Preacher 2 season premiere: così ci piace di più di Diego Castelli
Preacher riparte da dove si era fermata, e l’aggiunta del viaggio le dà una marcia in più
SPOILER SUI PRIMI DUE EPISODI DELLA STAGIONE
Ho dovuto aspettare un’intera stagione per avere quello che volevo da Preacher, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Non che il primo ciclo di episodi non mi sia piaciuto, e ne abbiamo parlato spesso l’anno scorso sia in sede di recensione iniziale sia nei serial moments.
Ma c’era qualcosa che mi mancava, e pur non avendo letto il fumetto sapevo che quella cosa era il viaggio, la possibilità per i protagonisti di muoversi in un’America completamente sopra le righe, per trovare nuovi personaggi e sempre diverse occasioni di fare macello.
La prima stagione, giustamente, ha dovuto mettere le fondamenta della storia, raccontare della conversione di Jesse, dei suoi nuovi poteri, e del percorso per tornare a essere la simpatica canaglia che era prima ancora che lo incontrassimo.
Ma era per l’appunto lì, in quel passato, che sembrava esserci il vero divertimento, come se stessimo vedendo una versione appassita di Jesse che aspettava solo il momento buono per rifiorire.
E finalmente quel momento è arrivato.
Con lo scoppiettante finale della prima stagione (scoppiettante nel senso che esplodeva tutto e morivano quasi tutti), Jesse, Cassidy e Tulip si erano trovati nella necessità di trovare Dio. Ma non nel senso spirituale del termine. Proprio trovarlo, perché è sparito, nessuno sa dove sia, ed è necessario andarlo a recuperare. Uno scopo che già di per sé darebbe modo di inventarsi mille situazioni e personaggi, fuggendo dalla staticità cittadina per iniziare una più dinamica storia on the road. Ma che oltretutto viene decorato con un po’ di robusta suspense per vita della presenza del Saint of Killers, lo spietato cowboy ultraterreno ingaggiato da Fiore, che si mette sulle tracce di Jesse e compagni come una specie di Terminator soprannaturale, a cui si può forse sfuggire ma che proprio non si riesce a fermare.
Sono accorgimenti semplicissimi, niente più che un viaggio e un nemico, ma più che sufficienti a dare una nuova linfa a Preacher, liberandola da alcuni freni che nella prima stagione, pur pienamente godibile, non riuscivano a esprimere il massimo potenziale del concept.
Qui invece ci si esalta fin dai primi minuti, con quella fantastica scena in macchina che parte dalle discussioni filosofiche sui prepuzi, passa da una fotografia sporca e giallastra che sembra Blood Drive, e arriva a una sparatoria assurda in cui una banda di poliziotti precedentemente soggiogati da Jesse diventa divertente carne da macello per il Saint.
Da lì in poi è una festa continua, in un’atmosfera in cui il thriller si mescola con l’horror e il western, ma da cui non manca mai una fondamentale vena comica, in cui di solito a farla da padrone è Cassidy, costretto a usare un ombrello per non bruciare al sole, e poi pronto a fare di tutto per convincere Fiore a richiamare il Saint. Fiore che, dal canto suo, ha cominciato a usare i suoi angelici poteri di resurrezione per diventare l’assistente di un illusionista, che ogni volta lo uccide solo per vederlo tornare fra gli applausi del pubblico.
È un viaggio divertente e strambo, costruito su una specie di blasfema allegoria: due umani e un vampiro che cercano Dio su polverose strade desertiche, rifuggendo il diavolo che li insegue, provando a essere persone decenti per quanto possibile, e scoprendo che gli indizi per trovare il divino possono anche trovarsi nelle peggiori bettole e nei casinò più squallidi, dove gli angeli ormai orfani provano a trovare un senso all’esistenza usando i loro poteri per tirare sue due spicci.
Credo che pure Gesù sarebbe contento di Preacher, lui che comunque amava frequentare postacci e farsi tentare nei deserti. Certo, poi il resto è tutto sesso e violenza, però non è che puoi pretendere troppo su, siamo comunque in televisione, mica a Betlemme.
Noi invece ringraziamo e basta, perché una serie che era già buona sembra aver imboccato la strada giusta per diventare un vero cult estivo.
PS E mentre dico tutto questo, sarebbe anche bene precisare che i primi due episodi della seconda stagione hanno subito un notevole crollo negli ascolti, non solo rispetto all’anno scorso, ma anche fra loro due.
C’è quindi la possibilità che questo nuovo corso stia piacendo solo a me. Il che non mi dà alcun fastidio, basta però che poi me la rinnovano…