Tutti i Serial Moments di Master of None 2 di Diego Castelli
Stavolta Netflix non mi frega!
OVVIAMENTE SPOILER SU TUTTA LA SECONDA STAGIONE
Non ho mai fatto mistero di non apprezzare particolarmente il rilascio contemporaneo di tutti gli episodi di una serie tv. Mi sembra sempre che si perda qualcosa del meccanismo seriale, senza contare l’ansia da prestazione messaci addosso da quelli (sì, parlo con te caro mio) che al sabato sera hanno già finito l’intera stagione, mentre noi ancora stiamo accendendo il computer.
Rimandando questo annoso dibattito a un’altra volta, aggiungo però un’ulteriore postilla: le serie rilasciate tutte di botto mi impediscono di inserirle nei Serial Moments, e ciò mi infastidisce da sempre.
Per rimediare a questo fatto, ho deciso che d’ora in poi, per quanto mi sarà possibile, mi segnerò i moments delle serie Netflix (e di tutte le piattaforme che si comportano allo stesso modo) per poi fare dei bei serial moments cumulati.
Del tutto casualmente comincio con Master of None, la cui seconda stagione è debuttata pochi giorni fa e che mi ha dato tantissima gioia: non solo per la sua italianità (di cui normalmente mi fregherebbe poco), ma per il fatto che quella passione per il nostro Paese non si è limitata a un solo un episodio un po’ bucolico girato a Modena (come poteva sembrare all’inizio), diventando piuttosto la volontà di mescolare lo stile di Ansari e della sua New York, con una delicatezza tutta europea nella descrizione dei sentimenti e dell’amore. E proprio qui, nella capacità di costruire la seconda stagione di una comedy americana come una bella storia d’amore all’europea, troviamo la qualità di un autore che sembra sempre un po’ idiota, ma che decisamente non lo è.
E via:
2×01 – In Italia
Il primo episodio fa una certa impressione. In bianco e nero, con Ansari a far la pasta a Modena, in mezzo alla Mastronardi e Scamarcio. È un omaggio a un’Italia più cinematografica che reale, a cui si aggiunge l’incapacità totale di quasi tutte le comparse. Ma l’affetto di Aziz per il nostro Paese è sincero, e la sua passione per le parole italiane troppo buffa, per non volergli bene e basta. E poi questo episodio mette invisibili ma solidissime basi per quello che verrà dopo.
2×02 – Matrimonio
Il buon Dev viene raggiunto dall’amico Arnold, e insieme fanno gli americani, cioè rimangono bloccati in stradine troppo piccole per loro. Il momento più divertente è la scoperta, da parte di Arnold, che l’ex fidanzata che l’aveva mollato perché non era più attratta da lui, ora si sposa con una specie di sosia dello stesso Arnold.
2×03 – Dagli al maiale
Ansari parla di religione, di fede e divieti, e lo fa con la leggerezza del suo sguardo disincantato ma curiosissimo. Così, lo sgarro di un parente musulmano che si mette a mangiare il maiale con gusto e trasporto non diventa né un insulto alla religione, né una polemica forzata: è semplicemente la fotografia di una società, una cultura e un ambiente che l’autore vuole mostrarci nella sua forma più quotidiana, rilassata e accessibile, che suona anomala solo in virtù della nostra percezione, distorta da anni di giornalismo enfatico e visioni manichee del mondo.
2×04 – Tutte uguali
Bell’episodio giocato sul montaggio che, alternando freneticamente gli appuntamenti di Dev (e mostrando la loro sostanziale intercambiabilità), rende bene l’idea di una singletudine newyorkese magari divertente, ma in fondo poco significativa. Anche in questo caso, è tutta una sottile preparazione per i veri sentimenti della seconda parte di stagione.
2×05 – Farfalle nello stomaco
Al di là dell’arrivo di Bobby Cannavale (Vinyl, Boardwalk Empire) e della comparsata di John Legend, il quinto è l’episodio della svolta, quello in cui il rapporto con Francesca assume un rilievo diverso nella mente di Dev, dopo diversi momenti di inaspettata complicità (carinissima la scena delle parolacce in cui lei gli spiega il significato di “li mortacci tua”).
Molto significativo il piano-sequenza finale in macchina, che in qualche modo “attende” il messaggio di Francesca e “ci riflette su”, rendendo il caos cittadino niente più che un rumore di fondo.
2×06 – Vicini di casa
Il sesto episodio è una piccola pausa dalla trama romantica che si sta lentamente formando, ed è una bella gita fra la gente semplice ma interessante di New York, in questa specie di rimpallo continuo fra l’aroma bucolico della provincia italiana e le mille sfumature della Grande Mela. Il miniepisodio migliore è quello della ragazza sordomuta: lunghi minuti senza alcun suono in cui ci immedesimiamo nel mondo a-fono della protagonista, scoprendone risvolti inaspettati come la possibilità, anche per lei, di “gridare” cose inappropriate davanti ai bambini. Carino anche il tormentone sugli spoiler e questo fantomatico film con Nicholas Cage.
2×08 – Piccoli passi
L’episodio è dedicato in gran parte a Denise, la vecchia amica di Dev scopertasi lesbica in giovane età. Nel racconto della sua crescita, e degli scontri con la madre interpretata da Angela Basset, funziona soprattutto il tono leggero ma deciso: è una famiglia di sole donne di colore, in cui l’omosessualità della figlia entra come un problema, che viene però superato dalla quotidianità degli affetti. Più che un episodio contro la discriminazione, è un racconto pacatamente realistico, senza retorica e senza giudizi sommari, in cui ai personaggi è lasciata la possibilità di sbagliare, ma anche di rimediare ai propri errori, o semplicemente di trovare nuove strade. Lascia un buon sapore in bocca, un po’ come il maiale del terzo episodio.
2×09 – Bufera di neve
Il nono episodio è il più lungo, il più denso e in definitiva il migliore, diretto oltre che scritto dallo stesso Ansari.
Con dichiarata sensibilità italiana, a partire dal titolo e dalla canzone di apertura, si entra nel vivo del rapporto fra Dev e Francesca, con la scena chiave rappresentata dalla bufera di neve che blocca la ragazza a casa del protagonista. Ansari non ha sta gran fisicità da eroe romantico, ma gli si crede lo stesso, perché l’atmosfera è quella giusta, e la Mastronardi si fa amare con grande facilità. Contribuiscono pure quegli intermezzi nevosi e candidi (palesemente finti), che trasmettono un piacevole senso di sospensione, dove tutto può succedere.
2×09 – Ma davvero è una serie americana?
Sempre nel nono episodio c’è questo assurdo momento di straniamento, nella scena del litigio fra Pino e Francesca. Stiamo guardando una serie americana, su Netflix, e sullo schermo ci sono Riccardo Scamarcio e Alessandra Mastronardi che recitano in italiano. E come direbbe Ansari: whaaaat?
Lo straniamento però dura poco: ormai alla storia di Dev e Francesca ci teniamo sul serio, e nel vedere lei che esprime i dubbi al futuro marito ci mordichhiamo le unghie per la tensione, senza pensare ad altro.
2×09 – Dichiarazioni in volo
E finalmente c’è l’ammissione di Francesca, che durante il giro in elicottero confessa a un ormai tenerissimo Dev di provare qualcosa per lui. Qui ormai ero oltre ogni ritegno e squittivo di gioia come una bimbetta.
2×10 – Ballo
La scena del ballo, e poi del bacio, è roba pregiatissima, letteralmente d’altri tempi (il bacio è una citazione diretta da L’Eclissi di Antonioni). E suona verissima perché, al contrario di altre mille situazioni simili viste nelle serie americane, il contatto tanto temuto eppure irresistibile non diventa necessariamente un limone durissimo seguito da amplesso da pornostar. È tutto molto più delicato, ma non per questo meno potente, perché la mai volgare attrazione fra Dev e Francesca va oltre il semplice tradimento di un fidanzato, per suggerire un possibile, e spaventoso, ribaltamento di mondi: ovviamente quello di Francesca, che non vorrebbe più tornare in Italia a gestire un piccolo pastificio; ma anche di Dev, che in questo episodio, complice i casini successi al Raven Live, si rende conto che sarebbe disposto a barattare serenamente la sua vita per com’è stata fino ad ora, in nome della possibilità di provare liberamente ciò che prova per la bella italiana.
2×10 – (Finto) Twist
Nell’ultima scena sembra di passare per un attimo dalle atmosfera francesi e italiane a quelle prettamente hollywoodiane, quando un salto di montaggio fra l’imminente partenza di Francesca e Pino e l’immagine della stessa Francesca nel letto di Dev fa quasi pensare a un ritorno indietro nel tempo: complice la finestra innevata, la prima reazione è “non era vero niente, l’ultimo episodio e mezzo era tutta una fantasia di Francesca”. In realtà non è così: la neve trae in inganno, ma i vestiti diversi e l’assenza dell’anello di fidanzamento sul dito di Francesca non lasciano dubbi sul fatto che la ragazza abbia effettivamente mollato Pino per stare con Dev.
E però… in quell’ultimo sguardo di Francesca c’è qualcosa che non torna, una malinconia non del tutto compatibile con il “vissero felici e contenti”, ma che al momento non è del tutto definibile, e ci lascia con un po’ di patema d’animo per la prossima stagione, in cui non sappiamo ancora se vedremo una neo-coppia felice, o invece qualcuno che ha fatto il passo più lungo della gamba (anche se la seconda ipotesi sembra più probabile solo per il fatto… di doverci fare sopra nuovi episodi!)
Tutto avrei pensato di Master of None, tranne di finire una sua stagione struggendomi sul futuro di una storia d’amore.
Il che, sia beninteso, è un puro complimento. Bravo Aziz!