Salvation: una serie col meteorite (non vedevamo l’ora proprio) di Diego Castelli
1536 film effettivamente non ci erano bastati
Avete presente quei classici film americani in cui c’è un disastro imminente, uno-due scienziati che se ne accorgono prima degli altri, e una serie di cose da fare per evitare l’estinzione umana, fino a un’ultima scena in cui tutto si risolve all’ultimo secondo?
Ecco, la recensione di Salvation, nuovo drama di CBS, potrebbe finire qui, visto che in quelle tre righe, nel bene o nel male, c’è tutto quello che dovete sapere.
Salvation prende il più classico dei classici, il meteorite che punta dritto sugli Stati Uniti (mica può andare in Siberia, su, siamo seri), e semplicemente lo spalma su più episodi, in un’operazione così semplice che però, in effetti, non è così usuale nel mondo seriale. Il motivo è che questo genere di storie – i disaster movie variamente declinati e concepiti per puntare con un ritmo forsennato al cataclisma finale – è probabilmente più indicato per il cinema che non per la televisione, in cui l’arrivo del meteorite deve obbligatoriamente essere messo per lo meno a fondo stagione, e tutti gli episodi precedenti riempiti di una suspense non necessariamente semplice da costruire.
Eppure, con impavido coraggio, i tre creatori Elizabeth Kruger, Craig Shapiro e Matt JL Wheeler (sì, sono servite tre persone per immaginarsi questo ardito concept) ci provano lo stesso, cercando di rendere interessante per più di un episodio la storia di Liam, giovane studioso che da solo si accorge dell’esistenza del pericoloso asteroide, e di Darius Tanz, magnate della tecnologia (ispirato evidentemente a Elon Musk) che aiuta Liam a portare la sua scoperta al governo.
Governo che però, furbino, sapeva già dell’asteroide, e stava già provando a trovare soluzioni per la salvezza del pianeta. Soluzioni che, inutile dirlo, non stanno funzionando, almeno fino all’arrivo di Liam e Darius.
Un spruzzata di romanticismo qui, qualche tecnicismo là, e un po’ di proiettori olografici sennò non sei nessuno, e il pacchetto è completo.
Un pacchetto che, giusto riconoscerlo, nel pilot ha comunque una sua dignità. L’originalità è zero totale, il che è già un discreto problema, ma almeno il ritmo tiene e un tantino di suspense effettivamente c’è, perché in fondo, se di film di questo tipo ne hanno fatti a bizzeffe, è perché la formula funziona, e offre diversi spunti per fare dell’intrattenimento dignitoso.
Il problema, al di là del fatto che magari un intrattenimento semplicemente dignitoso non è quello che state cercando, è che il pilot di una serie del genere assomiglia al primo tempo di quei famosi film, e viene spontaneo aspettarsi che la storia finisca nel secondo. Così non sarà, la trama proseguirà per numerosi episodi, e il timore principale è che vengano riempiti col niente, oppure con del complottismo probabilmente inevitabile ma spompo, in attesa di uno schianto che, se le cose dovessero andargli bene, non arriverebbe prima di un’altra stagione almeno.
Mettiamola così, son già stanco. A meno che qualcuno mi assicuri che il meteorite cade a fine stagione, e poi parte una serie post-apocalittica. Allora l’operazione mi parrebbe più interessante.
Perché seguire Salvation: se vi piacciono i film catastrofici, Salvation è una serie catastrofica.
Perché mollare Salvation: al di là di una generale piattezza, ci si chiede se la trama catastrofica abbia senso anche una volta spalmata su molti episodi.