Serial Moments 282 – Dal 14 al 20 maggio 2017 di Diego Castelli
Nomi famosi, dèi arrapati e messicani inutili
ATTENZIONE! SPOILER BIZZARRI DI THE AMERICANS, AGENTS OF SHIELD, THE LEFTOVERS, AMERICAN GODS, THE HANDMAID’S TALE (E IN FONDO BETTER CALL SAUL, FARGO, GREY’S ANATOMY, LUCIFER, FLASH, ONCE UPON A TIME)
5.The Americans 5×11 – Proprio mostri
L’episodio di settimana scorsa si era chiuso con Paige che metteva i suoi genitori di fronte all’accusa di essere dei mostri travia-bambini. Questo, con una linearità verso perfino eccessiva, ci mostra un nuovo esempio in cui quell’accusa può trovare immediato riscontro: indirizzati verso una vecchia traditrice della madre Russia, che dopo aver collaborato con i nazisti vive negli Stati Uniti da quarant’anni, Philip ed Elizabeth la trovano, la portano a confessare, e poi uccidono sia lei che l’ignaro marito americano. Tutto piuttosto lineare, se non fosse che la donna era molto cambiata dall’epoca dei suoi crimini, e soprattutto che quegli stessi crimini erano stati compiuti da una ragazza di sedici anni a cui i nazisti avevano sterminato la famiglia, e che l’avevano costretta a uccidere sotto la minaccia di rimanere uccisa a sua volta. Insomma, c’erano delle circostanze attenuanti, e soprattutto il povero marito americano non sapeva niente di niente. E invece blam, pallottola in testa a tutti e due. E poi ci si chiede come mai Philip va in costante ricerca di supporto psicologico… A questo punto, dopo l’ennesimo, potente esempio della contraddizione vissuta dai protagonisti (credono di essere i “buoni” e continuano a fare cose da cattivi), sarebbe però l’ora di dare uno scossone, ché il tema è bello ma ormai è lì da un po’.
4.Marvel’s Agents of SHIELD 4×22 – Un piccolo viaggetto
Mettendo definitivamente insieme Ghost Rider, protagonista della prima parte della stagione, e le vicende legate al Framework e alle mire distruttive di Aida, AoS costruisce un gustoso spettacolone finale che chiude praticamente tutti i fili rimasti aperti, offrendo per di più a Coulson la possibilità di diventare “super-eroe per un giorno”. L’ultima immagine, con il protagonista nello spazio a suggerire nuove mirabolanti avventure, rappresenta quello che per me è un po’ il massimo che, strutturalmente, dovrebbe fare una serie tv: chiudere le storie che è ora di chiudere, e suggerire senza esagerare l’arrivo di un futuro interessante.
3.The Leftover 3×05 – Eh?
In futuro, se qualcuno ci chiedesse “qual è l’episodio più esagerato di The Leftovers?”, forse dovremmo rispondere “It’s a Matt, Matt, Matt, Matt World”. Un episodio che inizia con un soldato francese che, nudo come un verme, si ribella ai suoi superiori e fa esplodere una bomba nucleare. Un episodio in cui parte dei protagonisti, guidati da Matt, decide di andare in Australia a prendere Kevin, e finisce su una nave in cui è stato fondato una specie di culto orgiastico dedicato a un leone diventato famoso negli anni Settanta, quando si riprese da alcuni acciacchi della vecchiaia ingravidando un sacco di leonesse e generando in tutto 33 cuccioli (è una storia vera, sul serio). Un episodio in cui Matt fa la conoscenza con un tizio che dice di essere Dio, intrattiene con lui discorsi fichissimi su Gesù e sull’egoismo, e alla fine lo porta a una specie di serenità interiore che trasforma Matt in un vero profeta (e quel tizio, che possiamo supporre essere un impostore, è però stato protagonista di quella specie di sogno-limbo di cui Kevin aveva fatto esperienza prima di risorgere). Insomma, per la gioia dei fan di The Leftovers, e per l’orticaria di tutti i puristi della logica seriale, Damon Lindelof e soci mettono insieme un nuovo giro di giostra, stordente e affascinante come solo The Leftovers sa essere, in attesa (o nella speranza) che a un certo punto ci capiremo davvero qualcosa.
2.American Gods 1×03 – Quando si dice “Notte infuocata”
Difficile lasciare fuori dai serial moments quella che molti commentatori hanno descritto come la più esplicita scena di sesso omoerotico della storia della tv mainstream americana. In un episodio che per ben due volte devia dalla storia principale, per mostrarci la vita quotidiana delle divinità che popolano l’America dopo esserci state portate da migranti di ogni epoca (deviazioni al momento “immotivate”, ma funzionali alla presentazione di un mondo ben più articolato dalla sola vicenda Shadow-Wednesday), quella scena d’amore girata da un regista etero e da attori etero, ma rigirata su volere dell’omosessuale Bryan Fuller che inizialmente la considerava troppo leggera, non è solo uno sfoggio di libertà editoriale da parte di Starz. Potrebbe sembrarlo, e non è nemmeno una scena perfetta dal punto di vista tecnico, perché la CGI con cui i due protagonisti vengono trasformati in statue orgasmanti non è di primissimo livello (motivo per cui non gli do il primo posto). Però trasmette la sensazione giusta, quella di un fuoco di passione divina che arde in creature millenarie che aspettano solo l’occasione giusta per riaffermare la loro identità, spogliandosi delle vesti mortali (e addirittura stereotipate, come il ruolo di tassista) con lo scopo di eiaculare fiamme. Una scena che fa il paio con quelle di Bilquis, ugualmente colorate da un sesso “potenziato” diventato metafora della forza che la fede può conferire al proprio oggetto di devozione. E di fede, nell’ottica della guerra alle nuove credenze, gli dei di American Gods ne hanno molto bisogno.
1.The Handmaid’s Tale 1×06 – Nuovi abissi di disagio
Non c’è proprio pace per le nostre povere ancelle, costrette ogni settimana a subire nuove vessazioni e a vedere sempre più lontana la possibilità di un miglioramento delle loro condizioni. In questo episodio, oltre ai flashback assai interessanti in cui scopriamo il ruolo attivo del Comandante e della moglie nella costruzione della nuova società americana (da cui lei stessa è stata in qualche modo schiacciata, tipo zappa sui piedi all’ennesima potenza), il vero serial moment è legato alla visita dell’ambasciatrice messicana: l’arrivo di diplomatici stranieri ci permette di comprendere meglio l’unicità della situazione americana (che poi è il trucco, semplice ma efficace, con cui The Handmaid’s Tale immerge i suoi spettatori in una teocrazia tanto più sgradevole quanto più è percepita come “in casa nostra”), e permette a Offred di coltivare qualche timida speranza di salvezza. Una speranza però subito distrutta, quando si rende conto che i messicani sono lì non per salvare le ancelle, ma per comprarle. “A Xipica non nasce un bambino vivo da sei anni. Il mio Paese sta morendo” fa notare l’ambasciatrice. “Il mio è già morto”, risponde Offred.
Io ci avrei aggiunto anche uno “stronza”, ma forse sarebbe stata un’imprudenza…
Fuori concorso ma inevitabile
Better Call Saul 3×06 – Quel nome che aleggiava
Sarebbe una puntata tutto sommato normale di Better Call Saul (in cui segnalare giusto la ricomparsa di Lydia e la bella scena di Chuck in giro per la città assediato dalle luci elettriche), se non fosse per gli ultimissimi minuti: quando Jimmy mostra a Kim il suo nuovo spot televisivo, pensato per lanciare la sua improvvisata mini-carriera di pubblicitario, il nome che rimbalza sullo schermo non è quello di Jimmy McGill, bensì quello di Saul Goodman. Un nome rassicurante, spiega Jimmy, pensato per assomigliare a “It’s all good, man!”, “va tutto bene amico”, e che Jimmy snocciola con grande noncuranza, senza sapere che presto quella diventerà la sua unica identità. Brividi nostalgici.
Fuori concorso per questioni igieniche
Fargo 3×05 – Cazzi e botte
Il viscidume di Varga raggiunge un nuovo livello di abbruttimento: come punizione per Sy, che continua a comportarsi in modo non consono al ruolo di cucciolino ubbidiente, il bulimico criminale prende la tazza preferita da Sy, ci strofina dentro il pisello in lungo e in largo, con tanto di rumore di bottiglia stappata (deve avere un pene di cinque centimetri di diametro, complimenti), e poi gliela restituisce e lo costringe a berci un po’ d’acqua dentro. Io mi chiedo come si fa a pensarla, una cosa del genere..:
Su una nota più seria, citiamo anche il pestaggio di Nikki, una scena particolarmente forte e violenta (anche se non si vede niente) che chiude l’episodio spegnendo il sorriso che quasi sempre compare alla fine delle puntate di Fargo.
Fuori concorso in castigo
Grey’s Anatomy 13×24 – Sorprese al contrario
Quando al termine di un episodio di Grey’s Anatomy, in cui mezzo ospedale è esploso, la vera sorpresa è rappresentata dal fatto che non muore nessuno (c’è giusto una che si licenzia), sai che si è superato un punto di non ritorno, e che lo spirito salvifico che ogni medical dovrebbe instillare nella mente dei suoi spettatori si è ormai definitivamente tradotto in una incolmabile sete di sangue. Grazie Shonda, grazie per questi tredici anni in cui il nostro cuore si è tramutato in solida pietra.
Fuori concorso per salutino agli amici
Lucifer 2×16 – Dio, anzi non Dio, ma almeno un re!
All’inizio sembrava che in questo episodio Lucifer avesse incontrato suo padre, cioè Dio. Alla fine non era proprio così, ma comunque per lungo tempo abbiamo creduto che quel tizio in camicia di flanella fosse davvero il Creatore, e il fatto che fosse interpretato da Timothy Omundson, re Richard di Galavant, ci aveva fatto provare uno straordinario senso di ordine universale.
Fuori concorso perché in pratica è un serial moment già visto cento volte
The Flash 3×22 – Tutto sto casino e poi…
È praticamente una stagione intera che Barry le prova tutte per impedire l’omicidio di Iris da parte di Savitar, che abbiamo recentemente scoperto essere un’altra versione si stesso, tipo brufolo temporale che ha acquisito autocoscienza. Il fatto che alla fine Barry non ci riesca, e che si arrivi effettivamente alla scena in cui Savitar trapassa la povera Iris, è un twist abbastanza efficace, che solletica la nostra atavica certezza che in una serie sui supereroi ci debba essere il lieto fine, specie quando l’eroe di turno si impegna così tanto per ottenerlo. Detto questo, se il lieto fine non c’è stato adesso, non vuol dire che non possa esserci poi. Con Flash e i suoi salti temporali non si può mai dire.
Fuori concorso sperando sia finita
Once Upon a Time 6×22 – Ciao a tutti
Con il finale che avrebbe dovuto essere “di serie” e invece è solo “di stagione”, Once Upon a Time si appresta a un robusto ricambio di cast e storie, chiudendo molte linee narrative coltivate in questi sei anni, e accennando all’arrivo di nuovi protagonisti, fra cui un Henry cresciuto (e con un nuovo attore) e sua figlia. Per quanto mi riguarda, potrebbe essere il momento giusto per mollare tutto, che già non so come ho fatto a trascinarmi fin qui.
Nota a margine
Non segnalo serial moments di 12 Monkeys perché probabilmente ci sono pure, ma tirarmi fuori dieci episodi in tre giorni, partendo di sabato, è una vigliaccata, io c’ho una vita da vivere. Poca, ma ce l’ho.