Serial Moments 289 – Dal 2 all’8 luglio 2017 di Diego Castelli
Pochi ma buoni, come si suol dire
Complici le festività del 4 luglio e il fatto che rispetto alla scorsa estate sto seguendo un filino meno serie “settimanali” (per colpa di Netflix che praticamente caccia fuori tredici episodi ogni fottuto venerdì), a questo giro sono un po’ a corto di serial moments, tanto che quasi quasi pensavo di saltare una puntata della rubrica.
Poi però mi son detto che non sarebbe stato giusto nei confronti di quei 2-3 serial moments che effettivamente c’erano, e quindi eccoci qui.
ATTENZIONE! SPOILER MINIMI DI CASUAL, BLOOD DRIVE, PREACHER.
3.Casual 3×09 – Non vale niente
Una delle cose che mi piace di Casual, che poi è uno dei suoi temi centrali fin da titolo, è che per i personaggi nulla ha importanza. Attenzione, non nel senso che loro se ne sbattono, anzi, il contrario: loro vorrebbero trovare qualcosa per cui valga la pena, ma fanno fatica, e si trovano a vivere vite troppo leggere, piene di problemi che però faticano a fornire una qualche quadratura del cerchio, un’epifania di quelle che spesso si vedono al cinema e in tv. Interessante, in questo senso, l’incontro fra Valerie e il fratellastro che non sapeva di avere: un incontro che sarebbe decisivo in qualunque altra serie, ma che qui si scontra con la pochezza del poverino, la cui vita semplice e un po’ irritante, ben lontana dalla complessità (per lo meno mentale) di Valerie, la lascia inevitabilmente con l’amaro in bocca. No, il senso della vita non è nemmeno qui.
2.Blood Drive 1×04 – No il guanto no!
Va bene il manicomio gestito dai matti, va bene il cannibalismo al cacao, i flashback pruriginosi, i passatempi masochisti. Ma questa tizia adesso me la sognerò di notte.
Che brutta roba.
Che dolore intimo e segreto.
Che ardita riflessione sulla precarietà dell’uomo e dei suoi organi interni.
1.Preacher 2×03 – Ma no!
Al di là del fatto che in questo episodio diverse persone rispondono alla domanda circa la posizione di Dio indicando un tizio vestito da cane chi si fa inchiappettare a pagamento, mi pare che la scena più tenera sia quella relativa al passato del buon vecchio Eugene, al momento bloccato all’inferno dopo che Jesse ce l’ha mandato usando i suoi poteri. E proprio lì, negli inferi, Eugene continua a rivivere il momento peggiore della sua vita, quando cercò di impedire alla sua svampita amica Tracy di suicidarsi, salvo poi convincerla definitivamente provandoci con lei proprio nel momento in cui la ragazza sembrava sul punto di rinunciare. Il successivo bussare della madre, il goffo tentativo di nascondere il cadavere, l’impossibilità di fuggire da una responsabilità gigantesca contribuiscono tutti a un breve ma intenso momento di tensione e divertimento, fino alla fucilata finale.