui i soldati sono a bordo dell’elicottero che li porterà nell’area dell’operazione. Scena di per sé di transizione, ma accompagnata da un pianoforte super-emotivo che la rende praticamente una parodia. Ecco, a proposito di visori notturni: l’unico elemento positivo è una buona resa delle scene d’assalto, che risultano piuttosto adrenalinche. il resto, però, è proprio da dimenticare.
WISDOM OF THE CROWD
Questo tripilot avremmo potuto anche chiamarlo il tripilot della fantasia. Anche Wisdom Of The Crowd, infatti, è una sorta di serie clone, anche se la serie “originale” probabilmente se la ricordano solo quelli che ci hanno lavorato. L’anno scorso parlammo di APB, serie in cui una sorta di Elon Musk metteva a disposizione della polizia le ultime tecnologie sviluppate dalla sua azienda, per rendere la caccia ai criminali molto più efficace e per risolvere il caso di omicidio di un suo carissimo amico. Ecco, Wisdom Of The Crowd è esattamente la stessa cosa, ma al posto di una specie di Elon Musk c’è una specie di Mark Zuckerberg: al servizio delle forze dell’ordine viene messo non un armamentario da Iron Man, ma una piattaforma social, in grado di aiutare nelle indagini con segnalazioni di ogni tipo. In pratica la versione super-potenziata di quelle reti di controllo del vicinato che si stanno imponendo come nuova declinazione delle ronde, in ottica 2.0. Il tema può essere interessante e molto attuale, ma la resa è proprio incolore, con una serie di inciampi talmente ingenui da fare quasi tenerezza, tipo che il magnate (interpretato da Jeremy Piven) si mette a condurre interrogatori al posto dei detective. La volontà di partenza era quella di unire un crime con problematiche etiche in stile vagamente Black Mirror (je piacerebbe), il risultato però non è per nulla all’altezza.
TEN DAYS IN THE VALLEY
La storia si riassume in pochissime parole: una bambina viene rapita dal suo letto, mentre la mamma sta lavorando in un’altra parte della casa. Una storia minimale, da crime inglese, che viene resa ancora più interessante dal fatto che la mamma (Kyra Sedgwick) lavora come showrunner in una serie tv crime e che l’ex marito è uno torbido che più torbido non si può. Finora tutte cose positive, ma allora perché Ten Days In The Valley si trova in un post di questo tipo insieme ad altri due titoli? Facile, perché ha un pilot talmente sbilanciato e fatto male da aver portato ad ascolti disastrosi. Nei primi venti minuti, infatti, non succede assolutamente nulla: ci viene presentato il rapporto tra mamma, figlia e papà, senza che si verifichino eventi degni di nota. Già al minuto dieci si avverte l’impulso di spegnere e passare ad altro, arrivati a metà della puntata solo gli eroici hanno effettivamente resistito. Ovvio: dal momento del rapimento il ritmo si alza e le cose si fanno più interessanti, ma uno sbilanciamento di questo tipo, per giunta accompagnato da una scrittura della prima parte tutt’altro che stimolante, è qualcosa che affossa del tutto la serie.